vincenzo de luca elly schlein

ELLY A PEZZI – NON CI SONO SOLO L’AGGUERRITA MINORANZA DI BONACCINI & GUERINI E LE MOSSE DEL DUPLEX FRANCESCHINI-BOCCIA, CHE COME DAGO DIXIT, SI FANNO IL LORO CORRENTONE PER PREPARARSI AL DOPO SCHLEIN, LA SEGRETARIA MULTIGENDER DEVE FARE I CONTI ANCHE CON LA GRANA DE LUCA. IL GOVERNATORE CAMPANO, NONOSTANTE IL NO AL TERZO MANDATO DI ELLY, SI CANDIDERÀ COMUNQUE UN’ALTRA VOLTA COME PRESIDENTE DELLA REGIONE CAMPANIA. E GIA’ PREPARA LA CAMPAGNA. PIÙ SCHLEIN SI INDEBOLISCE E LOGORA, PIÙ LUI SI RAFFORZA - DAGOREPORT

DAGOREPORT

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dagoreport-pd-scoppia-guerra-dopo-elly-ndash-voto-368612.htm

 

 

DE LUCA-SCHLEIN

vincenzo de luca infuriato 8

Estratto dell’articolo di Fabrizio Roncone per napoli.corriere.it

Aggiornamento sui rapporti tra De Luca e Schlein: come procedono? Inutile perdersi in preamboli. Non procedono. E nemmeno si può scrivere che si siano interrotti. 

 

(...) 

L’ultima volta che Elly ha parlato in modo comprensibile è stata anche la prima: accadde il giorno in cui fu incaricata di guidare il Pd, eravamo alla Nuvola di Fuksas, a Roma, all’Eur, tra vuoti architettonici voluti e altri che poi si sarebbero rivelati, politicamente, inattesi, e tragici.

 

elly schlein

Comunque: lei andò giù dura, denunciando la malvagia presenza di certi cacicchi all’interno del partito (...) De Luca può togliersi dalla testa di essere candidato per un terzo giro, De Luca ha chiuso, De Luca anche basta.

 

Il Granduca della Campania

E così arriviamo al punto politico della faccenda. Perché Vincenzo De Luca non è un semplice e temibile cacicco dem, uno degli ultimi veri signori del consenso e delle tessere. E non è nemmeno un potente governatore. È molto di più. De Luca è il Granduca di Campania.

 

(…) Può, uno così, essere spaventato da Elly Schlein? Francamente, no.

 

vincenzo piero de luca

Infatti fu Elly che uscì piuttosto turbata dal primo incontro che ebbe con lui nel giugno scorso, a Napoli, dopo l’assemblea di Articolo 1. Nessuno ha mai saputo cosa le abbia detto, di preciso, De Luca.

 

Ma tutti sappiamo cosa aveva fatto lei prima di presentarsi al colloquio: per cominciare, gli aveva spedito in questa regione addirittura due commissari (l’ex segretaria della Cgil, Susanna Camusso, con il compito di ripulire Caserta, luogo — dicevano — di strepitosi intrallazzi alle ultime primarie; e Antonio Misiani — senatore bergamasco: schiaffo doppio — a controllare l’intero territorio, Napoli compresa). Poi, a Montecitorio, se l’era presa con il figlio Piero, il Piero De Luca che, da vice-capogruppo, un pomeriggio s’era di botto ritrovato retrocesso al ruolo di segretario d’aula. Cosa può aver soffiato De Luca ad Elly quando se l’è finalmente trovata davanti? Sugli appunti resta solo Elly che esce dall’incontro a testa china, livida, con le pupille che girano come se avessero appena messo a fuoco un drago.

 

Verso le Europee

VINCENZO DE LUCA ALLA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI RAI

De Luca, da quel pomeriggio, ogni volta che può, dice e ripete che lui si candiderà comunque un’altra volta, con il Pd o da solo, poi deciderà (lui, non lei), e lo dice tra allusioni e metafore, le sue metafore piene di zolfo, minacciose, in quel situazionismo magnetico del suo personaggio eccessivo e visionario, intimidatorio e grottesco, meraviglioso e — su questo c’è poco da discutere, sono fatti — di solito vincente. La scena, fotografata in questo momento, è perciò piuttosto nitida.

 

C’è Elly alle prese con i sondaggi (il Pd, da qualche settimana, inizia ad essere strutturalmente sotto la soglia psicologica del 20%) nel gelo del Nazareno, tra i silenzi preoccupati dei colonnelli dem che l’hanno voluta al comando del partito e con le angosce, le ansie, i dubbi profondi e laceranti della minoranza che sta lentamente diventando maggioranza: tutti ad interrogarsi sul destino crudele di essere ormai condannati ad affrontare le prossime Europee con una segretaria incerta sui temi fondamentali — guerra, economia, lavoro — eppure ancora molto piena di sé, sprezzante delle critiche, e persino di chi, deluso e amareggiato, abbandona il partito.

elly schlein

 

E poi c’è lui, Enzo De Luca: che — a differenza degli altri — da Elly e fino alla Meloni e a Salvini, a Renzi, a Calenda, tutti già in campagna elettorale pensando a giugno e a Bruxelles, osserva e procede invece nella sua, personale campagna di propaganda. Quella per le elezioni regionali. Che arriveranno dopo le Europee. Così, in conclusione, nei mesi che verranno sappiamo di poter contare su due certezze: più Elly si indebolisce e logora, più lui si rafforza. E tanto più si rafforza, tanto più farà quello che gli viene meglio. L’imitazione di Crozza.

 

 

vincenzo de luca infuriato 1elly schlein

 

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