1. DAL “MESSAGGERO” DI CALTARICCONE UN VIOLENTISSIMO UNO-DUE CONTRO MARINO 2. IL PRIMO QUOTIDIANO ROMANO RIACCENDE LA POLEMICA SULLA GESTIONE DELL’ISMETT, IL CENTRO TRAPIANTI DI PALERMO, NATO PER INIZIATIVA DELL’UPMC (UNIVERSITY OF PITTSBURGH MEDICAL CENTER), CHE IGNAZIO MARINO GESTÌ DAL 1999 AL 2002 3. IL CASO SEMBRA COSÌ DESTINATO AD ACCENDERE LE ULTIME DUE SETTIMANE DI CAMPAGNA ELETTORALE PER LA CORSA ALLA POLTRONA PIÙ IMPORTANTE DEL CAMPIDOGLIO 4. CALTARICCONE HA PAURA CHE MARINO UNA VOLTA IN CAMPIDOGLIO ATTACCHI ACEA E PONGA IL PROBLEMA DELL'ACQUA. MARINO E' ANDATO ALL'ULTIMA ASSEMBLEA DI ACEA E HA ATTACCATO DURAMENTE PAOLO GALLO, L’AD NOMINATO AD APRILE (CHE DICONO MOLTO BRAVO)

1. MARINO, LA FUGA DA PALERMO E LA SCALATA AL CAMPIDOGLIO
Massimo Martinelli per Il Messaggero

Potrebbe essere l'occasione per chiudere un vecchio conto aperto. Oppure per aprirne di nuovi. Perché se Ignazio Marino riuscirà a sedersi sulla poltrona più alta del Campidoglio, dovrà nuovamente guardare negli occhi l'uomo che pochi anni fa modificò il suo curriculum di luminare della medicina, almeno per come era conosciuto negli Stati Uniti.

Lui si chiama Jeffrey Moroff ed è il numero uno della University of Pittsburgh Medical Center, l'ateneo della Pennsylvania in cui Ignazio Marino diventò un luminare della chirurgia dei trapianti. L'Università di Pittsburgh ha una storia che vale la pena di raccontare, perchè oggi ha più di una succursale in Italia.

Già nel 1999 individuò nel bacino del Mediterraneo un potenziale mercato di espansione. C'erano i paesi arabi a due ore di volo, gli sceicchi musulmani con il fegato devastato dall'alcol e l'imbarazzo di non poterlo confessare perchè la loro religione vieta il consumo di alcolici. E già allora, prima dell'11 settembre 2001, la loro presenza nelle cliniche a stelle e strisce non era gradita.

Di qui l'idea della UPMC (la University of Pittsburgh Medical Center) di aprire una testa di ponte in Europa per offrire l'altissima specializzazione americana fuori dai confini degli Usa. Le località candidate erano Malta, oppure Budapest. Ma la Regione Siciliana di Totò Cuffaro si fece avanti per prima. A metà degli anni '90 partì il progetto e l'UPMC mandò i suoi sherpa ad aprire la sede, inizialmente allocata in un padiglione dell'Ospedale Civico di Palermo.

Nacque l'Ismett, acronimo di "Istituto mediterraneo trapianti e terapie ad alta specializzazione", un progetto che coinvolgeva in maniera significativa la Regione Siciliana dal punto di vista economico, che giustificò gli esborsi con la necessità di limitare i viaggi dei siciliani "in continente" per gli interventi delicati.

IL CARDINALE
In breve il timone dell'Ismett fu consegnato a Ignazio Marino, fortemente voluto dal cardinale Pappalardo, che era un amico dei suoi genitori. E poco dopo cominciarono gli attriti e le diatribe nel circoscritto ambiente sanitario palermitano: mentre qualcuno si domandava perchè un uomo di chiesa come Pappalardo appoggiasse una campagna per i trapianti che è da sempre osteggiata dalla chiesa, qualcun altro cominciò a fare i conti in tasca all'Ismett, soprattutto a proposito dei costi per i singoli trapianti.

Nel frattempo, con fondi americani e della Regione Siciliana, l'Ismett aveva cominciato a costruire una propria struttura per affrancarsi dal Civico di Palermo. E Marino era saldamente alla guida dell'Istituto e della sua cassa. Qualcuno lo criticava velatamente: «Ad esempio, Thomas Detre, l'ex rettore dell'università di Pittsburgh e componente del cda Ismett, diceva che più che un grande chirurgo era uno che sapeva vendere molto bene se stesso», ricorda oggi uno dei suoi assistenti dell'epoca.

LO SCEICCO
In ogni caso i risultati di Marino, almeno quelli auspicati dall'UPMC, erano lusinghieri: tutti ricordano lo sfarzo nel quale avvenne il trapianto di fegato di un parente strettissimo del re dell'Arabia Saudita, con un intero piano del lussuoso hotel Villa Igiea di Palermo affittato per due settimane.

La fine di questa avventura siciliana porta la firma dell'uomo che Ignazio Marino potrebbe incontrare adesso indossando la fascia tricolore di sindaco di Roma. Jeffrey Moroff, appunto. Che in qualche modo, nel 2002, certificò la fine del suo rapporto con l'Ismett e con l'università di Pittsburgh, con un carteggio un po' ruvido in cui insinuava persino che avesse potuto gonfiare alcune note spese.

In questi anni Moroff, l'Ismett e l'Università di Pittsburgh hanno allargato il loro orizzonte professionale. Sono arrivati fino a Roma, al Fatebenefratelli; e pochi mesi fa, a gennaio, l'Upmc ha annunciato l'apertura di una sede distaccata presso l'ospedale Villa San Pietro, sulla via Cassia, specializzata nella diagnostica radiologica dei tumori. Anche in questo caso si tratta di prestazioni finanziate dal Servizio sanitario nazionale, che, ovviamente, garantiscono un elevato livello di professionalità.

Sarà dunque inevitabile che l'eventuale neosindaco di Roma e il capo di quella che promette di essere una realtà sanitaria all'avanguardia interloquiscano in maniera costruttiva, almeno per quello che riguarda i finanziamenti pubblici e l'assistenza che potrà essere fornita ai romani.

RIMBORSI
Ecco perché, inevitabilmente, si dovrà chiarire se davvero esisteva un vecchio conto da saldare tra Ignazio Marino e la UPMC. La lettera dell'ateneo tradotta in italiano, diceva testualmente: «L'UPMC ha scoperto che Lei ha presentato la richiesta di rimborso di determinate spese sia all'UPMC di Pittsburgh sia alla sua filiale italiana...Fra le altre irregolarità, abbiamo scoperto dozzine di originali duplicati di ricevute con note scritte da Lei a mano... avendo sinora completato soltanto una revisione parziale dell'ultimo anno fiscale, l'UPMC ha scoperto circa 8 mila dollari in richieste doppie di rimborsi spese. Tutte le richieste di rimborso spese doppie, a parte le più recenti, sono state pagate sia dall'UPMC sia dalla filiale».

Ignazio Marino fornì la sua versione dei fatti. Disse che i rapporti con l'ateneo di Pittsburgh si erano ormai logorati e sulla note spese precisò: «Io gestivo una spesa corrente per venti milioni di dollari annui, dal 1997, e come ad dell'Ismett ero responsabile degli appalti per la costruzione del nuovo ospedale per 102 miliardi di lire. Se in un momento di evidente tensione tra me e l'Upmc, dovuto al fatto che avevo deciso di andare a lavorare altrove, una revisione della contabilità trova discrepanze per ottomila dollari, beh, che volete che vi dica».

Della vicenda delle presunte note spese gonfiate avevano dato notizia alcuni quotidiani nel 2009, quando Marino si candidò alle primarie del Pd; il senatore presentò una serie di querele per il tono scandalistico con il quale la notizia era stata riportata all'opinione pubblica e nei mesi scorsi il tribunale di Milano gli ha dato ragione, condannando un paio di testate a risarcirlo con circa sessantamila euro, per i toni diffamatori utilizzati negli articoli che lo riguardavano.

Tuttavia neanche questo processo ha risolto il dubbio sull'esistenza delle misteriose note spese duplicate. Perchè a pagina cinque della sentenza del tribunale di Milano numero 9934 del 2012, si legge: «Parte attrice (cioè Ignazio Marino) non ha mai negato l'autenticità della comunicazione del 6 settembre 2002 come non ha mai negato l'effettiva sussistenza di alcune irregolarità amministrative che sono state indicate nelle condizioni economiche dall'università di Pittsburgh».


2. CASO ISMETT, È POLEMICA SU MARINO - TRA PDL E PD IL DIBATTITO
Mauro Evangelisti per Il Messaggero

Sulla campagna elettorale per il Campidoglio un nuovo caso. Si accende la polemica sulla gestione dell'Ismett, il centro trapianti di Palermo, nato per iniziativa dell'Upmc (University of Pittsburgh Medical Center), che Ignazio Marino gestì dal 1999 al 2002.

Contro il candidato a sindaco del centrosinistra si scaglia Francesco Storace, leader de La Destra: «Ogni giorno Marino impartisce lezioni di etica. Spieghi invece e con chiarezza che cosa ha combinato nella gestione dell'Ismett di Palermo. E questa volta senza le solite minacce di querela. Dica la verità, se ne è capace. Lo deve a milioni di romani che non può querelare».

Aggiunge Vincenzo Piso, parlamentare e coordinatore laziale del Popolo della Libertà: «Ignazio Marino predica la trasparenza, ma il primo ad essere opaco è lui. Infatti, trincerandosi dietro alle velate minacce di diffamazione, non ha mai chiarito le reali motivazioni delle sue precipitose dimissioni dall'Ismett di Palermo e sulle ragioni che le hanno affrettate, portandolo addirittura a lasciare del tutto l'Italia come luogo di lavoro».

Luciano Ciocchetti, candidato a vicesindaco insieme Gianni Alemanno per il centrodestra, osserva: «In nome della trasparenza tanto ostentata da Ignazio Marino, sarebbe opportuno, che lui facesse chiarezza e sgombrasse il campo da ogni dubbio circa la sua precedente esperienza nell'istituto Ismett di Palermo».

LA RISPOSTA
Replica dal Partito democratico, la deputata Ileana Argentin: «Francesco Storace, Vincenzo Piso e Luciano Ciocchetti stiano tranquilli. Anche a loro sarà fornita copia della sentenza di condanna definitiva del Tribunale di Milano comminata agli autori di alcuni articoli per aver fabbricato notizie false sul rapporto tra Marino e l'Ismett ripreso oggi, a distanza di tre anni, dal Messaggero».

Ignazio Marino ieri ha fornito la sua versione dei fatti: «Il Messaggero, circa il mio rapporto con l'Ismett, pubblica notizie false costruite a solo scopo diffamatorio. Il Foglio, Il Giornale, Italia Oggi e Libero sono stati recentemente condannati per aver scritto tali falsità nel 2009. Nel luglio di quell'anno, il giorno dopo il mio annuncio alla candidatura per le primarie del Pd, il Foglio (seguito dalle altre testate poi condannate) scrisse che ero stato licenziato dal centro trapianti Ismett di Palermo, che fondai nel 1999, per aver gonfiato delle note spese per circa seimila euro. Nei giorni successivi a quelle accuse ho pubblicato on line tutti i documenti che provavano la falsità di quanto asserito all'epoca da il Foglio e oggi da Il Messaggero».

Conclusione di Marino: «C'era l'interesse di qualcuno a macchiare ed oscurare la mia candidatura». Una ricostruzione dei fatti però che non convince il centrodestra. A partire dal vicepresidente del consiglio regionale Francesco Storace (La Destra) che insiste: «Alla domanda di verità la sinistra replica con le minacce giudiziarie. Motivo in più per pretendere trasparenza».

 

 

IGNAZIO MARINO GIANNI ALEMANNO ALFIO MARCHINI A DOMENICA LIVE Ignazio Marino con Erminia Manfredi IGNAZIO MARINO Francesco Gaetano Caltagirone Mucchetti e Caltagirone CALTAGIRONE ALEMANNO LINCHINO DI ALEMANNO A FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONEAlemanno e Caltagirone LUCIANO CIOCCHETTI Ileana Argentin - Deputata PD DisabileStorace Francesco

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)