CASTA CONTINUA! - IL FLOP DELLA COMMISSIONE ISTAT, CHE NON SA USARE IL WEB, SALVA GLI STIPENDI D’ORO DEI PARLAMENTARI MA NON IL SUO PRESIDENTE GIOVANNINI: INTASCA OGNI MESE QUASI IL DOPPIO DEI PARLAMENTARI! - AL PRESIDENTE ISTAT 25MILA EURO AL MESE, CHE FANNO 300MILA ALL’ANNO E 1,2 MILIONI NEI QUATTRO ANNI DI MANDATO - I PARLAMENTARI TRA INDENNITÀ E DIARIA ARRIVANO A CIRCA 15MILA AL MESE, QUASI 20MILA CON BENEFIT E COLLABORATORI…

Franco Bechis per "Libero"

Gli stipendi della Casta sono salvi. La commissione guidata dal presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, che entro il 31 dicembre 2011 avrebbe dovuto stabilire se e come tagliare i trattamenti economici di deputati, senatori, politici degli enti locali, giudici, dirigenti e boiardi di Stato, ha gettato la spugna.

Tutto messo nero su bianco in un documento pubblicato ieri: «Tenendo conto della estrema delicatezza del compito, nonché delle attese dell'opinione pubblica sui suoi risultati, la Commissione non è in condizione di effettuare il calcolo di nessuno delle medie di riferimento con l'accuratezza richiesta».

Tradotto in pratica: mentre tutti gli italiani stanno versando sangue per la Patria bersagliati da nuove tasse, i Dracula che glielo stanno portando via hanno salvato vene e portafogli.
La commissione Giovannini doveva confrontare gli stipendi dei politici italiani con quelli dei sei principali paesi europei (Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio e Austria), e segnalare - tenendo conto della grandezza del Pil di ciascuno - se e di quanto indennità e benefit dovevano essere sforbiciati.

Il compito era stato dato a luglio da Giulio Tremonti, e alla fine di quel mese la commissione si è insediata. Oltre a Giovannini ne fanno parte un rappresentante di Eurostat, Roberto Barcellan; un esperto di diritto costituzionale come l'avvocato Alfonso Celotto ordinario a Roma Tre; un esperto di diritto amministrativo come l'avvocato Alberto Zito, ordinario dell'Università di Teramo; uno statistico come il professore Ugo Trivellato, emerito di Statistica economica all'Università di Padova e un economista come il professor Giovanni Valotti, ordinario di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche alla Bocconi.

I magnifici sei avevano un compito principale banale: confrontare le indennità dei parlamentari italiani, i benefit a loro disposizione, il trattamento di fine rapporto e quello previdenziale con quello degli altri sei parlamenti europei. Libero lo ha fatto impiegando fra ricerca e composizione delle tabelle sei ore: i dati sono pubblicati on line in tutti i paesi. I professori in sei mesi hanno fatto un buco nell'acqua.

E adesso chiedono altri tre mesi di tempo per vedere di mettere a posto i dati che confusamente sono appiccicati qua e là nelle 38 pagine di documento rilasciato ieri con la data del 31 dicembre. Invece di consultare Internet i commissari hanno scelto vie complicatissime. Hanno coinvolto gli esperti della presidenza del Consiglio dei ministri, e poi scaricato sulla rete di ambasciate italiane dei sei paesi l'onere della raccolta informazioni.

A quattro mesi dall'inizio dei lavori hanno provato subito a gettare la spugna, comunicando al nuovo premier Mario Monti che non sarebbero riusciti a compiere il lavoro entro la data prevista del 31 dicembre. Monti non ha voluto sentire scuse, e, anzi, ha ribadito quella data nel decreto salva-Italia, facendo arrabbiare deputati e senatori e prendendosi pure una tirata di orecchie dal presidente della Camera, Gianfranco Fini.

Il premier ha abbozzato, ma la norma è restata in decreto, chiedendo di avere quel confronto entro il 31 dicembre almeno per deputati e senatori (la cosa più semplice) con la possibilità di limare i dati per tutte le categorie entro il 31 marzo 2012. I professoroni, riluttanti, si sono messi a ideare complicate formule matematiche e piccole equazioni per ponderare emolumenti, pil e potere di acquisto dei parlamentari di ciascun paese.

Alla fine un minimo di tabella è venuto fuori, intimando alla stampa di non pubblicarla se non integrata delle paginate di avvertenze del documento. Cosa impossibile. Ma si può andare al sodo: l'indennità lorda dei deputati italiani (11.283,3 euro al mese) è la più alta dei sette paesi Ue. Le altre vanno da un minimo di 2.813,9 euro in Spagna a un massimo di 8.503,9 euro nei Paesi Bassi.

La diaria di 3.503,1 euro di cui godono gli italiani è concessa solo in Germania (dove ammonta a 3.984,4 euro, ma lì il Pil è molto più alto). Le spese per i collaboratori solo in Italia finiscono nelle tasche del parlamentare (3.690 euro al mese), negli altri paesi provvedono i parlamenti entro certi tetti di spesa. Anche sui benefit sono gli italiani ad avere quelli più alti e generosi. La vera differenza che salta all'occhio è nella cifra che finisce direttamente in tasca (stipendio lordo più benefit esentasse) ai parlamentari.

Gli italiani ricevono 20.108 euro lordi mensili; i francesi 13.930,23 euro; i tedeschi 12.652,4 euro; i belgi 9.266 euro; gli olandesi 8.735,2 euro; gli austriaci 8.649,1 euro e gli spagnoli 4.637,2 euro. Bastano questi dati per sapere cosa fare: fine dei rimborsi a forfait, taglio alle indennità base, tetti di spesa dietro presentazione di ricevuta compatibili con quelli medi degli altri paesi.

Quanto ai vitalizi, l'Italia è il paese di Bengodi: nessun altro li ha paragonabili né per struttura né per importo economico. In tre paesi non esistono. In Spagna è solo una pensione integrativa che scatta dopo 11 anni di mandato. In Germania copre giustamente i periodi di mancato versamento avendo interrotto la vita professionale (non esistono contributi figurativi come in Italia). In Francia esiste, ma è un quarto di quello italiano. Ma con il gran pasticcio della commissione-verità che ha gettato la spugna, semplicemente non si farà nulla: la Casta ancora una volta ha salvato la pelle.

LA PAGA DI GIOVANNINI ALL'ISTAT E' PIU' ALTA DEI PARLAMENTARI: 25MILA EURO AL MESE
I parlamentari saranno anche strapagati, ma pure il presidente Istat Enrico Giovannini non scherza. Se l'emolumento lordo mensile comprensivo di tutti i benefit gravita per i deputati tra i circa 16mila euro indicati dal "Corriere della sera" e i 20.108 euro suggeriti invece dal calcolo di Franco Bechis, il numero uno dell'Istituto nazionale di statistica incassa ben 25mila euro lordi al mese, per un totale di 300mila euro all'anno. Per i quattro anni di mandato, fanno 1,2 milioni di euro. Calcolando che la semplice indennità sommata alla diaria dei parlamentari arriva poco sotto i 15mila euro, il presidente Istat guadagna quasi il doppio di un onorevole.

LINK ALL'INDENNITA' DI GIOVANNINI: http://www.istat.it/it/files/presidente.pdf

 

Enrico Giovannini presidente Istat Istatgiulio tremonti big Mario MontiGianfranco Finin cc12 franco bechis

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”