carlo calenda

LA "TERZA VIA" NON PASSA DAL CAMPO LARGO - CALENDA SBARRA LA STRADA AI CINQUESTELLE E FA INCAZZARE CONTE: “NON DIALOGHIAMO CON M5S E FDI”. E PEPPINIELLO APPULO FRIGNA: “PRENDIAMO ATTO DELL’ARROGANZA E DEI VETI” – IL “CHURCHILL DEI PARIOLI” AL CONGRESSO DI AZIONE OSPITA GIORGETTI E MENA DURO SUL CAPITONE, ESCLUDENDOLO: “SE LA LEGA È QUELLA DI GOVERNO CI SI DEVE DIALOGARE. SE INVECE È QUELLA DI SALVINI CHE UN GIORNO DICE UNA COSA E IL GIORNO DOPO UN'ALTRA, NO…”

Antonio Bravetti per “La Stampa”

 

carlo calenda

La "terza via" non passa dal campo largo. Bisogna piuttosto lasciarsi alle spalle la strada a Cinque stelle e svoltare verso il centro. Nel giorno in cui Azione si fa partito, Carlo Calenda prova a disegnare la nuova toponomastica del centrosinistra secondo i suoi desideri. Una mappa che comprende il Pd, ma non il M5S. Facendo infuriare Giuseppe Conte: «Prendiamo atto dell'arroganza e dei veti, ma li lasciamo ad altri». Dal palco del congresso di Azione, che oggi lo eleggerà segretario, Calenda attacca i pentastellati:

giuseppe conte canta generale di francesco de gregori 3

 

«Non dialoghiamo e non accettiamo il confronto con M5S e FdI, è una scelta netta e definita. Qualunque sistema elettorale ci sia, noi non saremo mai alleati con populisti e sovranisti. Vogliamo dare una terza scelta ai cittadini, un fronte repubblicano di cui Azione è il perno». Enrico Letta è avvertito, sebbene il segretario del Pd non abbia dubbi nell'includere Calenda nel campo largo del centrosinistra: «Sono sicuro che insieme faremo grandi cose: vinceremo le politiche del 2023 e dopo il voto daremo al Paese un governo riformista, democratico e europeista». Ma è il suo giorno, e Calenda può fare la voce grossa: «A Letta dico che tutto è possibile, a condizione che non ci siano i Cinque stelle. Ma sappiamo che non sarà così...».

 

carlo calenda

La conventio ad excludendum calendiana, ovviamente, non piace a Conte. «I protagonismi sono efficaci davanti a uno specchio - ribatte il leader del Movimento- dilatano l'ego e fanno apparire indispensabili. Facile riempirsi la bocca di riformismo, altro conto è cambiare l'Italia con i fatti». Nemmeno le parole di Letta vanno giù all'ex premier: «Noi non abbiamo mai paura del confronto, ma c'è una differenza sostanziale fra campo largo e campo di battaglia: creare accozzaglie per puntare solo alla gestione del potere a noi non interessa. Possiamo condividere la strada solo con chi avrà il nostro coraggio».

 

Al Palazzo dei Congressi dell'Eur, sotto un cielo grigio, arrivano in 1.500 tra partecipanti e iscritti. Si respira qualcosa che somiglia all'allegria, quasi una festa. Dopo due anni di pandemia è il primo congresso di un partito. Tanto blu nella scenografia. «La politica non è rumore ma Azione: l'Italia sul serio», è lo slogan. Ci sono gli invitati, amici e avversari, come da tradizione. «Non posso promettervi, come ha fatto Enrico Letta, che saremo insieme e vinceremo le elezioni - dice in videocollegamento il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti - ma per cambiare in meglio il Paese ci saranno grandi spazi di collaborazione».

letta calenda

 

 E Calenda ricambia: «Se la Lega è quella di governo, che diventa un partito popolare italiano insieme a Fi, ci si deve dialogare. Se invece è quella di Salvini che un giorno dice una cosa e il giorno dopo un'altra, no». Parlano anche Roberto Speranza (Leu), Antonio Tajani (Fi), Giovanni Toti (Coraggio Italia) ed Ettore Rosato (Iv). «Oggi siamo insieme per il bene del Paese- sottolinea Tajani- poi alle elezioni ci divideremo».

 

carlo calenda

Calenda punta al 10 per cento, «siamo già il sesto partito», e sogna una maggioranza Ursula, da Leu a Fi, che riporti Draghi a Palazzo Chigi nel 2023. Dal palco annuncia che girerà l'Italia per radicare il partito; critica la cancel culture; racconta di come discute col figlio, appassionato di filosofia e politica, del giusto abbigliamento a scuola. Finisce tra gli applausi. «Daje eh», dice scendendo dal palco. Scappa fuori dalla sala: «È andata bene», sospira. «Mio figlio? È un anarco liberale, è iscritto al Partito Radicale, altro che Azione».

 

giancarlo giorgetti e matteo salvini 2

Fuori, sul piazzale, Tajani si ferma a parlare con Toti e Quagliariello. Nasce il nuovo centro? Toti scuote la testa: «I presupposti ci sono, non so se ci saranno le condizioni. Esiste ancora un bipolarismo troppo strutturato». Lui, per ora, tira dritto: il 26 marzo presenterà le liste con cui correrà in tante città italiane. Si chiameranno "Al centro". "Genova al centro", "L'Aquila al centro", "Catanzaro al centro". «Eppur si muove», sorride Quagliariello.

salvini giorgettimatteo salvini e giancarlo giorgetti 7matteo salvini e giancarlo giorgetti 8letta calendaletta calenda

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