CORSI E RI-CORSI - QUELLO DI DON PIERO SI TRASFORMA IN UN CASO SPINOSO PER LA CHIESA - SE IL VESCOVO DI LA SPEZIA È PRONTO A CACCIARLO, DALL’ALTRA IL VATICANO DEVE STARE BEN ATTENTO A NON TRASFORMARLO IN UN MARTIRE - C’È UNA FRANGIA DI ULTRA-TRADIZIONALISTI, ANCHE NUTRITA, CHE APPOGGIA DON CORSI E CHE GIÀ CELEBRA LE SUE GESTA SU INTERNET…

Giacomo Galeazzi per "La Stampa"

Più che una pausa di riflessione sembra una tregua in vista di provvedimenti d'autorità. Il parroco di San Terenzo che attribuisce alle donne («provocatrici d'istinti») la colpa del femminicidio si dichiara «tranquillo e sereno» e non sa di cosa dovrebbe «chiedere scusa». Non fa «mea culpa» per il manifesto-choc affisso a Natale al portone della sua chiesa, non lascia l'abito (come annunciato da un comunicato poi smentito), ma si prende un «periodo di riposo». Troppo stress per il clamore provocato dai messa media. Tra le righe la parola d'ordine è disinnescare la bomba-Lerici.

Stavolta don Piero Corsi l'ha fatta grossa e il vescovo appena arrivato a La Spezia non è disposto a chiudere un occhio come accaduto in passato. Già tempo fa il sacerdote era finito nell'occhio del ciclone per le vignette satiriche contro l'Islam esposte in parrocchia e per un clochard cacciato dalla chiesa brandendo un candeliere. Adesso in diocesi la soglia di sopportazione è stata superata, ma pragmaticamente si fanno i conti con due opposte esigenze: placare lo sconcerto dei fedeli che chiedono un segno forte ed evitare di trasformare don Piero nel simbolo della galassia oltranzista cattolica. Rimuovere il parroco o commissariarlo ne farebbe un «martire» per le campagne degli ipertradizionalisti che già lanciano crociate a suo favore su Internet.

Intanto però oggi sfilerà nella cittadina balneare la fiaccolata delle donne che chiedono l'allontanamento del sacerdote. E in piena campagna elettorale don Piero è riuscito a mettere d'accordo tutti, da destra a sinistra, nel ritenere intollerabile la sua condotta. Ieri il parroco è stato convocato in curia per un «chiarimento». Non ha fatto però marcia indietro e anzi si considera vittima di attacchi mediatici ingiustificati.

Mentre infuria la polemica e anche il ministro vaticano della Famiglia, Vincenzo Paglia condanna il prete di Lerici, «Pontifex», il sito di apologetica cattolica dal quale don Piero aveva estratto il tazebao affisso ne fa simbolo della propria crociata contro la modernità e lo ritrae «sottoposto a linciaggio mediatico per non essere un lacchè di radicali, femministe, progressisti e catto-comunisti».

La Chiesa, però, la vede diversamente. Il vescovo di La Spezia, Luigi Ernesto Palletti, dopo aver fatto rimuovere mercoledì sera dalla bacheca parrocchiale la locandina («sono affermazioni che conducono a dare una errata lettura dei drammatici fatti di violenza sulle donne»), ha incontrato il sacerdote in diocesi puntando l'indice contro un gesto misogino scandalosamente in contrasto con il magistero della Chiesa. «Mi preme mettere in evidenza il grande valore della dignità della donna dichiara a "La Stampa" monsignor Palletti - Giovanni Paolo II nella "Mulieris Dignitatem" ha delineato molto bene tutto questo».

L'autorità ecclesiastica non tollera alcuna connivenza con tesi giustificazioniste della violenza né zone di oscurantismo contrarie alla parità tra uomo e donna. Insomma, la violenza sull'altra metà del cielo non può essere considerato il risultato di continue provocazioni delle donne: dal servire cibo freddo a tavola fino all'abbandono dei figli, passando per gli abiti succinti indossati «anche da signore mature». In nessun modo, stigmatizza monsignor Palletti, «può essere messo in diretta correlazione qualunque deprecabile fenomeno di violenza sulle donne con qualsivoglia altra motivazione, né tanto meno tentare di darne una inconsistente giustificazione».

Da qui l'appello a prendere sempre più coscienza di «questo inaccettabile fenomeno perché non si debbano più ripetere fatti di violenza sulla donna come quelli che, nell'anno ormai trascorso, hanno drammaticamente segnato la vita del nostro Paese». L'exit strategy dallo scandalo viene illustrata dal vescovo: «Appena l'ho saputo, sono intervenuto poi ho incontrato il sacerdote, con cui ho avuto un lungo e fraterno colloquio in merito all'accaduto». Un colloquio per correggere l'errore, ribadire la «coscienza della pari dignità tra uomo e donna» e indicare «in modo corretto il pensiero della Chiesa sul valore dell'altissima vocazione del genio femminile così come su tutta la ricchezza, la grandezza e la fondamentale importanza della donna».

 

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