elezioni 2018

LE ELEZIONI DEI NON-LEADER: RENZI È DISPERATO E DEVE DIRE CHE GENTILONI 'C'È', SILVIO LANCIA TAJANI E DI MAIO RITRASCINA GRILLO SUL PALCO: 'PARTITI SCIOLTI COME LA DIARREA' - CHI VOTA PD NON VUOLE PIÙ RENZI, CHI VOTA DI MAIO RIMPIANGE BEPPONE E CHI VOTA SILVIO LO AMA MA È INCANDIDABILE. GRASSO NON CHIEDE CONSENSI PER SÉ, MA CONTRO IL DUCETTO - NELLA FARSA, CI MANCAVA SOLO IL GIOCO DELLE PARTI: RENZI E BERLUSCONI GIURANO CHE NON FARANNO INCIUCI E SENZA UNA MAGGIORANZA SI TORNERÀ AL VOTO, GRILLO CHE SOGNA L'OPPOSIZIONE GRIDA: 'SIAMO PRONTI A GOVERNARE'. CI MERITIAMO QUESTA CLASSE DIRIGENTE

1.LA MOSSA FINALE DI RENZI: «PREMIER PD, C' È GENTILONI RESTO LEADER FINO AL 2021»

Alberto Gentili per 'Il Messaggero'

 

gentiloni renzi

Nessun passo indietro. Ma nell' ultimo giorno di campagna elettorale, in una lunga maratona tra tv, web, radio, e il comizio di chiusura a Firenze, Matteo Renzi fa un passettino di lato nella speranza di recuperare voti per il Pd: «Toglietemi di mezzo dal novero dei candidati premier. Non personalizzo più e sono orgoglioso di essere allenatore di una squadra di grande livello. C' è Gentiloni che ha fatto un ottimo lavoro, c' è Minniti che ha impresso una svolta nel campo dell' immigrazione e della sicurezza. Ci sono Delrio e Franceschini. Chiunque venisse indicato da Mattarella, a cominciare da Gentiloni, avrà il pieno sostegno del Pd».

VIGNETTA GIANNELLI - LA MARCIA ANTIFASCISTA DI RENZI E GENTILONI

 

Insomma, c' è Renzi ma «c' è soprattutto la squadra». Una mossa volta a evitare il bis del referendum costituzionale, trasformato in un plebiscito pro o contro di lui. Tant' è che il leader dem toglie dal tavolo le sue dimissioni in caso di sconfitta: «Sarò segretario fino al 2021, come deciso dalle primarie». E smentisce la voce che lo vorrebbe tentato, in caso di sconfitta, di mollare il Pd e creare un proprio partito come fece Emmanuel Macron in Francia: «Non mi piace l' idea di un' azienda privata che si trasforma in partito, non mi piace che uno è proprietario del simbolo.

 

Io credo ai partiti, non ho padrini e padroni. Il Pd ha mille difficoltà, ma si discute e si vota. Però rosico, con il 23% Macron governa».

 

«1° GRUPPO PARLAMENTARE» Il segretario dem fissa anche la linea del traguardo, per poter poi dare le carte nel dopo-elezioni: «Se ce la giochiamo bene nelle ultime ore il Pd può essere primo gruppo parlamentare. Già lo siamo, dai dati che ho, in Senato.

Puntate sul voto al simbolo del Pd più che al candidato: la differenza la faremo sul proporzionale. La partita tra noi e i Cinquestelle».

 

Ed è contro i grillini che Renzi in serata da Firenze lancia l' attacco più duro: «Caro Di Maio, ci hai insultato per anni e ora vuoi i nostri voti? Guarda questo popolo Di Maio: non lo avrai mai. Prima di votare te andiamo all' opposizione. Ma all' opposizione ci andrai tu, principe degli impresentabili. E l' unica strada che hai per governare è fare l' accordo con la Lega. Sappiatelo, amici del Sud. Chi vota cinquestelle fa vincere Salvini. Noi siamo la concretezza e la speranza.

gentiloni e renzi

 

La vostra era piazza vuota perché una piazza non si falsifica come un sondaggio, come un bonifico. Finirà come nel 2014, caro Grillo. Voi siete la violenza dell' insulto e la paura, noi siamo la speranza è la concretezza».

 

Poi Renzi lancia un ultimo, accorato, appello agli indecisi: «Occhio, queste elezioni sono uno spartiacque tra chi vuole andare avanti, far crescere il Paese e chi vuole andare verso un estremismo dannoso per l' Italia. Non credete agli apprendisti stregoni e a chi racconta barzellette. Salvini e Berlusconi parlano di flat tax ma per primi sanno che non si può fare. Il reddito di cittadinanza dei Cinquestelle? Puf, da lunedì non ci sarà più. Noi non promettiamo misure shock o irrealizzabili, ma cose concrete».

 

Sulla stessa linea Gentiloni e Marco Minniti. Dice il premier: «Vogliamo raccogliere i buoni frutti del lavoro fatto in questi anni per tirarci fuori dai guai o vogliamo buttare tutto a mare? Chi promette la luna porta in fondo al burrone». E afferma il ministro degli Interni: «Stiamo attenti a non riportare indietro l' orologio del Paese. La posta in gioco è altissima».

 

MARCO MINNITI E MATTEO RENZI

Renzi, nell' ultimo giorno, non perde l' occasione per tornare a escludere un patto con Berlusconi: «E' una barzelletta. Le larghe intese le fece Bersani, non io. E il Pd non farà mai un governo con gli estremisti. Le frasi di Salvini fanno paura». E soprattutto piccona la «fanta-squadra del fanta-governo» presentato da Di Maio: «E' un boomerang.

All' Istruzione ha messo uno favorevole alla nostra riforma della scuola, all' Interno una che ha detto sì al referendum. Siete più tranquilli se al Viminale ci sta Minniti o una criminologa che nessuno conosce ed è buona solo per Porta a Porta? Per l' Economia c' è da scegliere tra un professore semi conosciuto e Padoan e io non ho dubbi».

 

2.«I PARTITI SONO SCIOLTI COME LA DIARREA»

Francesco Specchia per ''Libero Quotidiano''

 

Nell' ultimo comizio elettorale milanese del 2013, in una gremitisisma piazza Duomo che inneggiava alla rivoluzione, i militanti grillini sbandieravano un cartello «Laocrazia!» (democrazia del basso popolo), mentre Beppe Grillo annunciava la vittoria contro Berlusconi. Non è praticamente cambiato nulla.

 

GRILLO DI MAIO CASALEGGIO

Ieri il revenant Grillo ha chiuso la campagna pentastellata dalla romana piazza del Popolo preannunciando via blog lo stesso concetto: «Siamo rimasti soltanto noi e Forza Italia, il Movimento si confronta con il più grande ed efficace spot pubblicitario dopo la Coca Cola di tutti i tempi», ha tambureggiato Grillo. Ci siamo imposti, con parole guerriere, di mandare a casa una casta occupante spazio. Il Movimento è nato su quelle parole guerriere e si è nutrito della saggezza migliore degli italiani: «Adesso siamo qui, a confrontarci con il lato più oscuro e nebbioso del carattere del nostro popolo. Diamogli l' ultima spallata», ha dichiarato.

 

Un' evocazione elettorale e una chiamata alle armi, titolata, appunto Parole guerriere di stampo tipicamente teatrale, usata anche nel comizio finale.

beppe grillo luigi di maio alessandro di battista contro la legge elettorale

Il testo è, oseremmo, dire, quasi brechtiano, e rispecchia quello sul palco. E sul palco, appunto, in una fredda serata sono sfilati i big del Movimento. Tra i migliori Alessandro Di Battista - primo attivista del Movimento non candidato - che si è prodotto in un comizio che passa dal concetto del «Re è nudo» (rivelando una frase di Fabio Fazio: «Non essere troppo crudo, il Paese è felice c' è appena stato Sanremo») a quello dell' «Adottate uno scettico».

 

Ma la chiusura è stata sempre quella di Grillo, con frasi affabulanti tipo: «Noi siamo il paradosso vivente della politica mondiale. Abbiamo iniziato col piacere di fare qualcosa per gli altri e continuiamo». O «i partiti si sono sciolti in una diarrea nauseante si sono tutti trasformati in movimento e l' unico partito in Italia ormai siamo noi.Ora possiamo andare lì e cambiare le cose».

GRILLO DI MAIO E DI BATTISTA A GIULIANOVA

 

O sulla sparizione del «Vaffa»: « Il Vaffa rimarrà, magari piccolo, un Vaffino da mettere sulla macchina: ricordati il tuo primo Vaffanculo...». Finale quasi kennedyano: «La vera filosofia della politica non è fare cose straordinarie, ma impedire che si facciano delle cazzate. La nostra grande vittoria è che li abbiamo costretti ad inseguirci sul nostro programma». Infine la chiusura del cerchio: «Personalmente io voto Berlusconi, devo manternere il mio matrimonio e raddoppiare il cubaggio della casa. .». E lancia Di Maio for president. La percezione, dichiarata, è quella del «vogliamo stravincere»...

 

 

3.BERLUSCONI E SALVINI LITIGANO SU TAJANI E ATTACCANO I 5STELLE

Da 'il Fatto Quotidiano'

 

Il virtuale candidato"presidente" incandidabile chiude la campagna elettorale nel luogo che gli è più proprio: la televisione. Da Porta a Porta su Rai1 a Bersaglio Mobile su La7 fino al suo Tg5, Silvio Berlusconi passa la giornata - come gli altri - in televisione.

 

BERLUSCONI TAJANI

 Lo schema del leader di Forza Italia, nelle ultime ore di propaganda, è stato quello di aumentare la potenza dell' attacco nei confronti dei Cinque Stelle e di rendere solida l' investitura a premier di Antonio Tajani, non proprio condivisa con entusiasmo all' interno della coalizione di centrodestra. Ieri mattina, dunque, Berlusconi ha ricevuto a Palazzo Grazioli a Roma il presidente del Parlamento europeo: "La scelta di Tajani è un mio successo personale, in Europa è la persona più apprezzata e più stimata da tutti".

 

Matteo Salvini sogna il sorpasso della Lega ai danni di Forza Italia e chiude la campagna col candidato del centrodestra (e del Carroccio) Attilio Fontana alla regione Lombardia: "Tajani? Chi lo vuole, voti Forza Italia. Il derby è tra me e Renzi. Lui è il passato, io sono il futuro. Ora tocca agli italiani".

BERLUSCONI ED IL SUDORE DI SALVINI

 

 

4.GRASSO: «MAI COL PD» E CHIUDE AI 5 STELLE

Veronica Passeri per 'il Giorno - il Resto del Carlino - la Nazione'

 

Il comizio finale di Liberi e Uguali va in scena a Palermo, in una piazza Verdi dove non c' è la folla che ci si aspettava (un migliaio), ma Pier Luigi Bersani, uno più politicamente navigato di Pietro Grasso, non molla l' ottimismo: «Avremo un risultato a macchia di leopardo in giro per il Paese ma ci abbiamo preso». Nessuna asticella perché «c' è un popolo di centrosinistra che si è disperso e ne abbiamo recuperato un bel po'». Il 'come' sta nel Dna del partito ed è la promessa che Grasso rilancia: mai con la destra.

berlusconi salvini meloni fitto

 

Le ragioni sono legate a identità e proposte a cominciare dalla flat tax che Nicola Fratoianni definisce «un' offesa alla Costituzione» all' idea di Mezzogiorno che, spiega Roberto Speranza, «non ha bisogno di salvatori della patria, ma di persone perbene, serie, competenti». Grasso ribalta il tema del voto utile, caro al segretario dem Matteo Renzi, «un bau bau inventato dal Pd» per dirla alla Bersani: «Per impedire un governo Renzi-Berlusconi e non consegnare il Paese alla destra o al M5S l' unico voto utile è quello per Leu». Pippo Civati definisce il voto utile «il più stupido degli argomenti elettorali di tutti i tempi. Non votate i furbi, i trasformisti, chi prende voti a sinistra per portarli a destra, non votate i tattici e gli utili».

 

In una campagna elettorale fatta di «promesse irrealizzabili e bugie» Grasso traccia la mappa della disponibilità post 4 marzo: «Nessun governo con la destra» se manca la maggioranza «pronti a sederci a un tavolo parlamentare per fare una legge elettorale», ma «solo questo». Nessun governo di scopo, no alle larghe intese e no anche allo scenario che il candidato premier del M5s Luigi Di Maio va ripetendo da giorni: presentare, ove non vi sia una maggioranza, ma da primo partito del Paese, 3-4 punti di programma per l' Italia e vedere chi ci sta. «Prima i 5stelle non volevano alleanze con nessuno, ora le vogliono con tutti, ma alle loro condizioni: così non si fanno le alleanze», dice Grasso La lista dei ministri grillini? Una «mossa propagandistica». Renzi che non lascia se perde le elezioni?

renzi grasso mattarella

«Promessa o minaccia?».

 

 

5. PALAZZO SOTTOSOPRA GLI ANTI-SISTEMA VOGLIONO GOVERNARE

Francesco Verderami per il ''Corriere della Sera''

 

È un mondo alla rovescia: i partiti tradizionalmente di governo rimarcano l' ipotesi di fare opposizione, mentre le forze considerate anti-sistema preannunciano senza remore il loro avvento a Palazzo Chigi.

 

Il mood dell' ultima settimana di campagna elettorale, depurata dalle promesse irrealizzabili, ha proposto uno scambio di ruoli tra i leader che non ha precedenti nella storia repubblicana. C' è infatti un' evidente simmetria tra la narrazione di Renzi, nella quale risalta la tesi che «se il Pd non sarà primo partito staremo all' opposizione», e le esternazioni di Berlusconi, secondo cui sarebbe necessario «tornare subito al voto» se il centrodestra non ottenesse la maggioranza. Sono toni assai diversi dagli atti di Di Maio - che folkloristicamente ha già trasmesso la sua squadra di ministri al capo dello Stato - e dai modi con cui Salvini ha dato appuntamento alla prossima settimana «quando sarò il presidente del Consiglio incaricato».

BRUNETTA RENZI GRASSO BOLDRINI

 

C' è un motivo se il Palazzo appare sotto-sopra e se le forze storicamente di governo tendono a estremizzare le loro posizioni: cercano in qualche modo di entrare in sintonia con quel pezzo di Paese descritto in uno studio riservato di Swg che va avanti da 15 anni. Rispetto al 2002 è un' altra Italia, che non solo in larga maggioranza è diventata anti-europeista e si sente esclusa, ma che soprattutto torna a spingere verso la radicalizzazione. È un fenomeno che aveva raggiunto l' acme sul finire del 2013 ma che da allora si era progressivamente affievolito. Oggi invece, dinnanzi alla scelta se proseguire sulla strada delle riforme o puntare verso soluzioni più rivoluzionarie, la forbice è tornata a ridursi: 48% contro 40%.

 

Così si può spiegare il motivo per cui le forze che hanno cavalcato per anni il malcontento oggi ostentano buonismo, perciò Salvini ha posteggiato la ruspa e Grillo per conto di Di Maio ha chiuso l' epopea del «vaffa». In ogni caso tutti i partiti avvertono la sensazione di trovarsi alla vigilia di un altro 1994, all' azzeramento delle categorie tipiche della Seconda Repubblica, prefigurando l' assenza iniziale di un equilibrio stabile. Ce n' è un riscontro nei report di Swg, dove si nota come e quanto sia cambiata la mappa delle identità politiche in cui si riconoscono oggi i cittadini. Il punto è che, rispetto a ventiquattro anni fa, il prossimo rischia di essere un Parlamento di sole opposizioni, ultimo lascito del vecchio bipolarismo muscolare.

 

In questo quadro l' obiettivo di Di Maio era e resta quello di «trovarsi al centro di ogni schema»: come a un tavolo di poker, confida di ottenere dalle urne una scala bilaterale da giocarsi nelle trattative di Palazzo. La speranza del leader grillino è per converso la vera preoccupazione di Berlusconi: l' altro ieri si è rabbuiato alla lettura di alcuni dati, temendo che M5S possa tentare di costruire una maggioranza insieme a Leu e a un Pd «derenzizzato». E il giorno prima - alla Tribuna di Raiparlamento - tra il serio e il faceto ha detto che «un governo Di Maio-Salvini sarebbe una tragedia»: «Se così fosse, inviterei familiari e amici in un' isola lontana dove ho un residence capace di ospitare un centinaio di persone».

GRILLO E DI MAIO

 

In attesa che il risultato elettorale dia le carte, c' è un aspetto importante reso noto dal Cavaliere durante la sua partecipazione a Matrix: «Il centrodestra ha deciso che alle consultazioni non andrà in ordine sparso. Al Quirinale saliranno insieme i capigruppo e i leader di tutti i partiti della coalizione». Sarà l' occasione per mostrarsi uniti ma anche un modo per marcarsi.

 

Perché se Salvini sostiene che «con Berlusconi è preferibile avere carte scritte», anche Berlusconi nutre sospetti e soffoca a stento il disappunto: «Capisco che il Rosatellum ha portato ognuno a cercare voti per sé - ha confidato l' altra sera al termine dell' ennesima intervista televisiva - ma le continue polemiche ci hanno penalizzato. E io di polemiche con gli alleati non ne ho fatte...».

 

Alla vigilia della sfida per lo «scudetto» è evidente quali siano state le squadre in campo. Renzi e Berlusconi si sono appellati agli elettori usando persino la stessa battuta contro i grillini: «Sono la serie C».

Di Maio e Salvini si sono invece divisi il compito di attaccare il Cavaliere e il leader del Pd. Eccolo il mondo alla rovescia.

 

 

Ultimi Dagoreport

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…