QUELLO CHE NON E’ RIUSCITO A BERLUSCONI, RIUSCIRA’ A RENZI! - ARRIVA IL PACCHETTO GIUSTIZIA CHE, OLTRE ALLA RESPONSABILITÀ CIVILE E DISCIPLINARE DEI MAGISTRATI, PROPONE LIMITI ALLE INTERCETTAZIONI (TOGHE IN ALLERTA)

Liana Milella per ‘La Repubblica’

 

RENZI E BERLU C RENZI E BERLU C

Detto, fatto. La riforma della giustizia si è materializzata a palazzo Chigi 48 ore fa. A sbirciarci dentro, già alcuni titoli, come la riforma delle intercettazioni e quella del Csm, sono più foriere di scontro che di incontro. Tant’è che i magistrati già sono in pre-allarme e oggi, in una riunione dell’Anm, butteranno giù il loro programma alternativo delle emergenze.

 

Così, sul tavolo, ci saranno le loro «linee guida» accanto alle «linee guida» del governo. Intendiamoci, nel piano sulla giustizia di Renzi e Orlando ci sono interventi che piacciono alle toghe, basti pensare all’allungamento della prescrizione, ai nuovi reati economici come il falso in bilancio in chiave anti-Berlusconi, e l’auto-riciclaggio.

 

sede csm consiglio superiore della magistratura sede csm consiglio superiore della magistratura

Ma su quei due capitoli —la responsabilità civile dei giudici e soprattutto la responsabilità disciplinare, nonché sulle intercettazioni — già s’avverte un diffuso malpancismo. D’altra parte, come vedremo, il tempo per discutere c’è, un tempo «ampio e congruo», come lo definiscono a palazzo Chigi, visto che per la riforma della giustizia di Andrea Orlando il premier Matteo Renzi ha deciso di seguire la stessa via utilizzata per quella sulla pubblica amministrazione di Marianna Madia.

 

Prima le «linee guida» e la discussione sulle medesime. Poi le misure, decreti o disegni di legge che siano. Per la giustizia, nell’entourage stretto del Guardasigilli, si ipotizza che gli interventi legislativi, i singoli articolati, possano anche arrivare subito dopo le ferie, che quest’anno saranno assai brevi. Del resto, la ressa dei decreti in Parlamento è tale che i tempi di discussione sarebbero ugualmente lunghi.

 

I PROCESSI TROPPO LUNGHI

Non può che stare al primo posto, ovviamente, il dato innegabile della giustizia italiana. La coda infinita di 9 milioni di processi pendenti tra penali e civili. Se non si parte da qui, ha sempre detto Orlando, non ci si raccapezza più. Per questo sono necessarie cinque mosse. La prima: uno snellimento sia nel penale che nel civile, con interventi sui codici di procedura penale e di procedura civile.

 

Le commissioni Canzio e Berruti hanno lavorato o stanno lavorando. La seconda: potenziamento della magistratura ordinaria e onoraria. La terza: una sterzata ai tempi del Csm. La quarta: punizioni e responsabilità. La quinta: garanzia effettiva che i processi non cadano nel vuoto con la prescrizione, come avviene adesso.

 

LA RESPONSABILITA’ CIVILE

magistrati magistrati

A seguire, non si può che anticipare il capitolo più discusso, quello della responsabilità civile dei magistrati. Il governo esclude quella diretta, la versione del leghista Pini per intenderci, pur approvata alla Camera. Annuncia un intervento che limita fortemente l’attuale filtro e rimodula la rivalsa dello Stato sulla toga fissandola al 50% invece di un terzo. Se ne discuterà, ma non è affatto detto che, alla fine, Orlando intervenga direttamente, perché potrebbe mandare avanti il ddl in discussione al Senato. D’un colpo però, tra responsabilità civile e disciplinare, la vita dei magistrati cambierebbe.

 

LA STRETTA SULLE INTERCETTAZIONI

Qui siano su un crinale sottilissimo. Su cui le toghe sono guardinghe. Nessuno ha dimenticato il braccio di ferro con Berlusconi che, se fosse andato in porto, avrebbe comportato il bavaglio per i giornalisti e le unghie decisamente limate per i pm. Orlando è cauto. Gli annunci sono due: vietare che le telefonate finiscano subito nelle ordinanze di custodia cautelare, dove le intercettazioni verrebbero riassunte. Una misura che piace al Garante della privacy Antonello Soro. Poi l’altro divieto, non dare le copie alle parti prima dell’udienza stralcio. Gli avvocati potrebbero solo ascoltare le registrazioni. Le toghe però sono già dubbiose, soprattutto per processi con tantissimi imputati.

 

LA MANOVRA PENALE

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Tre capisaldi, intervento sulla prescrizione, con l’idea di fermarla al primo grado. Mannaia sulle impugnazioni, che verrebbero drasticamente ridotte. Archiviazione per tutti i processi di lieve entità. Si discute anche sui tempi di iscrizione dei reati, con l’idea di renderli contestabili per le parti. Ma anche qui si rischia un fuoco di sbarramento delle toghe.

 

...E QUELLA CIVILE

Al responsabile del Massimario della Cassazione Giuseppe Maria Berruti è stato affidato di recente il ruolo di presidente della commissione che deve riscrivere il codice di procedura civile. Piatto ricchissimo, dalle misure per ridurre l’arretrato, alla progressiva «degiurisdizionalizzazione», come la chiamano i tecnici, che si risolverà nel sempre minor ricorso al giudice a tutto vantaggio della negoziazione assistita e al giudizio di fronte a un arbitro. Entrano a pieno titolo gli affidavit, la fase esecutiva del processo vedrà penalizzato il debitore che cerca di perdere tempo. Nasce il tribunale della famiglia e della persona e si assesta quello delle imprese. In Cassazione si snellisce il processo civile.

 

NUOVI REATI ECONOMICI E MAFIOSI

Annunciati da tempo, e da tempo già portati da Orlando a palazzo Chigi, ecco il nuovo falso in bilancio (punito fino a 5 anni), ancora con un ultimo tira e molla sulla procedibilità a querela o d’ufficio (ma si propende per la seconda via), l’auto-riciclaggio (fino a 6), le maggiori pene per il 416-bis (fino a 15). Ma anche misure d’esecuzione della pena più stringenti per i boss, nuove regole sul sequestro e la confisca dei beni. È la parte della riforma della giustizia su cui, di certo, le polemiche saranno minori, se non addirittura inesistenti.

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IL CSM

È il capitolo che preoccupa molto i magistrati. Le «linee guida» non entrano nel dettaglio, ma già i principi creano allarme, soprattutto per i tempi. Tra il 6 e il 7 luglio i togati votano per il nuovo Consiglio e una mossa del governo che svuoti e metta sotto tutela l’autogoverno dei giudici non può che preoccupare. È certo che Orlando intende cambiare proprio il sistema di voto, introducendo un meccanismo di panachage (è possibile il voto disgiunto) che sconvolge gli equilibri delle correnti. È altrettanto certo che il Guardasigilli mal vede i tempi lunghi delle decisioni di palazzo dei Marescialli e intende renderle più stringenti.

 

Ma è soprattutto il capitolo della giustizia disciplinare a essere rivoluzionata. Innanzitutto una sezione autonoma del Csm tratterà i “processi” delle toghe. E poi, in seconda istanza, in luogo del ricorso in Cassazione, i magistrati condannati potranno rivolgersi alla famosa Alta corte, tante volte sollecitata da Luciano Violante. Si tratterebbe di una Corte mista, che avrebbe competenza per tutte le magistrature. Ma come sarà composta? Con che percentuali? Anche qui toghe in fibrillazione.

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