ilario di giovambattista enrico michetti carlo calenda

FAR WEST CAPITALE – CALENDA CONTRO LO SPEAKER DI “RADIO RADIO” ILARIO DI GIOVANBATTISTA: “HA DETTO CHE MI ‘SFONNA’, IN SENSO FISICO, PERCHÉ NON SI PUÒ PRENDERE IN GIRO MICHETTI”. IN COMPENSO LUI INVITA LETTA A DARE UNA “PEDATA NELLE CHIAPPE” AL LEADER DELLE SARDINE MATTIA SANTORI – “LIBERO”: “È ASSAI DIFFICILE CHE DIVENTI SINDACO DI ROMA, MA COMUNQUE VADA PER CARLO CALENDA È GIÀ UN SUCCESSO. IL SUO PROFILO DI SECCHIONE ENERGUMENO SI STAGLIA ORMAI TUTTI I GIORNI SUI MEDIA D'OGNI ORDINE E GRADO, COME UNA FIGURA A METÀ TRA OBELIX ED ERNESTO NATHAN”

1 - DALLE PEDATE A «TI SFONDO» L'ATMOSFERA DA FAR WEST DELLE COMUNALI DI ROMA

ilario di giovambattista

Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”

 

Mancava l'immancabile « te sfonno !», «ti sfondo!», che spesso viene urlato da un'auto in movimento, ciliegina sulla torta di un accenno di rissa per un parcheggio. Ed è arrivato anche quello, non da un'automobile ma su Twitter.

 

ilario di giovanbattista enrico michetti foto di bacco

«Questo improbabile Ilario Di Giovanbattista di Radio Radio ha detto che "sfonna Calenda", in senso fisico, perché non si può prendere in giro Michetti», ha scritto dal suo account Carlo Calenda in persona, paventando la possibilità che il direttore editoriale della radio di cui il suo rivale Enrico Michetti è una specie di The voice con l'articolo determinativo, Radio Radio appunto, lo avesse minacciato nientemeno che fisicamente. Il tempo che Di Giovanbattista negasse con fermezza - «È sconcertante che si parli di minacce fisiche» - e la rissa ripartiva, stavolta con Calenda all'attacco, pronto a sfonnare , politicamente s' intende, la candidatura di Pippo Franco con Michetti e il sostegno di Massimo «Viperetta» Ferrero a Virginia Raggi.

carlo calenda

 

Nel silenzio generale che avvolge le campagne elettorali delle altre città che si avvicinano al voto di ottobre, a Roma c'è il chiasso della classe turbolenta, che in un corridoio di scolaresche quiete si sente ancora di più. Memori della prima regola dell'onesto oratore tramandata nei decenni dal compianto Gianfranco Funari (« Se uno è stron.o non je puoi di' ch' è stupidino, je devi di' stron.o »), applicata nella contesa pre-elettorale della Capitale con una meticolosità che avrebbe fatto invidia persino al suo inventore, i candidati di Roma aboliscono l'eufemismo, lottano senza rete, colpiscono sotto la cintura.

 

massimo ferrero e virginia raggi foto di bacco

La settimana scorsa ci è finito in mezzo anche il leader delle Sardine, Mattia Santori, candidato del Partito democratico al consiglio comunale di Bologna, a cui Calenda ha indirizzato una metaforica «pedata nelle chiappe». Salendo più su nella geografia del corpo umano, quando ha sentito dire dalla Raggi che «Roma è una Ferrari che ho rimesso in pista», Gualtieri s' è abbandonato a un tormentato «fa uscire il fumo dalle orecchie!».

 

Calenda, invece, s' era concentrato sulla Ferrari: «Mi sa che è una 348, non entrano le marce». La Raggi, tempo prima, aveva risposto al sobrio «vai a casa» pronunciato dal leader di Azione, con un signorile «in tanti ricordano i tuoi fallimenti da ministro, da Ilva a Mercatone Uno ad Alitalia».

mattia santori con enrico letta e matteo lepore

 

Come in prossimità di una serie di fili scoperti, stavolta con ben visibile il cartello «Chi tocca muore» (sempre metaforicamente) e l'inquietante simboletto dello scheletro, il perimetro della contesa capitolina fa prendere la scossa a chiunque si avvicini da fuori. Prima ancora della «pedata sulla chiappa» al bolognese Santori, anche il beneventano Clemente Mastella - che avrebbe chiesto a Calenda i voti al Senato per sostenere l'operazione Conte ter - era stato «trattato» dal leader di Azione.

ilario di giovanbattista balla foto di bacco

 

«Anche io ho avuto l'onore di una telefonata del simpatico Mastella. Una roba tipo "tu appoggi Conte e il Partito democratico appoggia te a Roma". Scarsa capacità di valutare il carattere degli uomini», aveva segnalato l'ex ministro. E Mastella, di rimando: «Calenda? Un goffo pallone gonfiato al quale non ho fatto alcuna offerta. Era un gregario tanti anni fa e tale è rimasto. Sancho Panza non diventerà mai Don Chisciotte».

 

Qualcuno potrà immaginare che quattro candidati che a ragione o a torto sono convinti di poter superare il primo turno, in fondo, sono troppi per scongiurare l'atmosfera da saloon del Far West. E che al ballottaggio, chiunque vada, il clima sarà decisamente meno infuocato. In realtà, nei comitati dei singoli candidati, sono tutti convinti che il peggio debba ancora venire. E che verrà al secondo turno. D'altronde, come disse una volta Giulio Andreotti, che la sua città la conosceva fin troppo bene, «quando i romani erano solo due, uno uccise l'altro» .

 

ilario di giovambattista enrico michetti

2 - L'ENERGUMENO CALENDA È IL VERO INCUBO DEI DEM

Alessandro Giuli per “Libero quotidiano”

 

È assai difficile che diventi sindaco di Roma, ma comunque vada per Carlo Calenda è già un successo. Il suo profilo di secchione energumeno si staglia ormai tutti i giorni sui media d'ogni ordine e grado, come una figura a metà tra Obelix ed Ernesto Nathan: l'enorme gallo caduto da piccolo nella pozione magica di un villaggio celtico e il sindaco che ai primi del Novecento portò fra l'altro l'elettricità a Roma, assieme alla scolarizzazione di massa e alla medicina del territorio.

 

Calenda è l'immagine vivente di un'affascinante dismisura che fiorisce a sinistra e della sinistra è via via diventata l'incubo più temuto. Seguire le sue logomachie internettiane è uno spasso privato e un espediente pubblico con il quale i siti d'informazione guadagnano numerosi clic.

 

ULTIMA GIOIA

carlo calenda roberto gualtieri enrico michetti foto di bacco

Una delle ultime gioie ce l'ha donata sollecitando Enrico Letta a dare una «pedata nelle chiappe (metaforica)» al leader delle Sardine, Mattia Santori, anziché cooptarlo nelle liste del Partito democratico a Bologna: «...sono fatti vostri e non miei, ma candidare un ragazzotto senza arte né parte, che vuole darvi la sveglia e sorvegliare la vostra purezza ideologica ti sembra una buona idea?». I

 

carlo calenda

l ragazzotto l'ha presa male e ha invocato un'analoga pedata contro Calenda da parte degli elettori romani che in autunno dovranno pronunciarsi sul successore di Virginia Raggi in Campidoglio, ma intanto l'ex ministro dello Sviluppo si è guadagnato applausi a cielo aperto e soprattutto fra gli ultimi ceti riflessivi della sinistra.

 

Un simile copione è andato in scena intorno alla proposta rivoluzionaria concepita da Calenda per illustrare i fasti di Roma antica: un singolo polo museale dello Stato che accorpi le collezioni sparse nell'Urbe, se necessario sottraendole alla giurisdizione della sovrintendenza capitolina, in modo tale da offrire un percorso turistico alto e comprensibile.

ilario di giovanbattista edoardo vianello foto di bacco

Il primo a suggerire una soluzione del genere fu l'archeologo emerito Andrea Carandini, un gigante della materia oltreché raffinatissimo intellettuale oggi presidente del FAI (Fondo Ambiente Italiano); illeader di Azione ora rilancia e argomenta l'idea con maggior vigore e fa letteralmente impazzire la piccola, pigra e malmostosa casta professorale goscista, raccogliendo insulti dagli intellò fattoidi alla Tomaso Montanari e dalle più giovani scartine neolaureate in Lettere per forza d'inerzia.

 

Considerando che il lentissimo candidato sindaco del Pd, Roberto Gualtieri, pare abbia scopiazzato buona parte del voluminoso programma elettorale calendiano, non ci sarebbe nulla di male se il rivale da battere, Enrico Michetti (centrodestra), adottasse il progetto in questione: ne guadagnerebbero Roma con i suoi cittadini e i suoi milioni di visitatori forestieri.

CARLO CALENDA

 

Ma il punto vero è che il fenomeno Calenda travalica i confini del raccordo anulare e si colloca in quel centro ideale nel quale incrocia la navigazione di Matteo Renzi e dei dissidenti berlusconiani in cerca di un approdo nuovo. Non stiamo parlando di un movimento singolo o di un agglomerato catto-trasformista di sigle varie, quanto di un'intersezione di culture e sensibilità laiche, sviluppiste, orientate verso un patriottismo costituzionale che nobiliti e rilegittimi appieno la maestà delle istituzioni pubbliche nel quadro della religione civile edificata dai padri fondatori della Repubblica.

 

È ciò che il Calenda romanocentrico di oggi definirebbe "mos maiorum"; ed è esattamente quel che i partiti di sinistra non riescono più a incarnare da decenni, sperduti come sono nella difesa d'interessi costituiti, troppo spesso internazionali, e nell'autoconservazione di un potere privo di consenso e di strategie aggiornate.

 

SUPERMARIO

calenda renzi

 Insomma se il destino di Roma giace sulle ginocchia di Giove, la cui bilancia al momento sembra pendere a destra, non è infondato prevedere per Calenda un sempre più largo spazio politico di rilievo nazionale. In fondo, lui, che pure proviene dal Pd - è stato eletto europarlamentare guadagnandosi una caterva di voti - dopo i noti trascorsi montian-monte- zemoliani, sta offrendo petto e animo prorompenti nell'Italia di Mario Draghi in cui la via della competenza è tornata a incrociare quella della rappresentanza. Augurandoci tutti che le due rette si sovrappongano nell'interesse comune.

carlo calendaCARLO CALENDA

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