giuseppe conte matteo renzi salvini

“STRANO IL COMPORTAMENTO DI RENZI, ERA TORNATA LA SINTONIA” - CONTE NON HA DIGERITO IL SALVATAGGIO DI SALVINI, NEL CASO OPEN ARMS, CON L’ASTENSIONE DEL VOTO DI “ITALIA VIVA” NELLA GIUNTA PER LE AUTORIZZAZIONI A PROCEDERE - RENZI HA COLPITO IN SENATO, DOVE LA MAGGIORANZA E’ PIU’ DEBOLE, E NON NASCONDE LE MIRE SU ALTRE PRESIDENZE DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI CHE SARANNO PRESTO RINNOVATE…

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

salvini renzi

Lo stupore di Giuseppe Conte è tale che per tutto il pomeriggio da Palazzo Chigi non riescono a spiegarsi il movente che ha spinto il partito di Matteo Renzi a salvare Matteo Salvini. E di averlo fatto lasciando in appendice quella motivazione che chiama in causa le responsabilità del M5S e del premier in prima persona, che al tempo dei fatti contestati sulla nave Open Arms governavano con il leader della Lega.

 

Conte non si capacita di quello che è avvenuto in Senato: «Anche perché - spiega ai collaboratori - con Renzi è un momento di totale sintonia». Solo in serata dallo staff del premier fanno trapelare che Renzi avrebbe chiarito nell' immediato. In realtà il leader di Italia Viva non dice nulla di ufficiale. Si muovono i suoi uomini. La capogruppo Maria Elena Boschi, che ha un canale diretto con la presidenza del Consiglio.

RENZI CONTE

 

Conte chiede un chiarimento, i renziani glielo forniscono, precisando di non aver preso la decisione di astenersi dal voto nella Giunta per le autorizzazioni a procedere - con quelle motivazioni - per colpire lui. Agli occhi del capo del governo però la tesi regge fino a un certo punto.

 

Ma deve farsela andar bene per non essere trascinato nuovamente nel corpo a corpo quotidiano con l' alleato. Conte sa che Renzi lo ha colpito lì dove è più debole: in Senato, dove i numeri espongono la maggioranza agli umori di Italia Viva, sul fronte della giustizia, dove le distanze con il M5S sono siderali, e sulla vecchia alleanza populista con la Lega. L' ex rottamatore ha sfruttato con sorpresa di tutti l' occasione che gli è stata offerta: di far dimenticare, appena una settimana dopo, gli ultimatum e i penultimatum finiti in nulla sul ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Allo stesso tempo ha fatto capire di essere in grado di colpire quando vuole, sfruttando le fragilità della maggioranza al Senato.

MATTEO RENZI L'ARIA CHE TIRA

 

A Palazzo Chigi non intendono accreditare la denuncia di Pd, Leu e M5S, di uno scambio con Salvini, vista la coincidenza della nomina, avvenuta con i voti del centrodestra, della renziana Patrizia Baffi alla commissione di inchiesta sul Covid-19 in Lombardia. Certo è, ragionano dalle parti della presidenza del Consiglio, che i renziani non nascondono le loro mire su altre presidenze, delle commissioni parlamentari che saranno presto rinnovate.

 

Il timore del premier è che non bastino i recenti corteggiamenti e le esplicite concessioni fatte a Italia Viva, sui cantieri, sul piano choc di sburocratizzazione e investimenti, sul rapporto Stato imprese. E questo timore si inserisce in uno più generale che fa da sfondo alle previsioni di molti ministri, sia Pd sia M5S. Nemmeno sulla data delle elezioni, oggetto del vertice di maggioranza di ieri, si è riusciti a trovare piena concordanza. Per adesso si è fissato un election day (voto regionale più referendum) il 20 settembre, ma manca l' accordo definitivo.

 

MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME BUGO E MORGAN

Le liti e le spaccature che oramai quotidianamente si sommano una all' altra lasciano l' impressione, anche tra i partiti di governo, di una coalizione sfibrata, che potrebbe avere serie difficoltà ad affrontare i contraccolpi della crisi, sulle famiglie, sui lavoratori, sulla pace sociale. La preoccupazioni sono rivolte all' autunno quando le scuole riapriranno (ma non si sa ancora come), quando le attività dovranno riprendere a pieno ritmo ma con la terrificante prospettiva di dover richiudere se il virus dovesse tornare.

 

MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE

Conte ha gli occhi puntati da una parte su Luigi Di Maio dall' altra su Dario Franceschini. Gli hanno ripetuto che finché non noterà una disaffezione del capodelegazione Pd, può stare sereno. Ma è l' ex capo politico del M5S a rappresentare anche un' incognita. Gli altri ministri grillini si sono accorti che è tornato a tessere i piani futuri del M5S e qualcuno si chiede se il ministro degli Esteri davvero pensi ancora che a Conte non ci siano alternative.

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