matteo renzi arabia saudita orologi arabo

FIRST REACTION, SHEIKH! - LUCA TELESE: “PER RENZI ESISTE UN ENORME CONFLITTO DI INTERESSE. UN LEADER INFLUENTE SUI DESTINI DEL GOVERNO AMMETTE ALLA LUCE DEL SOLE DI SVOLGERE UNA AZIONE DI LOBBYING RETRIBUITA DALL'ARABIA SAUDITA - E POI RENZI E' TORNATO PER LE CONSULTAZIONI MA AI COMUNI CITTADINI DI RIENTRO DA RIAD E' IMPOSTA UNA QUARANTENA FIDUCIARIA DI 14 GIORNI. ORA BISOGNA RICONSIDERARE LA POLEMICA SULLA DELEGA AI SERVIZI SEGRETI..."

 

 

 

Luca Telese per www.tpi.it

 

ARABIA VIVA

Matteo Renzi è sfortunato. E lo è così tanto che oggi, forse, anche la sua battaglia per togliere a Giuseppe Conte la delega ai servizi segreti acquista una nuova luce. Renzi è sfortunato perché da ieri – dopo il suo clamoroso discorso sul “nuovo Rinascimento Saudita” – esiste un enorme potenziale conflitto di interessi, per lui.

 

La notizia che arriva dall’America, infatti, è che il nuovo corso di Joe Biden in politica estera è iniziato con una sacrosanta cesura rispetto al passato: gli Stati Uniti decidono di tagliare la vendita della armi all’Arabia Saudita, e l’Italia sta seguendo (per fortuna) questa direttrice.

 

tony blinken joe biden

Una decisione, quella americana, annunciata dal nuovo segretario di Stato Antony Blinken, che ha definito questo gesto come “typical” per una nuova amministrazione. La drastica “revisione” è stata motivata dal numero uno della diplomazia americana con l’argomentazione che è resa “necessaria” dall’obiettivo di mettere al sicuro i nuovi “obiettivi strategici degli Stati Uniti”.

 

Bene, adesso fatevi una domanda: in che commissione siede a Palazzo Madama Matteo Renzi? In commissione Difesa. E ora fatevi un’altra domanda: se domani un qualsiasi senatore della maggioranza giallorossa o del centrodestra attento agli interessi nazionali – magari di Fratelli d’Italia – presentasse un nuovo e normalissimo ordine del giorno in Commissione per attuare immediatamente lo stop alla vendita di armi proposto dall’amministrazione Biden sull’Arabia Saudita, come voterebbe Renzi?

matteo renzi mohammed bin salman 1

 

La domanda non può avere una risposta scontata dopo la scoperta dei rapporti economici fra il leader di Italia Viva e gli enti sovrani sauditi. E soprattutto dopo che sono diventati noti i rapporti economici (e politici) tra il senatore di Pontassieve e la corona saudita. E – soprattutto – dopo l’intervista entusiastica e buffamente apologetica a “my friend, your royal highness” il principe ereditario Mohammad Bin Salman.

 

esecuzioni arabia saudita 2

È mai accaduto che si conoscessero i rapporti così stretti e remunerati di un singolo membro del Parlamento italiano con una potenza straniera? In Italia no. E qui il tema non è più solo quello, pur gravissimo, del rapporto con un Paese che non rispetta i diritti civili, che muove guerre, che non rispetta i diritti dei lavoratori, che si regge su una teocrazia misogina dove sono violati i diritti delle donne.

 

Qui il vero tema è che un leader influente (come stiamo vedendo) sui destini di un governo, ammette alla luce del sole di svolgere una azione di lobbying retribuita da un altro Stato.

MATTEO RENZI – INTERVISTA CON BIN SALMAN

 

Fra l’altro, il compenso di Renzi, non è limitato alla sua attività di conferenziere, e quindi ad un singolo evento, come si era pensato in un primo tempo. A Riad l’ex premier è diventato un animatore della cosiddetta “Davos del deserto” (Riad ha preso come modello la città svizzera dove si tiene il Forum economico mondiale) organizzata dalla Future Investment Initiative (Fii).

 

E Renzi siede nel Board di questa organizzazione – pagato (80mila euro l’anno) – che gli garantisce anche un prezioso imprimatur per gestire relazioni in quel Paese.

 

matteo renzi mohammed bin salman

La Fondazione, tuttavia, non è un organismo indipendente (in Arabia Saudita sarebbe impensabile) anche dal punto di vista formale, dal momento che è stata creata con un decreto del re saudita, Salman Bin Abd al-Aziz Al Sau. Fa capo in qualche modo a suo figlio – “our royal highness” – Mohammad Bin Salman.

 

RENZI FA UNA CONFERENZA IN ARABIA SAUDITA

È più che un ente governativo: è una emanazione diretta della famiglia reale. Da pochi giorni (per obbligo legislativo) è diventato noto il reddito di Matteo Renzi, relativo al 2019: l’ex premier dichiara di aver guadagnato un milione 92mila e 131 euro. Se si sottrae il reddito da senatore restano quasi 800mila euro di guadagni che derivano dalle sue attività professionali esterne alla rappresentanza elettiva.

 

esecuzioni arabia saudita 3

E se non fosse scoppiata la crisi (innescata peraltro da lui) invece delle consultazioni si sarebbe votato sul decreto ristori, e probabilmente l’opinione pubblica non avrebbe scoperto che Renzi era a Riad, impegnato nella sua attività professionale del board, e costretto a ritornare precipitosamente a Roma, con un costoso volo (La Verità lo ha definito il “taxi volante”, spiegando che è costato 28mila euro) messo a disposizione dagli stessi sauditi.

 

È corso nella Capitale per partecipare alle consultazioni, malgrado ai comuni cittadini  – e persino ai funzionari dello Stato “non in missione diplomatica” – sia imposta una quarantena fiduciaria di 14 giorni a chi torna da Riad (come può verificare chiunque telefonando al numero verde 1500 del Ministero della Salute).

 

matteo renzi in arabia saudita 3

Ecco, alla luce di questa complessa rete di relazioni economiche, politiche e personali, davvero dobbiamo riconsiderare la polemica di Renzi, che sembrava astrusa anche ai più scaltri, sul controllo della delega ai servizi segreti che – non va dimenticato – era uno dei due principali motivi della crisi.

 

Oggi Renzi curiosamente non ne parla più, dopo averne addirittura rivendicato l’ipotesi del controllo per il suo partito. Noi ci chiedevamo come mai Conte non la volesse cedere. Mentre la domanda era mal posta: bisognava domandarsi come mai Renzi desiderasse che non la mantenesse lui.

matteo renzi in arabia saudita 6

 

Perché, come è noto, il controllo della sicurezza nazionale è prerogativa di quella istituzione. E in qualsiasi Paese del mondo, una crisi di governo pilotata da un leader che si trova – anche fisicamente – a Riad avrebbe suscitato qualcosa di più di un sentimento di stupore o di inquietudine.

matteo renzi in arabia saudita 2matteo renzi in arabia saudita 7matteo renzi in arabia saudita 1matteo renzi in arabia saudita 9matteo renzi in arabia saudita 4matteo renzi in arabia saudita 5esecuzioni arabia saudita 1

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO