chiara moroni

“IL SUICIDIO DI MIO PADRE? FU UN GESTO POLITICO PER DENUNCIARE LA VIOLENZA DI MANI PULITE” - CHIARA MORONI, FIGLIA DEL DEPUTATO SOCIALISTA SERGIO: “IN QUEL MOMENTO QUEL SUO GESTO NON È SERVITO ABBASTANZA, PERCHÉ AVREBBE POTUTO INNESCARE UNA RIFLESSIONE PIÙ SERIA E CRITICA. ALLA FINE I MEDIA HANNO CONTRIBUITO MOLTO A RENDERE L'INCHIESTA DI MANI PULITE UN'INCHIESTA DI PIAZZA - NON CAPISCO QUALE FUTURO POSSA AVERE FORZA ITALIA VISTO CHE BERLUSCONI NON HA MAI PERMESSO LA COSTRUZIONE DI UNA SUCCESSIONE. ELLY SCHLEIN? NON PENSO CHE POTREI VOTARE IL PD OGGI”

CHIARA MORONI

Estratto dell’articolo di Chiara Baldi per www.corriere.it

 

[…] Chiara Moroni, classe 1974, figlia di Sergio Moroni, deputato socialista che si tolse la vita nel settembre 1992 per aver ricevuto due avvisi di garanzia nell’inchiesta Mani Pulite, è originaria di Iseo, uno dei comuni della Bresciana in cui Fratelli d’Italia ha preso alle Politiche circa il 30%. La sua uscita di scena dalla politica italiana risale al 2013, quando il partito in cui militava da poco meno di tre anni – Futuro e Libertà (Fli), di Gianfranco Fini – non raggiunse il quorum. […] Oggi Moroni […] è una manager della multinazionale farmaceutica Bristol Myers Squibb e vive a New York […]

 

BETTINO CRAXI E SERGIO MORONI

Moroni, suo papà si tolse la vita nel 1992 per aver ricevuto due avvisi di garanzia. Lei all'epoca stava per compiere diciott'anni. Prima di andarsene scrisse molte lettere, una anche a Giorgio Napolitano, all'epoca presidente della Camera. Sergio Moroni si professava innocente e scrisse che «quando la parola è flebile, non resta che il gesto». Sono trascorsi quasi 31 anni: quel gesto è servito?

«[…] Gran parte del mio impegno politico ha avuto l'obiettivo di tenere viva la sua memoria e quella del suo gesto. Che era un gesto politico. Non posso dire che sia servito perché dovrei dire che era giusto farlo e non potrei mai. Ma sono convinta che papà è riuscito a raggiungere l’obiettivo che si era dato di generare un dibattito, almeno in parte».

 

ANTONIO DI PIETRO ACCERCHIATO DA CRONISTI DURANTE MANI PULITE

Cosa vuol dire che «in quel momento non è servito»?

«La violenza in quegli anni di Mani Pulite era talmente forte che nonostante il gesto di mio padre avesse avuto un impatto molto significativo, non fu abbastanza per cambiare le modalità con cui veniva gestita l’inchiesta. Cionondimeno, la lettera di papà è sempre stata al centro di un dibattito sul garantismo. Quindi in quel momento quel suo gesto non è servito abbastanza, perché avrebbe potuto - ed era quello che papà voleva - innescare una riflessione più seria e critica».

 

CHIARA MORONI

[…] «[…] alla fine i media hanno contribuito molto a rendere l'inchiesta di Mani Pulite un'inchiesta di piazza».

 

[…] E con Berlusconi che rapporto ha avuto? Lei uscì nel 2010 dal Popolo della Libertà per seguire la sfida interna al centrodestra lanciata da Fini.

«Non ci siamo mai più sentiti da allora. Io gli ho scritto un paio di volte […] ma non ho mai avuto risposta. Nei suoi confronti conservo una vicinanza affettiva perché, pur contestando una serie di questioni legate alla politica e alla modalità in cui lui ha fatto politica, mi ha dato anche un sacco di opportunità. Mi spiace molto vedere che non sta bene, gli auguro di guarire presto».

 

Cosa imputa alla gestione berlusconiana del partito?

fini berlusconi

«Lui ha sempre fatto il "dopo di me il diluvio", quindi non capisco quale futuro possa avere Forza Italia visto che lui non ha mai permesso la costruzione di una successione. Berlusconi non ha mai avuto nessuna forma di democrazia interna al partito».

 

Ora è in corso uno scontro tra donne in Forza Italia e una sorta di ricambio nei rapporti di forza interni...

«Non mi sorprende, ci sono sempre stati lì dentro, sia tra donne che tra uomini. La cosa che però mi fa sorridere e trovo interessante è che chi rimane vittima di questo ricambio gridi allo scandalo per il metodo che viene utilizzato, dimenticandosi che è lo stesso metodo di cui si era precedentemente agevolato».

 

Lei era presente il giorno del «Che fai, mi cacci?» di Fini a Berlusconi. Cosa ricorda?

SERGIO MORONI

«(Ride) Ero seduta lì tra le prime file, mi ricordo molto bene ogni passaggio. Fu l'esempio plastico del fatto che Berlusconi ha un concetto proprietario del partito e questa non è un'opinione, ma un fatto. Lui è un imprenditore e così come le aziende sono sue, anche il partito lo è. Fini invece viene da una cultura politica in cui le leadership si costruiscono e poi si affermano. Che poi è la stessa cultura politica in cui è cresciuta e si è formata Giorgia Meloni».

 

[…] Elly Schlein, segretaria del Pd. Le piace?

«[…] non penso che potrei votare il Pd oggi. Ma nella vicenda Schlein c'è una cosa che mi piace molto: il fatto che una outsider prende la tessera e vince il congresso del partito. Significa che il Pd è un partito scalabile […] Dopodiché io sono socialista riformista quindi io e Schlein non la pensiamo uguale quasi su niente […]». […]

I GIUDICI DI MANI PULITEil pool di mani pulite: di pietro, greco, davigoBERLUSCONI E FINI

 

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