BUDINO HOLLANDE INCASSA UN BEL RISULTATO CON LA CADUTA DEL FILO-SARKOZY SERGE DASSAULT - IL RE DEI CACCIA MIRAGE INCASTRATO DALLE STESSE PERSONE A CUI DAVA SOLDI

Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"

Un camion a uno, una pizzeria a un altro, un milione e mezzo di euro a quell'altro conoscente ancora «per i suoi investimenti in Algeria». I regali di Serge Dassault agli abitanti del quartiere popolare Tarterêts di Corbeil-Essonne, nella banlieue un tempo fieramente comunista di Parigi, sono l'equivalente dei pacchi di pasta che Achille Lauro distribuiva ai suoi elettori nella Napoli degli anni Cinquanta.

Solo che l'ordine di grandezza è spropositato, e se tutti quei soldi hanno permesso al quasi 88enne miliardario di centrodestra e senatore filo-Sarkozy di restare sindaco per 14 anni, hanno anche provocato guerre tra bande, e tentati omicidi per la spartizione del bottino tra i capetti di periferia.

Il «sistema Dassault» scricchiolava da tempo: è crollato ieri, quando l'erede del colosso aereonautico ed editore del Figaro è stato posto in stato di fermo a Nanterre, nei locali dell'«Ufficio centrale contro la corruzione e le infrazioni finanziarie e fiscali».
La storia di Serge Dassault si intreccia - nel bene e nel male - con quella della Francia a partire dalla Prima guerra mondiale, quando le eliche inventate e prodotte da suo padre Marcel Bloch equipaggiano i biplani nazionali nella battaglia di Verdun.

Il fondatore della dinastia, Marcel, fu un grande personaggio: primo imprenditore francese a garantire una settimana di ferie pagate ai suoi operai già nel 1935 (anticipando lo storico provvedimento del Fronte popolare), nel 1940 si rifiutò di collaborare con Vichy e nel 1944, ebreo, venne deportato dai nazisti a Buchenwald. Furono i resistenti comunisti a salvarlo, e finita la guerra lui li ripagò finanziando per anni il foglio di partito L'Humanité .

Marcel Bloch cambiò poi il cognome in Dassault, ispirandosi al nome di battaglia «Char d'assault» di suo fratello, generale gollista: nasceva un marchio che è uno dei simboli di eccellenza industriale oggi rimasti alla Francia, legato ai jet privati Falcon che trasportano capi di Stato e celebrità varie (da Steven Spielberg a Richard Branson), e ai cacciabombardieri Mirage e poi Rafale.

Serge Dassault ha ereditato l'impero paterno nel 1986 e ne è rimasto a capo a lungo anche grazie all'aiuto del presidente della Repubblica di allora, François Mitterrand. Il gruppo Dassault ha sempre cercato, ovviamente, di mantenere buoni rapporti con il potere che fosse di destra o di sinistra, ma Serge si è fatto un punto di onore di strappare ai comunisti Corbeil-Essonne: dopo quattro tentativi falliti, ci è riuscito nel 1995, e per conservare il suo feudo nel corso degli anni non ha esitato a mostrarsi molto generoso.

«Il Vecchio», o «La Quercia», come lo chiamano i suoi, sapeva che per governare Corbeil doveva controllare il suo quartiere più popolare e difficile, Les Tarterêts, e non ha esitato a cercare l'amicizia dei capibanda locali, tra fascinazione da miliardario per il lontanissimo da sé e banale compravendita di voti.

Gli amici ai quali distribuiva denaro hanno finito per ricattarlo e registrarlo di nascosto, ed ecco qualche frase: «Basta, non posso dare altro, sono sorvegliato dalla polizia»; «Se la ripartizione è stata fatta male non è colpa mia, non pagherò due volte. Se c'è di mezzo Younès (Younès Bounouara, il suo tuttofare, già arrestato, ndr ), vedetevela con lui»; «Basta, il Libano è finito».

In Libano Serge Dassault ha fatto versamenti per 18 milioni di euro, di cui tre sarebbero tornati in Francia per finanziare le sue campagne elettorali: è indagato quindi per corruzione, abuso d'ufficio, riciclaggio. Il figlio Olivier, 62 anni, deputato Ump, lo difende con una lettera fiume su Le Monde nella quale scomoda i versi di Victor Hugo per descriverne l'impegno politico: «Vestito di candida probità e di lino bianco». Ma i beneficiati delusi Younès e Mamadou, e soprattutto i magistrati, non sembrano d'accordo.

 

 

LETTA SARKOZY HOLLANDE SERGE DASSAULT E SARKOZYHOLLANDE E SARKOZY INSIEME ALLARCO DI TRIONFO PER CELEBRARE LA VITTORIA NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE HOLLANDE E SARKOZYSerge Dassault serge dassault Serge DassaultMJF CK ku U PhE x LaStampa it

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....