stoltenberg nato trump juncker

LE DITA NEL NATO - L’UNIONE EUROPEA TREMA PER L’ISOLAZIONISMO PROMESSO DA TRUMP - MA IL TYCOON HA RAGIONE: I 24 PAESI DELL'UE CHE FANNO PARTE DELL'ALLEANZA ATLANTICA FORNISCONO, TUTTI INSIEME, MENO DEL VENTI PER CENTO DELLO SFORZO DI DIFESA COMUNE - VOLETE ESSERE PROTETTI? FUORI I SOLDI!

Andrea Bonanni per “la Repubblica”

stoltenberg obamastoltenberg obama

 

«L'Europa non deve essere preoccupata per l'elezione di Trump», dice il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni al termine di una cena informale, convocata dall'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini, in cui con i colleghi ha discusso i risultati delle presidenziali americane.

 

Ma l'incontro, cui non hanno partecipato per evidente dissenso il ministro britannico e ungherese, e per precedenti impegni quello francese e irlandese, è nato proprio dalla preoccupazione che serpeggia tra le diplomazie europee. E che oggi sarà al centro di un consiglio formale cui partecipano anche i ministri della Difesa per esaminare i piani di Mogherini per un rafforzamento della cooperazione militare europea.

 

renzi stoltenbergrenzi stoltenberg

Preoccupazione che traspare anche dalle dichiarazioni del segretario generale della Nato Stoltemberg, secondo cui «andare da soli non è un' opzione, né per l' Europa né per gli Stati Uniti». In effetti i punti di possibile divergenza tra Bruxelles e la nuova amministrazione Trump sono numerosi. Anche se alla fine dell' incontro Mogherini ha affermato: «Da qui viene un messaggio forte di amicizia e di partenariato che continua, ma sulla base di principi e interessi europei molto chiari».

 

juncker stoltenbergjuncker stoltenberg

Trump ha minacciato di rifiutare l'intervento militare degli Stati Uniti in difesa di un Paese della Nato che non contribuisca adeguatamente allo sforzo comune dell' Alleanza. Non è una polemica nuova. Molti presidenti hanno sollecitato un maggiore impegno degli europei in materia militare. Ma non era mai stata evocata in questi termini, mettendo in discussione il principio dell' intervento automatico in difesa di uno stato membro attaccato.

 

Oggi gli Stati Uniti forniscono quasi il settanta per cento dei finanziamenti e delle capacità militari della Nato. Se si tolgono dal conto anche il Canada, la Turchia, la Norvegia, che non fanno parte della Ue, e la Gran Bretagna, che ne sta uscendo, i 24 Paesi dell' Unione europea che fanno parte dell' Alleanza forniscono, tutti insieme, meno del venti per cento dello sforzo di difesa comune.

 

DONALD  TRUMP SULLA NATODONALD TRUMP SULLA NATO

Il frutto di questa sperequazione è stata finora una leadership indiscussa degli americani nella gestione della Nato. Leadership che si è tradotta anche nella mancata creazione di una capacità autonoma di difesa della Ue, a cui Washington è sempre stata ostile. Ora che Federica Mogherini, Alto responsabile Ue per la politica estera e di sicurezza, vorrebbe lanciare un processo per creare una vera Difesa europea, i governi dovranno valutare attentamente la sua proposta anche alla luce del possibile «divorzio » in sede Nato con gli Usa di Donald Trump.

 

LUKASHENKO MERKEL PUTIN HOLLANDE POROSHENKOLUKASHENKO MERKEL PUTIN HOLLANDE POROSHENKO

Gli europei si sono ritagliati un ruolo di mediatori sulla crisi ucraina. Con il cosiddetto «formato Normandia», Angela Merkel e François Hollande sono riusciti a far sedere allo stesso tavolo il presidente russo Putin e quello ucraino, Poroshenko. I negoziati hanno portato agli accordi di Minsk e a una tregua nei combattimenti tra separatisti ucraini e milizie filo Kiev che ha già fatto almeno diecimila morti.

 

Questo risultato è stato possibile perchè la Ue, nonostante le differenti sensibilità verso Mosca, ha saputo mostrare un fronte unito, votando sanzioni economiche che hanno duramente colpito l'economia russa. Ma anche, e soprattutto, perchè la posizione europea era sostenuta e appoggiata dagli Stati Uniti di Obama, che avevano affidato all'Europa il compito di mediare la crisi.

 

MERKEL PUTIN HOLLANDE MERKEL PUTIN HOLLANDE

Ora la nuova amministrazione Trump sembra molto meno ostile nei confronti di Putin e della Russia. E potrebbe essere tentata di riconoscere a Mosca quella «sfera di influenza» sui Paesi limitrofi che il presidente russo reclama da tempo. Ciò potrebbe segnare il destino della Crimea, di fatto già annessa dai russi, e sancire una divisione dell' Ucraina lungo le linee di demarcazione del conflitto congelate dalla tregua. Col risultato che i Paesi dell' Est europeo, e in primo luogo i baltici, tornerebbero a sentire sul collo il fiato della potenza russa.

 

PUTIN ASSADPUTIN ASSAD

L'amministrazione Clinton- Obama era nettamente ostile al regime di Assad. Solo le perplessità degli europei avevano dissuaso il presidente americano dal bombardare Damasco, accusata di usare armi chimiche contro i ribelli. L' intervento militare russo in difesa del regime siriano ha salvato Assad ma ha portato ad un inasprimento delle relazioni tra Mosca e Washington.

 

Gli europei, finora, si sono battuti per cercare di arrivare ad una intesa tra russi e americani che concentri l' azione militare contro l' Isis lasciando in sospeso ogni decisione sulla sorte di Assad. Ma se Trump, come alcuni osservatori temono, decidesse di lasciare mano libera ai russi in Siria, gli sforzi di mediazione europei per una soluzione negoziale del conflitto finirebbero nel cassetto delle buone intenzioni.

 

L' Europa si è molto battuta per arrivare all' accordo sul nucleare iraniano che consentisse di togliere dall' isolamento il regime degli ayatollah. Anche perchè le milizie sciite legate a Teheran svolgono un ruolo cruciale nella lotta contro l' Isis sia in Iraq sia in Siria e l' Iran avrà un ruolo chiave nella sistemazione geopolitica della regione. Anche su questo tavolo, l' amministrazione Obama ha seguito la linea europea. Ma ora Trump potrebbe ribaltare i giochi e, seguendo i suggeriementi del suo amico israeliano Netanyahu e della monarchia saudita, potrebbe chiudere ogni dialogo con Teheran. Per l' Europa sarebbe un' altra grave sconfitta diplomatica.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini luca zaia giorgia meloni

DAGOREPORT – COSA SI SONO DETTI GIORGIA MELONI E LUCA ZAIA NELL'INCONTRO A PALAZZO CHIGI, TRE SETTIMANE FA? - TOLTA SUBITO DI MEZZO L'IDEA (DI SALVINI) DI UN POSTO DI MINISTRO, LA DUCETTA HA PROVATO A CONVINCERE IL “DOGE” A PRESENTARE UNA SUA LISTA ALLE REGIONALI IN VENETO MA APPOGGIANDO IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA (ANCORA DA INDIVIDUARE) - MA TRA UNA CHIACCHIERA E L'ALTRA, MELONI HA FATTO CAPIRE CHE CONSIDERA ZAIA IL MIGLIOR LEADER POSSIBILE DELLA LEGA, AL POSTO DI UN SALVINI OSTAGGIO DELLE MATTANE DI VANNACCI – UN CAMBIO DI VERTICE NEL CARROCCIO EVOCATO NELLA SPERANZA CHE IL GOVERNATORE ABBOCCHI ALL’AMO...

elly schlein giorgia meloni beppe sala ignazio la russa maurizio lupi marcello viola

DAGOREPORT - NESSUNO VUOLE LE DIMISSIONI DI BEPPE SALA: DA SINISTRA A DESTRA, NESSUN PARTITO HA PRONTO UN CANDIDATO E TRA POCHI MESI A MILANO COMINCIANO LE OLIMPIADI MILANO-CORTINA – MA SALA VUOLE MANIFESTARE ALL'OPINIONE PUBBLICA UNO SCATTO DI DIGNITÀ, UN GRIDO DI ONESTÀ, UNA REAZIONE D'ORGOGLIO CHE NON LO FACCIA SEMBRARE  ''LU CIUCCIO 'MIEZZO A LI SUONI'' - L’UNICO A CHIEDERE IL PASSO INDIETRO DEL SINDACO È IGNAZIO LA RUSSA, CHE INVECE UN CANDIDATO CE L’HA ECCOME: MAURIZIO LUPI. METTENDO SOTTO LA SUA ALA IL PARTITO DI LUPI, "NOI MODERATI", ‘GNAZIO SOGNA IL FILOTTO: CONQUISTARE SUBITO IL COMUNE DI MILANO E NEL 2028 LA REGIONE LOMBARDIA – MOLTO DELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA DIPENDERÀ DALLA DECISIONE DEL GIP, PREVISTA PER MERCOLEDI': SE IL GIUDICE NON ACCOGLIERÀ LE RICHIESTE DEI PM (CARCERE O DOMICILIARI PER GLI INDAGATI), LA BUFERA PERDERÀ FORZA. VICEVERSA…

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER?