berlusconi toti gelmini

"FARSA ITALIA" A PEZZI - TOTI, ROMANI E GELMINI AVVISANO IL CAV: A GIUGNO CI SARÀ LA SCISSIONE - IN CANTIERE UN’ALLEANZA CON ALFANO E VERDINI - INTANTO PUNTANO A BOICOTTARE LA CANDIDATURA DI BERTOLASO - LA PASCALE E LA ROSSI AIZZANO SILVIO CONTRO I RIVOLTOSI: “TI VOGLIONO FAR FUORI”

GELMINIGELMINI

Tommaso Ciriaco per “la Repubblica"

 

Una clamorosa rivolta manda in pezzi Forza Italia. Il gruppo storico - capitanato da Giovanni Toti, Paolo Romani e Maria Stella Gelmini - è pronto ad abbandonare Silvio Berlusconi. Già il 6 giugno, appena ultimato lo scrutinio delle elezioni amministrative. Vogliono farsi un partito lontani da Arcore. Sperano di mandare definitivamente in pensione l’ex Cavaliere. E progettano un accordo con la galassia centrista che va da Angelino Alfano a Denis Verdini.

 

Nel frattempo, puntano a boicottare la candidatura di Guido Bertolaso al Campidoglio. «Con lui in campo - scrivono in un documento riservato che circola nel partito certificheremmo la fine di Forza Italia. Alle amministrative rischiamo di mostrarci irrilevanti ».

 

TOTITOTI

Dal lato opposto della trincea, intanto, il cerchio magico di Francesca Pascale e Maria Rosaria Rossi reagisce aizzando l’ex premier contro i rivoltosi: «Ti vogliono fare fuori». Mai come in queste ore Berlusconi è un uomo solo. Stanco, distratto dagli impegni aziendali e occupato in un complicatissimo risiko familiare.

 

Oltre ai pretoriani di stanza a villa San Martino, sono rimasti con lui soltanto Renato Brunetta e qualche soldato semplice. La spina dorsale azzurra è arruolata tra i ribelli. Stendono documenti, elaborano piani d’emergenza durante riunioni carbonare.

 

Un partito nel partito che raccoglie big del calibro di Altero Matteoli e Antonio Tajani, quel che resta degli ex An, i parlamentari romani, buona parte dei lombardi, alcuni europarlamentari e parecchi peones. Sanno che le amministrative rischiano di trasformarsi in un bagno di sangue e contestano la linea isolazionista inaugurata dal Capo. «Così - l’ha avvertito in privato proprio Gelmini - finiremo per scomparire». La verità è che hanno già deciso, vogliono un divorzio non consensuale: «Una nuova fase».

BERLUSCONI BIANCOFIOREBERLUSCONI BIANCOFIORE

 

Nel piano dei congiurati il bersaglio grosso ha un nome e un volto: quello di Bertolaso. Con lui in campo, Forza Italia rischia di scomparire. Le percentuali accreditate dai sondaggi sono a dir poco imbarazzanti, come va ripetendo dietro le quinte Alessandra Ghisleri: gli ultimi report attestano gli azzurri al 6% nella Capitale. Per non parlare di Bologna, Torino e Napoli. «Presidente – ha avvertito Tajani alcuni giorni fa – così eleggiamo al massimo un consigliere per ogni città! ».

 

Ma qual è la strategia del correntone? L’idea originaria era di sposare l’avventura di Alfio Marchini, il ponte più veloce per agganciare l’area moderata di Verdini e Alfano, ma anche Fitto e Tosi. Convergenza su Marchini, dunque, e un centro nuovo di zecca per rilanciare quel che resta del berlusconismo.

 

Siccome la strada di un patto con l’imprenditore romano si è dimostrata più accidentata del previsto, i ribelli hanno aggiornato il piano. E visto che la priorità resta quella di nascondere l’ineluttabile sconfitta elettorale di Forza Italia con Bertolaso, la linea è cambiata: «L’importante - suggeriscono adesso a Berlusconi - è mollare Guido, anche a costo di sostenere Meloni».

 

BERLUSCONI BERTOLASOBERLUSCONI BERTOLASO

Non tutto, naturalmente, procede secondo i piani. Berlusconi conosce i rischi di un via libera alla leader di Fratelli d’Italia. La considera una devastante ammissione d’impotenza. Un accordo con Meloni, poi, è furiosamente osteggiato dal cerchio magico, che punta a tenere in piedi la candidatura di Bertolaso, considerato l’ultimo argine prima della resa del Capo.

 

Sul profilo personale di Instagram, la fidanzata dell’ex premier martella “Giorgia”: «È una fascista». Le dà man forte la new entry Silvia Cirocchi: anni fa ha sposato Elio Vito, adesso dà una mano proprio all’ex capo della Protezione civile sul fronte della comunicazione.

 

PASCALE ROSSIPASCALE ROSSI

Roma, intanto, mostra lo sfascio di Forza Italia. I dirigenti locali sono sulle barricate. E gli effetti diventano devastanti, come dimostra l’sms di fuoco inviato da Bertolaso al deputato romano Francesco Giro: «Smettila di parlare male di me in Giro», è il gioco di parole. Infuriato, quest’ultimo si è appellato all’ex Cavaliere: «Lui non è più il mio candidato!».

 

BERTOLASO BERLUSCONI MELONI MARCHINIBERTOLASO BERLUSCONI MELONI MARCHINI

L’ultima parola spetta naturalmente a Berlusconi. Poi verrà il momento di mettere ordine anche nei manifesti elettorali capitolini. Un esempio? Marchini continua a blandire l’ex Cavaliere, ma affigge gigantografie che recitano: «Libero dai partiti». Bertolaso rischia una disastrosa ritirata, ma da ieri la sua faccia campeggia sui muri di Roma. Per non parlare dei candidati di centrodestra al consiglio comunale: tappezzano la Capitale di 6x3, ma nel dubbio evitano di indicare quale sindaco sostenere.

BERLUSCONI GELMINI TOTIBERLUSCONI GELMINI TOTI

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…