I FAN PENTITI DI MANI PULITE - DAL TG5 AL TG4, DA ‘PANORAMA’ AL ‘GIORNALE’, ‘TV, SORRISI E CANZONI’ CHE PUBBLICA UNA COPERTINA CON IL TITOLO “DI PIETRO, FACCI SOGNARE”, I MEDIA DI BERLUSCONI IN DELIRIO PER I MAGISTRATI - FELTRI: OGNI ARRESTO “È UN GODIMENTO. DIO SALVI DI PIETRO” - IL BANANA: “DI PIETRO IN POLITICA SAREBBE UN’OTTIMA COSA. LA SUA SPINTA ALLA MORALIZZAZIONE è PREZIOSA PER IL PAESE” - IL 40% DEI CONDANNATI L’HA FATTA FRANCA GRAZIE ALLA PRESCRIZIONE...

1 - DA BERLUSCONI A DELLA LOGGIA TUTTI TIFOSI DEL POOL
Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio per "il Fatto quotidiano"

I commentatori si schierano in grandissima maggioranza dalla parte di Mani Pulite. A cominciare da molti che si trasformeranno, anni dopo, in critici implacabili della magistratura. Fin dal 1992 Ernesto Galli della Loggia, editorialista prima della Stampa e poi del Corriere, definisce i partiti "combriccole di malandrini". Aggiunge che "tutti hanno rubato". E sentenzia: "È già molto se, dopo gli estenuanti e annosi riti giudiziari che sono in Italia la regola, dopo gli indulti, le amnistie, i patteggiamenti e gli arresti domiciliari, alla fine si riesce a mandare in galera qualcuno per un lasso di tempo non proprio ridicolo".

Ancor più deciso, nell'inneggiare al pool e nell'attaccare i tangentisti, è un docente lucchese di Epistemologia, Marcello Pera, che diventerà parlamentare di Forza Italia e presidente del Senato. "Come alla caduta di altri regimi - scrive per esempio sulla Stampa il 19.7.93 - occorre una nuova Resistenza, un nuovo riscatto e poi una vera, radicale, impietosa epurazione (...). Il processo è già cominciato e per buona parte dell'opinione pubblica già chiuso con una condanna (...). La rivoluzione ha regole ferree e tempi stretti".

Vittorio Feltri, direttore de L'Indipendente, esulta a ogni arresto: "Ma questa è una pacchia, un godimento fisico, erotico. Quando mai siamo stati tanto vicini al sollievo? Che Dio salvi Di Pietro" (15.6.92). E quando Craxi, che lui chiama "il cinghialone", riceve il primo "avviso", non si trattiene: "Mai provvedimento giudiziario fu più popolare, più atteso, quasi liberatorio di questo firmato contro Craxi (...). Di Pietro non si è lasciato intimidire dalle critiche, dalle minacce di mezzo mondo politico (diciamo pure del regime putrido di cui l'appesantito Bettino è campione suonato) e ha colpito in basso e in alto, perfino lassù dove non osano nemmeno le aquile.

Ha colpito senza fretta, nessuna impazienza di finire sui giornali per raccogliere altra gloria. Craxi ha commesso l'errore (...) di spacciare i compagni suicidi (per la vergogna di essere stati colti con le mani nel sacco) come vittime di complotti antisocialisti (...). È una menzogna, onorevole: che cosa vuole che importi a Di Pietro delle finalità politiche. I giudici lavorano tranquilli, in assoluta serenità: sanno che i cittadini, ritrovata dignità e capacità critica, sono dalla loro parte. Come noi dell'Indipendente, sempre" (16.12.92).

"Non si può pretendere di guidare un partito avendo in tasca un avviso di garanzia. L'avviso di garanzia è un modo gentile per dire ‘caro mio, sei dentro fino al collo nell'inchiesta sulle tangenti'"» (20.7.92). E Marcello Pera, sulla Stampa (3.7.92): "Un ministro che, pur essendo in grado di provare la propria innocenza, si dimette per essere stato sospettato e accusato, darebbe oggi agli italiani la più efficace dose di fiducia". (...)

Il 29 aprile 1993 la Camera respinge quattro richieste di autorizzazione a procedere contro Craxi. Galli della Loggia denuncia "l'estrema gravità" del "voto parlamentare largamente assolutorio per Craxi". E aggiunge: "Dopo quel voto è ormai chiaro che sulla scena pubblica esiste un nocciolo duro di malaffare politico e corrotta intrinsichezza con la proporzionale, che ha il suo epicentro nei due principali partiti delle vecchie maggioranze (Dc e Psi)" (...)

I peggiori accusatori di Craxi, almeno in quei mesi a cavallo fra il 1992 e il 1993, sono proprio i suoi compagni socialisti. Prontissimi a saltare giù dal carro del perdente e a giocare allo scaricabarile. Gennaro Acquaviva, capogruppo del Psi al Senato e capo della segreteria di Craxi: "Certo, per gran parte della classe politica la famiglia si è rivelata una sciagura. E non parlo solo di Craxi..." (16.12.92).

Don Gianni Baget Bozzo, politologo ed europarlamentare socialista: "Craxi doveva andare a Milano e chiedere perdono. C'è una questione morale, prima che politica. Nel centenario del Psi, chiedere scusa per le tangenti incassate sarebbe stato un atto comprensibile" (11.9.92). Ottaviano Del Turco, segretario aggiunto della Cgil in quota Psi: "Non mi stupisco affatto dell'esistenza del partito degli affari nel Psi. Ho sempre denunciato quelli che brillano per la luce dei soldi, come Paperon de' Paperoni" (15.5.92).

E ancora: "Al congresso di Rimini del 1987 parlai contro i rampanti, gli arricchimenti facili dei compagni del partito. Un'ovazione. Il giorno dopo parlò Dell'Unto: ‘Ma che d'è 'sta questione morale? 'Sta cazzata? Certo non riguarda il Psi'. E giù applausi..." (11.2.93). Rino Formica: "I craxiani sono personaggi che non riuscivano a realizzare il socialismo e allora cercavano almeno un po' di benessere..." (1.11.92); "Craxi si comporta da stalinista, usa metodi autoritari e dispotici" (13.11.92).

Persino Bobo Craxi prende le distanze dal genitore: "Non rinnego quanto ha fatto mio padre, ma non mi sono mai considerato craxiano. Nessuno è indispensabile" (10.9.92). La sorella Stefania è costretta a replicargli: "Mio fratello Bobo è vissuto nella scia di mio padre, ha creduto che bastasse chiamarsi Craxi per fare politica e farla bene" (30.10.92).

Paolo Pillitteri, cognato di Craxi, ex sindaco e ora deputato, è addirittura sdegnato: "Io la chiamerei Cupola. Sì, questo termine rende l'idea di quel che è successo fra politici e imprenditori a Milano" (3.5.92). L'ex ministro Francesco Forte, senatore, vorrebbe addirittura dimettersi da socialista: "Sono stufo di andare a comprare i giornali e sentirmi dire: ‘Ma questo non è ancora in galera?'. Mi vergogno di essere un politico e per giunta socialista" (9.7.92). Ben presto dimenticheranno tutto (...).

Il 27 agosto 1993 i magistrati di Milano dispongono il giudizio immediato di Sergio Cusani per la maxitangente Enimont. Giuliano Spazzali, il suo avvocato, intuisce che gran parte della partita processuale si giocherà in televisione. Così, in settembre, chiede udienza a Silvio Berlusconi e va a trovarlo ("per la prima e ultima volta", assicura) ad Arcore. Chiede uno spazio televisivo sulle reti Fininvest per illustrare le ragioni della difesa.

Ma il Cavaliere sembra non capire, distratto da tutt'altri pensieri. "Non riuscii a infilare più di sei parole", confida Spazzali agli autori di questo libro: "Berlusconi, nel suo maglioncino blu, parlò per più di un'ora e mezza, ma di tutt'altro argomento: mi spiegò che, nella stanza accanto, si stava lavorando perché c'era la necessità di rifondare le organizzazioni politiche". Fervono i preparativi per il battesimo di Forza Italia. Ma allora nessuno se ne accorge.

Epoca, il settimanale della Mondadori (gruppo Fininvest), offrirà ai suoi lettori due videocassette a cura del Tg5 con le sequenze più spettacolari del teleprocesso a Cusani, commentate con enfasi da Andrea Pamparana ed Enrico Mentana. Il nazionalpopolare Tv, sorrisi e canzoni pubblica una copertina con il titolo "Di Pietro, facci sognare". Giornali e tv del Cavaliere, ormai con un piede in politica, seguitano a "tifare" Di Pietro. E chi se ne importa del garantismo e delle ragioni della difesa.

Nel maggio ‘94, vinte le sue prime elezioni, Berlusconi offrirà a Di Pietro il ministero dell'Interno. Ma il pm rifiuterà. Il 6 dicembre Di Pietro si dimetterà dal pool. E Berlusconi commenterà: "Le dimissioni di Di Pietro, un magistrato che si era guadagnato il rispetto di tutti gli italiani , lasciano l'amaro in bocca. Le sue inchieste esprimevano una grande ansia di verità" (6.12.94).

"Penso di incontrarlo molto presto: Di Pietro in politica potrebbe essere un'ottima cosa... La sua spinta alla moralizzazione sarebbe un patrimonio prezioso per il Paese... Ho sempre riconosciuto il ruolo svolto dai magistrati nella lotta al sistema perverso della Prima Repubblica.

E le tv e i giornali della Fininvest sono sempre stati in prima linea nel difendere i magistrati e in particolare Antonio Di Pietro. Dal Tg5 al Tg4, da Panorama a Epoca, al Giornale. Ho messo in guardia dai rischi di strumentalizzazione politica, ma sempre ricordando il merito complessivo della magistratura, e di Di Pietro soprattutto... Le intemperanze di Sgarbi non possono far dimenticare tutto l'appoggio dato dalle reti e dai giornali Fininvest ai magistrati" (7.12.94). Un omonimo di Silvio Berlusconi? No, proprio lui.

2 - I VERI NUMERI DI MANI PULITE - I COLPEVOLI? 9 SU 10
Dal "Fatto quotidiano"

L'inchiesta Mani Pulite 1992-‘94 ha prodotto circa 1.300 dichiarazioni di colpevolezza, fra condanne e patteggiamenti definitivi (gli ultimi dati risalgono al 2002). La percentuale di assoluzioni nel merito (cioè di imputati risultati estranei ai fatti) si aggira sul 5-6%. Gli altri, circa il 40%, si sono salvati grazie alla prescrizione, a cavilli procedurali o a leggi su misura.
- Posizioni considerate: 4.520
- Posizioni trasmesse ad altre Procure: 1.320
- Persone per cui è stato richiesto il rinvio a giudizio: 3.200

Delle persone per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio:
- Posizioni trasmesse dal gup ad altre sedi giudiziarie: 427
- Posizioni pendenti dal gup: 274
- Persone rinviate a giudizio: 1.306
- Persone condannate dal gup: 609 (506 patteggiamento e 103 rito abbreviato)
- Persone prosciolte dal gup: 480 (nel merito 269; per estinzione del reato 211, di cui per prescrizione: 179)

Delle persone rinviate a giudizio:
- Posizioni trasmesse ad altra autorità giudiziaria: 38
- Posizioni pendenti in Trib.: 193
- Condannati in Tribunale: 645 (341 patteggiamento e 304 dibattimento)
- Prosciolti in Tribunale: 430 (nel merito 161; per estinzione del reato 269, di cui per prescrizione 243).
- Altre posizioni (riunioni, stralci, restituzioni, nullità...): 104 Totale posizioni giudicate con sentenza definitiva: 1.121

 

ANTONIO DI PIETROantonio di pietro idv BORRELLI DI pietro Di Pietro, Gherardo Colombo e BorrelliCovert Time - Forza GnoccaERNESTO GALLI DELLA LOGGIA FELTRI Baget BozzoCRAXI BETTINOBOBO CRAXI ENRICO MENTANA mentana vespaANDREA PAMPARANA - Copyright Pizzi

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)