di maio

DALLE (CINQUE) STELLE ALLE STALLE – VALANGA DI INSULTI PER DI MAIO DALLA BASE GRILLINA: NESSUNO VUOLE IL VOTO ANTICIPATO. DOPO IL FRIULI TUTTI TEMONO LE URNE. E LO BERSAGLIANO: “INCAPACE”, “AMBIZIOSO”, “TI CREDEVI UNO STATISTA ED HAI DISTRUTTO IL MOVIMENTO”, “LUIGI, SEMBRI UN BAMBINO ARRABBIATO A CUI NON HANNO DATO LA CARAMELLA”

 

1. “GIGGINO CI FAI VERGOGNARE”

Francesco Lo Dico per il Messaggero

salvini di maio

 

C' eravamo tanto amati. Dei sussurri d' amore tra Di Maio e Salvini non restano che grida. Mentre Davide Casaleggio accorre a Roma, per provare a rimettere ordine nello stato maggiore disorientato, il lancio di stracci riparte dal nido vuoto del leader pentastellato. Ancora indispettito per il due di picche del Carroccio, il capo politico del M5s chiude la porta allo spettro di un esecutivo leghista. «Non è possibile nessun governo del cambiamento con Berlusconi. Salvini si è piegato a lui solo per le poltrone. Si torni subito al voto!», si incaponisce su Twitter il grillino.

 

QUEL POST DEL 2012

DI MAIO GIACHETTI PD

Che pur di scuotere l' ex amante riluttante, gli sventola in faccia un post del 2012, in cui il leader leghista giurava che «nessun leghista è disposto a puntare ancora a un' alleanza con Berlusconi». Salvini non abbocca. Di Maio, adirato, batte i piedi sempre più forte. Stavolta sul Blog delle stelle. Dove il capo politico agita l' ultimo drappo rosso che gli resta nel taschino: i presunti problemi finanziari che vincolano Salvini a Berlusconi. «Noi non abbiamo alcun problema a tornare al voto sobilla Di Maio - altri invece si oppongono perché, tra prestiti e fideiussioni, magari hanno qualche problemino con i soldi. Ho il serio dubbio che ci sia un serio rapporto economico tra Lega e Berlusconi: nei momenti di difficoltà Berlusconi è intervenuto per aiutare la Lega».

 

A questo punto Salvini rimonta sulla ruspa parcheggiata sul prato ligure di Euroflora, e asfalta il grillino: «Non rispondo a insulti e sciocchezze su soldi e poltrone, per noi lealtà e coerenza valgono più dei ministeri», dice. Poi il colpo al cuore che sbriciola il sogno pentastellato di tornare alle urne. «Sono pronto sillaba Salvini - a dialogare anche con M5S sulle riforme. Quando e dove si vuole, con chi si vuole». È la dichiarazione che relega l' ex centrale del pane pentastellata, a forno di periferia della ditta Salvini.

 

luigi di maio berlusconi salvini meloni

«Incapace». «Disastroso». «Troppo ambizioso». «Ti credevi uno statista ed hai distrutto il Movimento». Ad accompagnare la capriola barricadiera che ha convinto Di Maio a ripiegare il cravattino sulla stampella, c' è un coro di critiche che hanno messo il leader pentastellato sotto processo. Finita la sbornia governista, sul Blog delle stelle si celebra ormai da tre giorni la Norimberga a 5Stelle. Tra gli eletti c' è chi critica apertamente la strategia del ritorno al voto senza se e senza ma.

 

salvini di maio prima di essere attaccati

«Se restano questi il clima e gli animi contrapposti cambierà poco. La mia opzione era restare opposizione al sistema», premette la senatrice Paolo Nugnes, «ma si è deciso diversamente, ora bisognerebbe si trovasse una soluzione in questa direzione». Il rischio di un flop fa paura. Capo politico e big finiscono alla sbarra, i militanti chiedono a Beppe Grillo di cacciare, come dice Salvatore sul blog, quei «quattro scemi che pensano di decidere tutto».

 

C' è chi come Carlo invoca il voto su Rosseau per affidare agli iscritti «un cambiamento di rotta». «Statevene a casa non ci servono falsi rivoluzionari», incalza un altro. Ma più di tutto, brucia il pane infornato del doppio forno leghista-democratico. «Un' ecatombe caro Luigi, è doveroso che tu passi la mano», tuona Franco. Il malcontento è generale e ben assortito. Chi si rammarica per la débâcle friulana («ma chi ha autorizzato Davide Casaleggio a scegliere il candidato?»), chi per le avances al Pd («siamo diventati una riedizione di Sel») e chi per quelle alla Lega. Nord e Sud si spaccano in due rivoli di rabbia contrapposti.

 

BEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO

Alcuni rinfacciano a Di Maio il bluff delle urne, che serve solo a mascherare il fallimento: «Luigi, sembri un bambino arrabbiato a cui non hanno dato la caramella», dice Giovanni. E c' è chi preferisce buttarla sull' ironia: «Dì la verità, gli alieni ti hanno rapito e hanno piazzato al tuo posto un replicante dc pentapartitico?».

 

«Ci fai vergognare di ciò di cui dovremmo invece essere fieri: delle nostre battaglie», è l' amarezza di Alberto. E già qualcuno affibbia sui social al leader in crisi, l' epiteto velenoso che irride il suo sorriso, ridotto a vuoto esercizio di ginnastica posturale: «Giggino smile». Casaleggio jr. frattanto plana al Senato, per tentare di raddrizzare la barra: Di Maio scruta nell' abisso del voto, ma l' abisso del vuoto scruta dentro Di Maio.

 

2. VUOLE LE ELEZIONI PERCHE’ SPERA ANCORA NELLA PREMIERSHIP

Ilario Lombardo per la Stampa

 

«O voto o morte». Così viene sintetizzata la posizione di Luigi Di Maio da parlamentari a lui vicini. Il voto come unica alternativa e salvezza, personale e collettiva. Il voto, «alla prima occasione utile, pure a fine giugno» dice il leader a Porta a Porta, perché ogni altro scenario si è dissolto e le trattative hanno lasciato spazio agli insulti.

 

LUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIO

Consumato dalla stanchezza, sfibrato nella pazienza, Di Maio ha scelto di ritornare in campagna elettorale prima del tempo, quasi in solitaria, con uno strappo che non tutti i parlamentari del M5S condividono. In tanti, tantissimi, spiega una fonte del Movimento, sarebbero contrari alle elezioni anticipate. Soprattutto chi è stato eletto al Nord, dove i voti sono più contendibili, dove la Lega può fare un altro pienone.

 

Il cattivo risultato del Friuli Venezia Giulia è stato un assaggio di quello che potrebbe succedere. Lunedì mattina, mentre Di Maio, senza aver condiviso il cambiamento della linea con l' assemblea degli eletti, annuncia che con il Pd è finita prima di cominciare, che è meglio tornare al voto, molti leggono un avvertimento nella curva della percentuale dei voti del M5S in Friuli Venezia Giulia che precipita in uno strapiombo. Il leader, che invece aveva commentato con gioia il 38% preso in Molise una settimana prima, tace sulla sconfitta e si dedica solo a rispondere a Matteo Renzi, a frantumare il tavolo con il Pd senza aspettare la direzione, come era stato deciso con deputati e senatori durante la riunione congiunta di giovedì scorso.

 

MATTARELLA E LUIGI DI MAIO

Per Di Maio il voto anticipato avrebbe degli indubbi vantaggi, perché blinderebbe la sua nuova candidatura a premier e perché è convinto che nella sfida bipolare con la Lega, il M5S conquisterebbe ulteriore consenso in un bacino di centrosinistra e nei voti del Meridione. Costringerebbe molti elettori a scegliere il Movimento per evitare l' affermazione più radicale di Matteo Salvini e di tutto quello che rappresenta.

 

Se lo stesso ragionamento lo rovesci e lo vedi dal Nord, le cose però cambiano. E agli occhi della fronda settentrionale le urne anticipate mettono a rischio la propria sopravvivenza in parlamento. Chi in lista è finito secondo o terzo, in Veneto, Lombardia o Piemonte, chi è stato eletto per un soffio, chi teme di non tornare più a Roma, potrebbe cedere alla tentazione di votare un governo diverso. Di Maio lo sa e per questo ha fatto filtrare nuovamente che «tutti gli eletti saranno ricandidati».

 

di maio

Verrebbe sancita la deroga alla regola dei due mandati, una violazione del principio aureo accettabile solo in caso di una legislatura mai nata. Anche Beppe Grillo è favorevole, come si è lasciato scappare nel dietro le quinte del suo show a Verona, a fine marzo: «La regola deve essere ripensata per i mandati che non sono completi» è stata la sua conclusione.

 

Sono pochi i parlamentari a esprimere dubbi apertamente. Lo fa la senatrice Paola Nugnes, che preferirebbe restare «opposizione al sistema» e per la quale «tornare al voto cambierebbe poco». E lo fa il senatore Nicola Morra, che chiede di recuperare «l' orgoglio M5S senza più compromessi al ribasso». Sono alcune delle voci che si erano alzate contro le nozze M5S-Lega naufragate ieri in un mare di accuse.

 

DI MAIO AL QUIRINALE 2

Prima Di Maio pubblica un post di Salvini, datato 2013, in cui il leghista ironizzava sul Pd alleato «con il condannato Berlusconi». Poi, il leader del M5S parla di «guai finanziari», «prestiti e fideiussioni» che impedirebbero a Salvini di rompere con l' ex premier di Forza Italia (a sostegno della sua tesi Di Maio rimanda a un articolo di Money.it dove è citato uno stralcio di un editoriale di Marco Travaglio che getta ombre sul rapporto tra Salvini e Berlusconi). Infine, il grillino insinua il sospetto che il leghista sarebbe in realtà pronto a un governo persino con Renzi. «Un' ammucchiata» la definisce Di Maio, costretto a scommettere tutto sul fallimento del pre-incarico di Salvini: «Lo faremo schiantare».

di maio

 

Anche perché il M5S non ha un altro nome spendibile per la premiership e smentisce l' indiscrezione fatta circolare da FI sull' ex presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino come garante in un governo del presidente che nasca con l' unico scopo di cambiare la legge elettorale. Siamo sempre lì: o Di Maio o il voto.

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