giorgia meloni ursula von der leyen emmanuel macron donald tusk olaf scholz

GIORGIA & URSULA, APPESTATE D’EUROPA – EMMANUEL MACRON E OLAF SCHOLZ HANNO STRETTO UN PATTO DI FERRO CON IL POLACCO DONALD TUSK, CON L’OBIETTIVO MANCO TROPPO NASCOSTO DI EMARGINARE LA DESTRA DELLA MELONI E OSTACOLARE LA RIELEZIONE DI VON DER LEYEN ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA – OGNUNO HA LE SUE BUONE RAGIONI PER OPPORSI AL DUO DI COFANE BIONDE, CHE NEGLI ULTIMI MESI SONO DIVENTATE INSEPARABILI, AUTO-ISOLANDOSI DALL’EUROPA CHE CONTA…

1. GIORGIA E URSULA, LA «STRANA COPPIA» CHE AGITA LA SINISTRA

Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

EMMANUEL MACRON - DONALD TUSK - OLAF SCHOLZ

[…] per quanto la premier si sforzi di spiegare che «è scontato avere buone relazioni con tutti per portare a casa risultati», il suo rapporto con «Ursula» è fattore di polemica. A Bruxelles raccontano che la ruggine si sia ammucchiata con l’andare del tempo. Che Emmanuel Macron si sia legato al dito il viaggio di von der Leyen con Meloni in Tunisia. Che Olaf Scholz non abbia gradito il via libera all’Italia per il centro migranti in Albania.

 

Che sia stata mal sopportata la «visita congiunta» all’egiziano Al Sisi, dove infatti Francia e Germania hanno mandato una delegazione minore. Tanto che la premier una volta sbottò: «Ma che rosicano?». E l’interrogativo se ne porta appresso un altro nel Palazzo: è Meloni che si è europeizzata o è von der Leyen che si è melonizzata? […]

 

giorgia meloni ursula von der leyen vertice italia africa

2. MACRON-SCHOLZ-TUSK UN PATTO PER ISOLARE VON DER LEYEN E MELONI

Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

 

Una nuova alleanza. In grado di determinare i rapporti di potere all’interno dell’Unione Europea. Di scegliere i nuovi vertici dell’Ue, a cominciare dalla Commissione, di ridimensionare le chance a favore di un bis di Ursula von der Leyen ed emarginare la destra, compresa quella di Giorgia Meloni.

 

giorgia meloni ursula von der leyen kiev

Il “Triangolo di Weimar”, il gruppo di cooperazione tra Francia, Germania e Polonia, sta diventando qualcosa di più di un semplice accordo di collaborazione. Un patto per guidare e orientare politicamente l’Unione nel prossimo futuro. Con poche simpatie per l’attuale squadra di comando di Palazzo Berlaymont e molti sospetti nei confronti del governo Meloni.

 

Se meno di due anni fa nasceva sul treno verso Kiev il “Triangolo Draghi-Macron-Scholz”, quell’intesa è ormai dimenticata e l’Italia non fa più parte del blocco di leadership europeo. Un ridimensionamento consistente per Roma.

 

Macron Scholz Tusk

Non è un caso che il Triangolo di Weimar sia tornato a riunirsi dopo una pausa di oltre tredici anni. Il presidente francese, il Cancelliere tedesco e il nuovo premier polacco Tusk hanno rispolverato un vecchio accordo proprio per creare in Europa un nuovo equilibrio. In primo luogo sulla guerra in Ucraina, ma il patto si sta spostando a tutto il resto.

 

[…] Un “feeling” che prende spunto dalla circostanza che la Polonia sta diventando un punto di riferimento della Nato in Europa. Basti pensare che è tra i pochi partner che rispettano il contributo del 2 per cento del Pil per le spese militari. Varsavia è addirittura al 3,92 per cento. Più degli Usa. E non è un caso che la settimana scorsa i ministri degli Esteri dei tre paesi abbiano firmato un editoriale con un chiaro obiettivo: fermare il fronte pro-Putin delle destre del Vecchio Continente. «Non possiamo permettere alcuna “zona grigia”», scrivevano il 3 aprile scorso.

 

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN A FORLI

I governi di Parigi, Berlino e Varsavia stanno diventando dunque la traslazione plastica della maggioranza europeista che fino ad ora ha prevalso nell’Europarlamento: Liberali, Socialisti e Popolari. Con poca simpatia nei confronti di Ursula von der Leyen. Per motivi diversi. Il presidente francese, che l’aveva indicata cinque anni fa, si sente tradito dalle sue ultime mosse e ritiene che per affrontare i prossimi cinque anni serva un candidato più “pesante”. Addirittura all’ultimo Consiglio europeo aveva delineato l’identikit di un “tecnico”.

 

Il Cancelliere, in qualità di leader della Spd, non è pronto a fare le barricate per la sua connazionale e sa che senza di lei può concedere ai suoi alleati Verdi una poltrona da Commissario Ue. Il premier polacco non sopporta le concessioni fatte dalla Commissione ad alcun leader di destra, in primo luogo Meloni, che non hanno ambiguamente tagliato i rapporti con i fronti filorussi, in particolare quello dell’ungherese Viktor Orban.

 

EMMANUEL MACRON - OLAF SCHOLZ - DONALD TUSK

La presidente della Commissione ha iniziato così a capire che la linea seguita fino ad ora sta compromettendo la corsa alla conferma. Ieri, allora, ha aperto la campagna elettorale in Grecia con il premier popolare di Atene Mitsotakis.

 

«Gli amici di Putin qui in Europa – ha sottolineato - stanno cercando di riscrivere la nostra storia e di sabotare il nostro futuro, come populisti o demagoghi, che si tratti dell’AfD in Germania o del Rassemblement National in Francia, di Konfederacia in Polonia o altri: i nomi possono essere diversi ma il loro obiettivo è lo stesso, calpestano i nostri valori e vogliono distruggere la nostra Europa. Non permetteremo mai che accada».

 

EMMANUEL MACRON - OLAF SCHOLZ - DONALD TUSK

Ma il feeling con la presidente del Consiglio italiano […] si sta rivelando controproducente. E infatti Antonio Tajani, ministro degli Esteri influente tra i popolari europei, inizia a usare prudenza: «Il Ppe ha votato al congresso, e suggerisce il nominativo di Ursula von der Leyen. Ma per il trattato non esiste ancora un candidato. È molto presto per capire come andranno a finire le cose».

 

E Giorgia Meloni […] sta comprendendo che potrebbe non essere più il cavallo vincente. E anzi che il processo della sua emarginazione nelle procedure decisionali di Bruxelles sta diventando allarmante. Le recenti proteste dell’Eurocamera nei confronti degli accordi siglati con la Tunisia e l’Egitto nell’entusiasmo della leader di Fdi sono stati solo l’ultimo avvertimento.

giorgia meloni ursula von der leyen a lampedusa 3justin trudeau giorgia meloni volodymyr zelensky ursula von der leyen alexander de croo ursula von der leyen stefano bonaccini gian luca zattini francesco paolo figliuolo giorgia meloni giorgia meloni e ursula von der leyen sorvolano l emilia romagna alluvionata 2URSULA VON DER LEYEN - GIORGIA MELONI - OLAF SCHOLZ

Ultimi Dagoreport

matteo salvini luca zaia giorgia meloni

DAGOREPORT – COSA SI SONO DETTI GIORGIA MELONI E LUCA ZAIA NELL'INCONTRO A PALAZZO CHIGI, TRE SETTIMANE FA? - TOLTA SUBITO DI MEZZO L'IDEA (DI SALVINI) DI UN POSTO DI MINISTRO, LA DUCETTA HA PROVATO A CONVINCERE IL “DOGE” A PRESENTARE UNA SUA LISTA ALLE REGIONALI IN VENETO MA APPOGGIANDO IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA (ANCORA DA INDIVIDUARE) - MA TRA UNA CHIACCHIERA E L'ALTRA, MELONI HA FATTO CAPIRE CHE CONSIDERA ZAIA IL MIGLIOR LEADER POSSIBILE DELLA LEGA, AL POSTO DI UN SALVINI OSTAGGIO DELLE MATTANE DI VANNACCI – UN CAMBIO DI VERTICE NEL CARROCCIO EVOCATO NELLA SPERANZA CHE IL GOVERNATORE ABBOCCHI ALL’AMO...

elly schlein giorgia meloni beppe sala ignazio la russa maurizio lupi marcello viola

DAGOREPORT - NESSUNO VUOLE LE DIMISSIONI DI BEPPE SALA: DA SINISTRA A DESTRA, NESSUN PARTITO HA PRONTO UN CANDIDATO E TRA POCHI MESI A MILANO COMINCIANO LE OLIMPIADI MILANO-CORTINA – MA SALA VUOLE MANIFESTARE ALL'OPINIONE PUBBLICA UNO SCATTO DI DIGNITÀ, UN GRIDO DI ONESTÀ, UNA REAZIONE D'ORGOGLIO CHE NON LO FACCIA SEMBRARE  ''LU CIUCCIO 'MIEZZO A LI SUONI'' - L’UNICO A CHIEDERE IL PASSO INDIETRO DEL SINDACO È IGNAZIO LA RUSSA, CHE INVECE UN CANDIDATO CE L’HA ECCOME: MAURIZIO LUPI. METTENDO SOTTO LA SUA ALA IL PARTITO DI LUPI, "NOI MODERATI", ‘GNAZIO SOGNA IL FILOTTO: CONQUISTARE SUBITO IL COMUNE DI MILANO E NEL 2028 LA REGIONE LOMBARDIA – MOLTO DELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA DIPENDERÀ DALLA DECISIONE DEL GIP, PREVISTA PER MERCOLEDI': SE IL GIUDICE NON ACCOGLIERÀ LE RICHIESTE DEI PM (CARCERE O DOMICILIARI PER GLI INDAGATI), LA BUFERA PERDERÀ FORZA. VICEVERSA…

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER?