antonio bassolino carlo calenda luigi de magistris

LE ELEZIONI DEL TERZO INCOMODO – CALENDA, BASSOLINO, DE MAGISTRIS: COSA SPERANO DI OTTENERE I CANDIDATI “DISTURBATORI”? CARLETTO HA GIÀ VINTO RUBANDO UNA PORZIONE DI SCENA E FACENDO PARLARE DI SÉ. L’EX SINDACO DI NAPOLI ASSAPORA DI NUOVO IL CALORE DEI RIFLETTORI E SPERA DI FARE LO SGAMBETTO AL PD. LO STESSO CHE SPERA “GIGGINO”, CHE TORNA NELLA “SUA” CALABRIA PIÙ PER IL GUSTO DI FARE IL GUASTAFESTE CHE PER ALTRO…

Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

comizio di chiusura di carlo calenda a piazza del popolo 1

C'è chi lo fa con un senso di rivincita, chi per dimostrare di potercela fare, chi per riprovarci ancora, ma altrove, da dove in qualche modo era stato cacciato. Hanno la simpatia di chi parte sfavorito, che si vuole togliere l'etichetta del perdente annunciato, ma che sa anche, maliziosamente, che la sconfitta sarà, in qualche modo, comunque una vittoria. Ci si misura in vista di altri obiettivi. Ognuno ha la sua ragione per battersi.

ANTONIO BASSOLINO

 

Carlo Calenda, Antonio Bassolino, Luigi De Magistris. Queste elezioni locali, all'alba del semestre bianco - che è quella no man's land in cui la scena politica si riorganizza - sono una corrida speciale per toreri che danzano solitari e si pongono ingombranti tra i classici dualismi elettorali.

 

luigi de magistris in versione che guevara

Sono "disturbatori", o perlomeno nascono con questa fama inacidita. Partono che sono già noti, personalità elettriche e voluminose. Ognuno con un diverso grado di ambizione. Prendiamo Calenda. Ex ministro, eletto nel Pd in Europa, uscito dal Pd per fondare Azione. Ha chiesto al suo vecchio partito di sostenerlo per la conquista del Campidoglio. È stato prima ignorato, poi deriso, poi combattuto, ora lo temono.

 

comizio di chiusura di carlo calenda a piazza del popolo 10

Di suo, ci ha messo una buona dose di astuzia e di "bullismo" social. Ma l'odore del napalm al mattino, quando apre Twitter già carico di vetriolo, non sarebbe bastato a farsi largo tra il candidato del centrodestra Enrico Michetti, l'uomo della sinistra Roberto Gualtieri e la sindaca uscente del M5S Virginia Raggi, se non fosse stato accompagnato da una sudatissima campagna elettorale partita in anticipo e trascinata in ogni angolo della Capitale.

 

CARLO CALENDA AL SEGGIO

La sua azione di disturbo potrebbe essere fatale a Gualtieri, ancor di più se al secondo turno la sfida fosse tra lui e il candidato Pd. Se dovesse finire al ballottaggio sarebbe un trionfo, l'epilogo canonico dell'outsider. Ma nella strategia di Calenda è chiaro che comunque vada ha ottenuto quello che voleva: rubare una porzione di scena alla politica italiana, come uno dei protagonisti con il quale - lo dimostra l'endorsement del numero due della Lega Giancarlo Giorgetti - bisognerà fare i conti.

 

enrico michetti roberto gualtieri virginia raggi carlo calenda foto di bacco

Matteo Renzi, ex premier, ex segretario del Pd e leader oggi di un partito che annaspa attorno al 3%, sa benissimo che il disturbatore può trarre la sua forza dalle capacità di indebolire i possibili alleati o i vecchi compagni di squadra.

 

È la rivalsa dei ripudiati. Antonio Bassolino sta assaporando di nuovo il calore dei riflettori, candidato a Napoli, ventuno anni dopo aver concluso il suo secondo mandato da sindaco, prima di diventare per altri dieci anni governatore della Campania. Dirigente del Pci e dei Ds, tra i fondatori del Pd, un re del partito che diventa eretico ribelle a 74 anni: nella sua parabola c'è scritta tutta la violenza del divorzio dal partito dopo un'inchiesta sui rifiuti da cui è uscito assolto.

 

VINCENZO DE LUCA ANTONIO BASSOLINO

Alla ricerca di un risarcimento morale, avrebbe voluto rientrare con le glorie di una candidatura. Il partito gli ha detto di no e lui si è candidato lo stesso chiedendo di votare un sindaco e non i partiti. Stesso slogan di Calenda che, infatti, lo sostiene a Napoli. Si ritrova terzo incomodo a testimoniare il primato che fu della carriera politica in mezzo a due candidati civici.

 

Domani sapremo se la sua testardaggine può azzoppare il magistrato Catello Maresca, e se impensierirà seriamente l'ex rettore Gaetano Manfredi, a cui sono rivolte le preghiere del presidente M5S Giuseppe Conte e del segretario Pd Enrico Letta. In fondo, dieci anni fa, proprio a Napoli un ex magistrato cavalcando il palcoscenico televisivo si incoronò sindaco con una bandana arancione attorno alla testa.

 

luigi de magistris

Era da solo e senza il partito principale della sinistra alle spalle. Guastafeste per eccellenza, Luigi De Magistris, dopo dieci anni a Palazzo San Giacomo ci riprova in Calabria. È la regione che lo ha consacrato pm di lotta e di tv, dove partirono inchieste che coinvolsero altissimi nomi della politica nazionale e da dove andò via inseguito dai procedimenti disciplinari.

 

Nel nome del suo partito, Dema, che starebbe per Democrazia e Autonomia, ma che per narcisismo chissà quanto involontario è composto dalle iniziali del suo cognome, c'è inscritta l'alta considerazione che ha di se stesso. Si candida con il retrogusto della rivincita e il sogno di governare la terra dove da bambino andava in vacanza e dove è cresciuta la moglie. Di nuovo da solo, rifiutato sdegnosamente da Pd e M5S, che ora se lo trovano alle spalle e rischiano di precipitare sul suo sgambetto.

Ultimi Dagoreport

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A STOCCOLMA E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....