GRATICOLO 18 - LA DOMINATRIX DELLA CGIL LEGGE I TITOLI DEI GIORNALI (“LA CAMUSSO CEDE SU ART.18 E RIFORMA DEL LAVORO”) E SI AFFRETTA A DICHIARARE: “LE PROPOSTE DEL GOVERNO NON VANNO, C’È ANCORA STRADA DA FARE” - GIÀ, PERCHÉ SIA LA MINORANZA INCAZZATA DEL SINDACATO CHE FETTE IMPORTANTI DELLA SUA MAGGIORANZA SONO CONTRARI - MA LEI NON VUOLE METTERE BERSANI NELLA MERDA DAVANTI ALLA SCELTA ‘O CGIL O MONTI’, E RIMANDA TUTTO ALL’INCONTRO COL GOVERNO MARTEDÌ…

1- ART.18:CAMUSSO,PROPOSTE GOVERNO FATTE FINORA NON VANNO
(ANSA) - Sull'articolo 18 "vedremo quali proposte saranno fatte: quelle sentite finora dal governo non ci convincono, e non vanno bene". Lo ha affermato Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, parlando della riforma del mercato del lavoro a margine di una iniziativa del sindacato a Firenze.

"Per noi l'articolo 18 - ha aggiunto Camusso - è una tutela generale, ha una funzione di deterrenza rispetto all'arbitrio dei licenziamenti. Quindi una discussione deve partire dal salvaguardare questo principio". Per il leader Cgil, "manutenzione può voler dire tante cose: se uno ha davanti una macchina, manutenzione può voler dire cambiare il motore oppure può essere metterci l'olio". Camusso ha quindi concluso dicendo: "Abbiamo enumerato quali sono le cose necessarie per arrivare a un accordo, e martedì ci aspettiamo delle risposte".

2- CAMUSSO, PER ACCORDO ANCORA STRADA DA FARE
(ANSA) - "Gli accordi sono possibili quando c'é un merito che viene condiviso: se dovessi dirlo oggi, credo che ci sia ancora della strada da fare".

3- CAMUSSO,MODELLO TEDESCO? TRATTATIVA CON PARTI SOCIALI
(ANSA) - "Continuo a pensare che la trattativa vada fatta con le parti sociali". Lo ha detto Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, parlando dell'ipotesi di 'modello tedesco' per la riforma del mercato del lavoro, emersa ieri al vertice fra il premier Mario Monti e i segretari dei grandi partiti di maggioranza. "Non ho notizie, se non quelle giornalistiche, su cosa si siano detti", ha proseguito a margine di un'assemblea a Firenze, aggiungendo che "vedremo cosa ci dirà il governo al tavolo martedì".

Alle domande dei cronisti sul fatto che le misure per la crescita sembrano slittate, Camusso ha risposto: "Questo mi sembra l'orientamento che hanno assunto ieri sera. Noi abbiamo detto, e continuiamo a dire, che anche facendo una bellissima riforma del mercato del lavoro, questo non determina la creazione di un solo posto di lavoro, e che il vero tema per l'Italia è la crescita".


4- ARTICOLO 18 LA CAMUSSO CEDE E VUOLE L'ACCORDO SULLA RIFORMA
VERTICE NOTTURNO A PALAZZO CHIGI: BERSANI CHIEDE SOLDI PER GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI. SI TRATTA SULLE NOMINE RAI

Salvatore Cannavò e Stefano Feltri per "il Fatto quotidiano"

Il via libera definitivo non c'è perché quella che ha tenuto occupato lo stato maggiore della Cgil per tutta la giornata di ieri non era una sede formale. Ma il sindacato di Susanna Camusso sta ormai lavorando per la firma alla riforma del mercato del lavoro anche se con mugugni interni. In Corso Italia si è infatti tenuta una riunione della segreteria nazionale allargata ai segretari di categoria e regionali da cui però è stata esclusa la minoranza interna che, con Gianni Rinaldini, ha protestato per tutta la giornata.

Dalla riunione, rigorosamente a porte chiuse, non è stato fatto filtrare nulla ma alcune ricostruzioni sono possibili. Secondo quanto risulta al Fatto, la Cgil giudica positivamente l'evoluzione della trattativa avuta nelle ultime ore che modifica l'impostazione originaria. Il governo, infatti, dice di aver trovato delle risorse certe, e sugli ammortizzatori si è iniziato a ragionare anche se la Cgil, ma anche il Pd, chiede risposte certe sulla mobilità. Anche la discussione sull'articolo 18 è divenuta più accettabile.

"I presupposti per chiudere ci sono" ha detto Susanna Camusso aprendo per la prima volta a una modifica, minima, dell'articolo 18. Non si tocca nulla per quanto riguarda i licenziamenti discriminatori, l'unica riformulazione riguarda il licenziamento per motivi economici e l'ipotesi di indennizzo al posto del reintegro.

La scelta tra indennizzo e reintegro viene fatta dal giudice e, propone la Cgil, occorre una precisa definizione di licenziamento economico perché solo su quello si pronuncerà la magistratura e non possono essere lasciate eccessive libertà alle imprese. Fonti interne alla Cgil spiegano che la discussione ha avuto un aspetto politico: in Corso Italia non vogliono creare problemi al Pd costringendolo a scegliere tra Monti e la Cgil.

A dire no a Susanna Camusso è stato innanzitutto il segretario Fiom, unico esponente della minoranza alla riunione, che però non si è ritrovato solo. Ma si oppongono anche settori della maggioranza, dai Pensionati alla Scuola, dai Chimici a federazioni come Torino o l'Emilia Romagna fino all'area di Nicola Nicolosi. Questo spiega la durata della riunione e il fatto che tutto sia stato rinviato al Direttivo nazionale convocato per il 21 marzo, che però è il giorno dopo l'incontro fissato da Monti per martedì prossimo. lunedì Camusso dovrà dare una risposta al premier.

I problemi per il governo si aprono però anche sul fronte delle imprese. L'aumento delle aliquote per il lavoro precario, e per la disoccupazione, non vanno giù agli artigiani e alle piccole imprese rappresentate da Rete Imprese Italia che minacciano non solo di non firmare ma anche di disdettare tutti i contratti in essere. É stato il leader dell'Udc a dare loro un sostegno con una nota serale prima di entrare nel vertice a palazzo Chigi, assieme agli altri leader di maggioranza, Pier Ferdinando Casini e Pierluigi Bersani.

La questione lavoro era solo una dei punti al vertice, terminato nella notte e il cui esito sarà chiaro oggi. Bersani è andato all'incontro con Monti puntando a strappare più soldi su ammortizzatori sociali (per ora si parla di 2 miliardi, ma non si sa dove trovarli) e ulteriori concessioni nel pacchetto lavoro. Magari in cambio di concessioni su un altro tema discusso ieri sera: la Rai.

Archiviata per ora l'ipotesi di una riforma dell'organizzazione dell'azienda, si tratta sulle nomine: Bersani si è opposto al rinnovo del cda con le regole attuali. Ma Monti, e il Quirinale, premono per una mediazione che potrebbe arrivare su nomi di alto profilo per le due cariche chiave, presidente e direttore generale: si parla di Piero Angela per la presidenza, ma anche di Claudio Cappon, già direttore generale.

Al posto di Lorenza Lei, data per uscente, potrebbe arrivare un manager esterno come Rocco Sabelli (ex Alitalia) o Enrico Bondi (ex Parmalat). Il Pd ha insistito a mettere il tema corruzione in agenda al vertice, più per assicurarsi che ci fosse un argomento sgradito al Pdl che per ottenere risultati concreti: la legge anti-corruzione è al Senato e il ministro della Giustizia Paola Severino non sembra avere alcuna fretta di arrivare all'approvazione (serve " grandissima cautela, consapevolezza e serietà", ha detto ieri).

 

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