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IL TESORO DEL CAUDILLO - CAFFÈ E MAZZETTE DALLA COMPAÑÍA TELEFÓNICA NACIONAL (L’ATTUALE TELEFÓNICA): DOPO ANNI DI MISTERO SVELATE LE ORIGINI, NON SEMPRE LEGITTIME, DELL’IMMENSA FORTUNA ACCUMULATA DA FRANCISCO FRANCO

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Alessandro Oppes per “la Repubblica”

 

Come ogni cinico dittatore degno di questo nome, anche Francisco Franco accumulò nei suoi quasi quarant’anni di regime un cospicuo patrimonio. Se ne è sempre vociferato, senza riuscire mai a quantificarlo, anche se è sotto gli occhi di tutti l’alto livello di vita di cui hanno potuto godere i suoi eredi, beneficiari del tacito patto della Transizione democratica che, nel nome della pacificazione nazionale, ha preferito chiudere un occhio - forse anche due - sulla contabilità oscura del tiranno.

 

Ora ci pensa uno dei più validi storici del franchismo, Ángel Viñas, a colmare in parte il vuoto con un libro, La otra cara del Caudillo, che svela aspetti finora sconosciuti dell’origine della sua fortuna. Pagine di estremo interesse che smontano una volta per tutte il mito del militare tutto d’un pezzo preoccupato solo, dai giorni dell’Alzamiento in poi, dalla sua crociata per costruire una Spagna “una, grande y libre” e per niente attaccato al vile denaro. Nulla di tutto questo.

FRANCISCO FRANCO TIMEFRANCISCO FRANCO TIME

 

I documenti di cui è entrato in possesso Viñas ci rivelano - a due mesi dal 40esimo anniversario della morte del Caudillo come Franco incassò in uno dei suoi conti correnti la ragguardevole somma di 7 milioni e mezzo di pesetas nel 1940, a pochi mesi dalla fine della Guerra Civile. Qualcosa come 80 milioni di euro al cambio attuale. In che modo? Grazie all’incredibile attività di commerciante di caffè. Seicento tonnellate di chicchi di caffè donati alla Spagna dal dittatore brasiliano dell’epoca, Getúlio Vargas.

 

Nulla lascia pensare che Vargas avesse in mente una donazione a titolo personale: sicuramente pensava a un aiuto a un regime amico e a un popolo in difficoltà dopo tre anni di feroce conflitto. Il caffè era solo uno tra i tanti beni che scarseggiavano. Il “Generalísimo” mise in moto il meccanismo per la distribuzione del prodotto con l’ausilio di un suo uomo di fiducia, il responsabile della Segreteria di Stato che non era altri che suo cugino Francisco Franco Salgado-Araújo.

 

COVER LIBRO FRANCOCOVER LIBRO FRANCO

Il caffè venne consegnato all’organismo dipendente dal Ministero dell’Industria incaricato delle “forniture e trasporti” perché venisse distribuito tra i governi provinciali di tutto il paese. I quali si occuparono di metterlo in vendita al prezzo di 12,48 pesetas al chilo fissato dall’amministrazione. In totale, come risulta da un documento conservato nell’archivio del Palazzo Reale, l’incasso fu di 7,5 milioni di pesetas. Proprio la stessa cifra registrata all’attivo nella contabilità personale del Caudillo alla data del 31 agosto 1940, da cui risulta che disponeva di un patrimonio complessivo di 34,3 milioni di pesetas. Ma quella legata alla vendita del caffè non è l’unica macchia nelle finanze del tiranno.

 

Risulta che, non si sa a quale titolo, Franco riceveva anche una donazione mensile di 10mila pesetas dalla Compañía Telefónica Nacional (l’attuale Telefónica), allora controllata dalla statunitense Itt, in un momento in cui il suo stipendio annuale come capo dello Stato era di 50mila pesetas.

 

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Operazioni opache per le quali oggi finirebbe davanti a un tribunale. Ma l’onnipotente “ Generalísimo” si poteva permettere qualunque cosa: anche di ricevere in regalo dall’amico Adolf Hitler nel mese di gennaio del 1940, un costosissimo fuoristrada Daimler- Benz valutato oltre 33mila marchi dell’epoca, quasi 400mila euro di oggi.

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