FORMINCHIONI CHI? - ORA COMUNIONE E FATTURAZIONE TENTA DI SMARCARSI DAL CELESTE - PROPRIO MENTRE ANCHE LA COMPAGNIA DELLE OPERE FINISCE SOTTO INCHIESTA PER I RAPPORTI COL PIRELLONE, GIORNALI E TV SONO PIENI DI CIELLINI CHE RINNEGANO IL “CARO LEADER”: “CREDEVA DI ESSERE IL CAPO, COME LUCIFERO” - LA GUERRA DEL CELESTE PER L’EXPO CONTRO LETIZIA MORATTI HA FAVORITO L’ASCESA DI PISAPIA E LA CADUTA DI CIELLE….

Dario Di Vico per il "Corriere della Sera"

Se proprio volessimo cercare una metafora dei rapporti tra Roberto Formigoni e Comunione e Liberazione potremmo scegliere quella legata al nuovo grattacielo della Regione Lombardia. Optando per un palazzo di 39 piani il Celeste ha ribadito la sua propensione per la verticalità mentre la filosofia dei ciellini resta, nonostante tutto, ancorata a una visione orizzontale della vita e della società. Il distacco tra Cl e Formigoni quindi non parte dagli ultimi episodi, si alimenta di un'insofferenza che data molto più addietro.

Oggi diversi esponenti di Cl arrivano a sostenere che se fosse stato per loro Formigoni sarebbe diventato presidente del Senato e non avrebbe dovuto ricandidarsi alla guida del Pirellone. Secondo questa ricostruzione sarebbe stato Silvio Berlusconi a volerlo ancorare a Milano e a precludergli la Capitale. Sia opportunistico o meno ricordarlo, l'episodio è sintomatico perché è rivelatore di una volontà di prendere le distanze dal Celeste che ormai sembra conoscere poche eccezioni.

Trovare un ciellino che tifi per Formigoni è difficile. E non è certo un caso che intervenendo da Gad Lerner lo scorso lunedì sera Mario Mauro, capogruppo pdl a Strasburgo e ciellino onni-rispettato, non abbia minimamente preso in considerazione l'ipotesi di una lista Formigoni e abbia invece esplicitamente indicato come candidato al Pirellone un non ciellino, Gabriele Albertini. Un modo per dire «noi abbiamo già dato e stare fermi un turno non ci può far che bene».

La verità, infatti, è che il movimento sta tentando disperatamente di non pagar dazio, di chiudere la parentesi formigoniana così come si licenzia un allenatore che ha vinto tanto ma è diventato ingombrante. Tutti quindi in questi giorni lavorano per recuperare la giusta distanza. Non solo dal governatore della Lombardia («che come Lucifero a un certo punto ha creduto di esser diventato il capo di Cl») ma anche da Berlusconi che se fosse per i ciellini non dovrebbe nemmeno pensare di potersi candidare alle politiche del 2013.

In questo affannoso recupero di autonomia la lettera di Julián Carrón, il successore di don Giussani, uscita il 1 maggio su Repubblica è citata e stracitata. In molti la sanno a memoria. Il passaggio chiave è laddove Carrón contrappone «testimonianza» ed «egemonia» e implicitamente accusa Formigoni di essere rimasto vittima della seconda. La volontà di potenza che ha preso il posto dei legami orizzontali con la società.

Eppure la forza di Cl sta proprio nella sua capillarità, nelle reti di welfare minimo che ha saputo costruire. Se la globalizzazione ti lascia da solo, Cl no. Se sei un avvocato troverai la tua associazione, se la tua famiglia è vittima del disagio troverai chi la soccorre. Ma a differenza della Caritas i ciellini hanno sempre tramutato l'empatia sociale in una macchina capace di produrre preferenze e consenso da negoziare con il mondo politico per ottenere gli obiettivi del movimento. Chi ha partecipato da dentro alla macchina elettorale di Cl racconta come fosse organizzata stile Pci vecchia maniera, tutti sapevano perfettamente le cinquine da votare e da far votare e quasi sempre i risultati confermavano le previsioni.

Una macchina che finora ha conosciuto solo una defaillance, alle ultime comunali di Milano quando Cl non è riuscita a impedire all'arancione Giuliano Pisapia di vincere. I dietrologi sostengono che non sia stato casuale e che il Celeste non amasse Letizia Moratti e preferisse non averla tra le scatole in previsione dall'Expo ma la verità non è stata mai acclarata e comunque al momento opportuno Pisapia non ha onorato la presunta cambiale.

Il rapporto di Cl con la politica ha conosciuto molti passaggi. La venerazione per la figura di Giulio Andreotti, la creazione di un vero e proprio braccio operativo - il Movimento popolare - successivamente soppresso, l'appoggio incondizionato al Cavaliere e il lungo ciclo formigoniano. Non si può dire che nessuna di queste esperienze si sia rivelata alla fine esaltante. Certo ha permesso al movimento di consolidarsi, di ottenere prebende, di reclutare manager e professionisti ma alla fine ha obbligato Cl a un'ordinaria manutenzione del consenso che ne ha appannato l'immagine e ne ha logorato la capacità di produrre innovazione politica.

Lo stesso modello di organizzazione sembra conoscere dei limiti oggettivi tanto che alla fine produce buoni quadri ma non leader. Non stupisca quindi che oggi nel mondo cattolico c'è chi monta il paragone con la comunità di Sant'Egidio per sostenere che il modello leggero dei romani è più efficace e li ha dotati di un leader più in sintonia con i tempi come il ministro Andrea Riccardi.

Nessuno dentro Comunione e Liberazione contesta i risultati della Lombardia, riconoscono tutti a Formigoni di aver governato bene e di aver dato seguito ad alcune idee-chiave del movimento come la sussidiarietà, la difesa della scuola privata, il sistema dei voucher, ma ciò non impedisce di aspettarne con trepidazione l'uscita di scena.

Camillo Langone sul Foglio di ieri ha rivolto addirittura un appello a Carrón «a staccare la spina», a lasciare esplicitamente la Celeste Zavorra al suo destino. In molti dentro Cl si vantano di lavorare perché non nasca una lista Formigoni, giudicata un'autentica fesseria che poteva venire in mente solo a un uomo che ha dimenticato la testimonianza ed è carico di volontà d'egemonia.

Verrà il giorno in cui, senza che canti nessun gallo, anche i manager da lui nominati lo disconosceranno ma del resto è destino dei potenti che accada così. I primari ciellini in Lombardia sono almeno trenta e si parla di almeno 3 mila medici appartenenti al movimento. Come riusciranno a garantirli tutti?

Nonostante un ciclo politico di 17 anni al potere della più importante regione italiana non esiste un filone di «ciellelogi», come invece esiste una nutrita schiera di «legologi». La spiegazione più semplice è che il Carroccio tutto sommato è un partito facile da interpretare mentre il singolare intreccio di fede, welfare e politica rappresentato dal movimento dei seguaci di don Giussani non si presta.

Nei confronti di Cl però non mancano i nemici giurati: c'è chi l'accusa di non avere una contabilità trasparente, c'è chi la paragona a una vera e propria setta con i suoi adepti e a Milano negli ambienti sanitari, bancari e universitari c'è una corrente di avversione che accusa Cl di pianificare le carriere, organizzare assunzioni ad hoc, far scivolare la pratica comunitaria in vero e proprio clientelismo molecolare. «Siamo un ascensore sociale» ebbe a dire qualche tempo fa un giornalista ciellino.

«Se anche l'amicizia in Italia diventa un reato io emigro» gli fa eco un parlamentare, che per spiegare il funzionamento della rete di monitoraggio e assistenza racconta come don Giussani una volta si era recato in Sicilia e aveva conosciuto dei produttori di vino ad Alcamo. Tornato a Milano aveva dettato i compiti ai suoi: «I nostri amici siciliani fanno un vino fantastico e noi dobbiamo aiutarli a venderlo».

A rendere stabile l'aiuto alle imprese è nata la Compagnia delle Opere che ha conosciuto nel tempo un discreto successo, si è imbattuta in più di qualche disavventura giudiziaria (come quella di ieri a Bergamo) ma non è quella macchina da guerra che spesso viene dipinta. Solo per avere un termine di paragone aderiscono alla Cdo 36 mila imprese mentre l'associazione degli artigiani di matrice cattolica, la Confartigianato, ne rappresenta 700 mila.

 

ROBERTO FORMIGONI MANI ALZATE BERLUSCONI A MILANO CON FORMIGONIformigoni berlusconi rullo MARIO MAUROAlbertini in mutande per ValentinoJullian Carron - Foto Pizzi Luigi GiussaniGIULIO ANDREOTTI ANDREA RICCARDI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...