FINI E D’ALEMA, QUESTIONE DI FEELING ( “FAREFUTURO” E “ITALIANIEUROPEI” FLIRTANO ALLA GRANDE ) - PAOLO MANCUSO IN POLE PER LA GUIDA DEL SISTEMA CARCERARIO - UN SALASSO CHIAMATO INPS: PER AGGIORNARE IL SOFTWARE DELL'ISTITUTO SERVONO 330 MLN € - PROTEZIONE CIVILE INFORNA ESPERTI: BEN 58 PER LA COMMISSIONE GRANDI RISCHI (BERTOLASO S’ERA FERMATO A 21) - IL SENSO DI ZAIA PER LA NEVE: LA REGIONE VENETO SGANCIA 968 MILA € PER LA MONTAGNA VENETA…

Da "Italia Oggi"

1 - FINI E D'ALEMA A BRACCETTO AD ASOLO, L'INCIUCIO RIPARTE DALLE FONDAZIONI
Le fondazioni Farefuturo e Italianieuropei a braccetto: gli antiberlusconiani Gianfranco Fini e Massimo D'Alema, lontano da Roma, in quel di Asolo, sono pronti a farsi vedere insieme e parlare di politica. «Forse Fini non ha ancora smesso di cambiare linea politica, e non è detto che alla fine della sua carriera si metta a fare il segretario del Partito democratico», dice un suo vecchio ex amico che lo conosceva fin dai tempi del Movimento sociale italiano, e che non lo ha voluto seguire nell'avventura di Futuro e libertà.

A guardare l'agenda del neo sessantenne presidente della Camera dei deputati, il sodale almirantiano di una volta non ha tutti i torti: il primo appuntamento da sottolineare, per Fini, porta la data del 13 gennaio, quando ad Asolo, in provincia di Treviso, incontrerà il leader del Partito democratico D'Alema. Nel Veneto guidato da un leghista doc come l'ex ministro per le politiche agricole e forestali Luca Zaia, il numero uno di Montecitorio parteciperà insieme all'ex presidente del consiglio alla quarta edizione dei Dialoghi asolani: in un workshop intitolato ‘La politica della crescita, la crescita della politica', organizzato congiuntamente dalla fondazione Farefuturo cara a Fini e dalla fondazione Italianieuropei che ha come dominus D'Alema, verranno coinvolti cento giovani under 35, chiamati a dire la loro sulla politica italiana.

E gli interventi che precederanno il duetto tra Fini e D'Alema prevedono le presenze dei fedelissimi di entrambi i leader: per il primo, tra gli altri, Mario Baldassarri, e per il secondo Andrea Peruzy. L'associazione Dialoghi asolani lo scorso anno aveva dato vita a Bassano a una manifestazione intitolata Dialogando, festival che registrò le assenze dell'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni, del presidente del Copasir D'Alema, del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. Forse tra qualche giorno saranno più fortunati, dato che le feste ormai saranno passate da un pezzo, e Fini ci tiene parecchio a incontrare D'Alema, lontano dai palazzi romani della politica. (Donato de' Bardi)

2 - DAP, MANCUSO IN POLE PER LA SUCCESSIONE DI IONTA
È partita la corsa per conquistare la carica di numero uno del Dap, il dipartimento per l'amministrazione penitenziaria: al vertice siede un magistrato di lungo corso come Franco Ionta, il cui mandato scade il prossimo 14 febbraio. La lista dei pretendenti annovera numerosi big della classe giudiziaria, ma a quanto si apprende da palazzo Chigi c'è un unico candidato in grado di conquistare quella poltrona: Paolo Mancuso.

Sarebbe un ritorno, per lui, dato che già conosce le stanze di largo Luigi Daga, dove viene guidato il sistema carcerario, per aver diretto il Dap quando il ministro della giustizia era Oliviero Diliberto. E, a quanto viene riferito sempre dagli uffici della presidenza del consiglio, Mancuso godrebbe dell'appoggio del Quirinale. Quando il sogno dei detenuti, invece, sarebbe quello di vedere alla guida del Dap il leader radicale Marco Pannella, l'unico politico che in tutta la sua vita ha lottato per migliorare la condizione carceraria.

Se Ionta prima di assumere l'incarico di capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e del Corpo di polizia penitenziaria, è stato procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Roma, ha fatto parte della Direzione distrettuale antimafia, diventando poi coordinatore di un pool di magistrati impegnato nella lotta al terrorismo nazionale e internazionale, Paolo Mancuso è noto oltre che per la sua carriera pure per essere il fratello di Libero, magistrato (in pensione) che alle primarie napoletane correva in nome della Sel di Nichi Vendola. Nel Dap nessuno vuole rilasciare ufficialmente commenti sul nome di Mancuso, ma appena viene indicato come il possibile successore di Ionta è difficile trovare qualcuno con la voglia di fare salti di gioia.

I problemi che da anni si trascinavano nel sistema penitenziario erano stati affrontati dall'attuale vertice, ma l'emergenza carceraria sembra non permettere di guardare al futuro con ottimismo: troppe le falle all'interno di un meccanismo che avrebbe bisogno innanzitutto di nuovi fondi, e che invece se li è visti scippare dal ministero dell'Interno. Per non parlare delle polemiche riguardanti i braccialetti elettronici (a proposito, da ambienti vicini al premier in via ufficiosa viene riferito che la convenzione con la Telecom, contestatissima in passato anche dall'attuale vicepresidente del Csm Michele Vietti, «è stata confermata per un altro settennato, fino al 2018»), che sono destinate a non finire mai. (Pierre de Nolac)

3 - INPS, SCATTA L'ALLARME INFORMATICO. SERVONO 330 MILIONI PER AGGIORNARE IL SOFTWARE DELL'ISTITUTO
Prima ci si sono messe le leggi approntate dal precedente governo. Poi è arrivata la manovra di Mario Monti, che sulla previdenza ha sparigliato le carte. In mezzo l'Inps, l'istituto di previdenza che di fronte a tutte queste novità normative si trova costretto ad aggiornare il suo sistema informativo per ricalibrare i vari servizi erogati ad assistiti e pensionati. Il fatto è, però, che questa necessità si sta trasformando per l'Inps in un autentico salasso. L'aggiornamento e lo sviluppo del software applicativo dell'istituto presieduto da Antonio Mastrapasqua, infatti, costerà caro: una somma che può arrivare fino a 330 milioni di euro.

Ma come è possibile? Semplice, dal momento che i cambiamenti, almeno secondo i calcoli dell'Inps, dovranno coinvolgere un po' tutto. E così via libera a una migliore gestione del portale e del contact center, alla revisione dell'architettura base del sistema informativo, a una migliore gestione e protezione dei dati, all'introduzione di nuove tecnologie di comunicazione come il Voip (in pratica le conversazioni telefoniche che viaggiano su internet) e a una più incisiva introduzione di strumenti come la Pec (posta elettronica certificata) e la firma digitale.

Per affrontare tutto questo bendidio l'Inps ha dovuto predisporre un bando di gara più lungo della Divina Commedia. All'interno dei relativi documenti gli uomini di Mastrapasqua premettono alcuni dettagli sull'Inps, tanto per far capire il perché di un macigno da 330 milioni. Nel disciplinare di gara, per esempio, si legge che «L'Inps gestisce un bilancio che è secondo solo a quello dello stato, con entrate e uscite per complessivi 430 miliardi di euro; assicura 20 milioni di lavoratori ed eroga 18 milioni di pensioni».

Per non parlare, poi, dei 13,5 milioni di pensionati che in Italia ricevono un assegno dall'istituto. Insomma, la struttura guidata da Mastrapasqua è effettivamente mastodontica. E sembra proprio che i documenti di gara vogliano dire questo: se è mastodontico l'istituto è inevitabile che sia mastodontico anche il valore di un bando di gara. Volendo azzardare un calcolo, si può dire che il nuovo software, nel caso in cui il costo risultasse effettivamente di 330 milioni di euro, arriverebbe a valere 24 euro per ciascuno dei 13,8 milioni di pensionati dell'Inps. Ma tant'è, l'istituto adesso dovrà prelevare dalle sue casse queste risorse.

Del resto per l'istituto gli ultimi mesi sono stati terribili, proprio a causa della necessità di andare incontro alle mille novità previdenziali introdotte per cercare di far quadrare i conti dello stato o migliorare la macchina amministrativa. Si pensi, tanto per fare un esempio, alla previsione della manovra Monti secondo la quale le pensioni superiori ai mille euro non potranno più essere pagate in contanti. Parliamo di un intervento, con altri, che in ogni caso impone una riorganizzazione a chi, come l'Inps, è appunto chiamato attivamente in causa all'interno del processo.

Il bando predisposto dai tecnici di Mastrapasqua si divide in sette lotti, uno per ogni servizio specifico da migliorare o da ricalibrare. Per esempio il lotto 1 ha un valore massimo di 48.167.306 euro ed è quello che riguarda la realizzazione ad hoc di applicazioni per il contact center e per gli utenti che si relazionano all'Inps attraverso il web. Tra l'altro, ironia della sorte, proprio per il contact center, circa un anno e mezzo fa, l'Inps aveva dovuto staccare un altro assegno pesante.

Per 100 milioni di euro, infatti, la struttura di Mastrapasqua aveva aggiudicato la gestione del servizio a Transcom e Visiant, scatenando peraltro le ire dell'Almaviva di Alberto Tripi che aveva provato ad aggiudicarsi il succulento appalto. Insomma, prima 100 milioni per assegnare la gestione del contact center, adesso fino a 48 milioni di euro per migliorarlo.

Fatto sta che la procedura è partita. Da precisare che in tutto, per la durata di 36 mesi, il costo del servizio di modifica del software applicativo può arrivare a valere, per la precisione, 333.222.807 euro. I documenti di gara, in ogni caso, puntualizzano che il valore complessivo del bando è di 249.917.105 euro, che in caso di proroga, appunto possono arrivare a valerne 330. (Stefano Sansonetti)

4 - PROTEZIONE CIVILE, BOOM DI NOMINE PER LA COMMISSIONE GRANDI RISCHI
Dopo gli errori fatti con il terremoto dell'Aquila, che ha visto gli esperti della Commissione rischi della Protezione civile sbagliare le previsioni sugli esiti delle scosse, si cambia registro. Al posto dei 21 componenti dell'era Bertolaso, la Commissione nazionale per la previsione e prevenzione dei grandi rischi sarà composta da 58 esperti. E potrebbe non essere finita: nell'ambito della spending review della spesa pubblica, a cui sta lavorando il ministro dei rapporti con il parlamento, Piero Giarda, anche la Protezione civile potrebbe essere costretta a un cambio di registro, questa volta però all'insegna dei tagli.

Le nomine della Commissione rischi sono state firmate (il decreto è ancora in attesa della registrazione da parte della Corte dei conti) a fine dicembre dal presidente del consiglio dei ministri, Mario Monti su proposta dal capo dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, che ha indicato in Luciano Maiani, ex presidente del Cnr, il presidente e in Giuseppe Zamberletti, figura storica della protezione civile, il presidente emerito.

Il vicepresidente sarà Mauro Rosi, professore ordinario di geofisica e vulcanologia all'Università di Pisa. La nuova struttura sarà articolata in cinque settori corrispondenti alle varie tipologie di rischio: il settore rischio sismico, il rischio vulcanico, quello meteo-idrologico e di frana, il rischio chimico-nucleare e trasporti. Questo per evitare che le riunioni siano poco produttive, che vengano coinvolti soggetti non esperti del singolo settore.

La Commissione, che durerà in carica 4 anni, è composta da rappresentanti dei Centri di competenza ( le realtà che forniscono al Dipartimento informazioni, dati, elaborazioni) e da altri esperti, con il compito di supportare il Dipartimento con pareri di carattere tecnico-scientifico su quesiti specifici. Quasi tutti gli esterni provengono dal mondo scientifico. E hanno avuto l'ok dei presidenti dell'Accademia nazionale dei Lincei e della Crui, rispettivamente Lamberto Maffei e Marco Mancini. Insomma, ci sono almeno sulla carta tutti i crismi della scientificità per evitare di farsi cogliere impreparati dalle emergenze.
Ma alla Protezione civile i cambiamenti non sembrano affatto finiti.

Se il cambio della commissione era un fatto dovuto, a breve il dipartimento potrebbe essere chiamato a fare i conti con una revisione complessiva dell'assetto nell'ambito della più ampia riorganizzazione della Presidenza del consiglio dei ministri. Eliminare dipartimenti che si sovrappongono per competenze, snellire le direzioni generali, ridurre il personale, rimettendo mano innanzitutto alla sovrabbondanza di comandati, è uno dei compiti che fa capo a Giarda, con l'obiettivo di ridurre i costi delle amministrazioni pubbliche. Ma c'è da scommettere che quando si tratterà di tagliare su Palazzo Chigi il sottosegretario alla presidenza, Antonio Catricalà, avrà un ruolo per niente secondario. (Alessandra Ricciardi)

5 - ZAIA FINANZIA LA MONTAGNA
Luca Zaia ha a cuore i monti. Ammonta a 968 mila euro l'impegno finanziario deciso dalla giunta regionale del Veneto a favore della montagna veneta. Nell'assestamento di Bilancio, ulteriori 250 mila euro sono andati alle Comunità montane per l'erogazione del premio annuo per la conservazione delle aree prative, di contributi per la manutenzione di superfici agricole e forestali abbandonate e di contributi per l'esecuzione di interventi di manutenzione a favore di infrastrutture e manufatti a utilizzazione collettiva. Alle Comunità montane sono stati inoltre trasferiti 140 mila euro per l'esercizio delle funzioni in materia di turismo per manutenzione e ripristino della segnaletica e messa in sicurezza dei sentieri alpini, delle vie ferrate e dei bivacchi di montagna. (Mario Nuzzi)

 

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