DEMOCRATS AMARI PER EPIFANI: IL PARTITO SI SPACCA SULLA SUA ELEZIONE

Carlo Bertini per "la Stampa"

La prima a far capire quale sia la posta in gioco ora e che solo di tregua armata si tratta, è una senza peli sulla lingua come Rosy Bindi, che dal palco dice di vedere sulle agenzie che «già lanciano i nomi del coordinamento che affiancherà il segretario. Ma con me non ne ha parlato e spero che ancora non ne abbia parlato con nessuno...». Come a far intendere che se l'accordo c'è stato è perché a circondare il nuovo reggente dovranno essere tutte «le dodici tribù», come le chiama da giorni la Bindi.

Ma che Epifani resti solo un reggente buono a far da arbitro passivo fino alla resa dei conti congressuale è solo una pia illusione: tanto per cominciare, appena eletto, Epifani ha ricevuto una telefonata di Giorgio Napolitano che si è complimentato con lui e lo ha invitato al Quirinale per un incontro domani sera.

Il capo dello Stato, preoccupato per la frammentazione e lo sfilacciamento della principale forza che sostiene il governo, ha incoraggiato il neo-segretario a lavorare per la tenuta del Pd e per cercare di uscire da questa fase di divisioni. E si può star certi che Epifani intenda assolvere tale compito con il massimo dell'energia: chi gli ha parlato si è fatto l'idea che intenda ricandidarsi eccome; lo stesso Letta gli dà un assist formidabile quando dice dal palco che «è una buona notizia l'elezione di Guglielmo a segretario e io non aggiungo aggettivi...».

E che a vincere questa partita sia l'asse governativo di Letta-Bersani-Franceschini lo ammettono in molti nei capannelli dei delegati dell'assemblea alla Fiera di Roma. Senza voler essere citato, uno dei sottosegretari di uno dei ministeri più di peso, che pure non fa capo a nessuna di quelle parrocchie, nota che «tutti qui fanno i conti senza l'oste, chi gli assicura che a ottobre Epifani si ritiri senza colpo ferire?».

Ecco, come ovvio nel Pd già si litiga guardando avanti, si profilano scenari e si discetta su chi vince e chi perde. I più guardinghi sono i «giovani turchi» già lanciati nel sostenere Cuperlo. Ma anche se i tifosi dalemiani di Cuperlo intendono quel passaggio del documento che convoca il congresso sul segretario «garante» come la specifica limitazione ad una semplice «reggenza», non c'è nessun vincolo in tal senso che possa essere imposto al nuovo leader. «Noi Epifani lo interpretiamo come reggente - dice Matteo Orfini - se poi invece si vuole candidare a ottobre nessuno può impedirglielo, certo se vuole correre per perdere si accomodi...».

Battuta che la dice lunga sul clima di «astio malcelato», come lo descrive uno dei big in sala, «tra gli ex Ds, con Bersani e D'Alema che se ne vanno senza neanche salutarsi». Con i veltroniani in ordine sparso, tra chi fa sapere di aver messo la sua sigla sotto la candidatura di Epifani e chi lamenta che «la stessa maggioranza responsabile della sconfitta elettorale, si ricandida a fare la maggioranza del partito».

Ma se tutti danno per scontato che Epifani si candidi e che a quel punto saranno dolori, perché da qui a ottobre «chi lo dice che Renzi non possa decidere di appoggiarlo?», si domanda Marina Sereni. Il nodo è se si arriverà a separare la carica di segretario da quella di candidato premier cambiando lo statuto; in ballo c'è anche l'altra modifica per eliminare l'elezione del segretario con le primarie, questioni che richiedono un grande accordo tra le parti, perché andrebbero votate con una maggioranza di due terzi in un'altra assemblea entro un mese.

Se tutto restasse così, non si può neanche escludere che Renzi scenda in campo. Altrimenti, una candidatura che potrebbe esser sostenuta da renziani e veltroniani, è quella di Chiamparino. Per ora si discute sulla segreteria: forse snella, con pochi incarichi, comunicazione, enti locali e organizzazione; per quest'ultima è in predicato il braccio destro di Renzi, Luca Lotti, ma anche se i «turchi» chiedono un ricambio completo, già si parla di una conferma di Stefano Ditraglia, portavoce di Bersani. E la gestione collegiale sarebbe garantita da un coordinamento con i membri di tutte le correnti.

 

 

GUGLIEMO EPIFANI CON BERSANI ALLE SPALLE FOTO LAPRESSEBersani Montezemolo e Letta PIETRO GRASSO TRA BERSANI ED ENRICO LETTAie13 fassino finocchiaro bersani lettaPIERLUIGI BERSANI MINISTRO DELLINDUSTRIA NEL GOVERNO DALEMA DALEMA - OCCHETTO - BERSANI - LA GIOIOSA MACCHINA DA GUERRA

Ultimi Dagoreport

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…