
“I FASCISTI NON POTRANNO MAI VIETARE L’AMORE” – IL PRIDE COLORA BUDAPEST E GRETA THUNBERG ALZA LA VOCE CONTRO ORBAN. SFILANO IN DUECENTOMILA TRA LE PROVOCAZIONI DELL’ULTRADESTRA CHE PROVA A PRESIDIARE I PONTI E BLOCCARE LA MANIFESTAZIONE - IL SINDACO DI BUDAPEST, GERGELY KARACSONY, IRONIZZA: “GRAZIE, VIKTOR ORBAN, PER AVER FATTO PUBBLICITÀ A UNA SOCIETÀ PIÙ TOLLERANTE” – LA SEGRETARIA MULTIGENDER DEM ELLY SCHLEIN INTONA “BELLA CIAO” E VA ALL’ATTACCO DELL’AUTORITARISMO DI ORBÁN E DELLA MELONI CHE “È RIUSCITA A NON DIRE UNA PAROLA IN DIFESA DELLA DEMOCRAZIA E DELLE PERSONE” – PRESENTE ANCHE CALENDA: "LA PREMIER DICA PAROLE CHIARE CONTRO IL DIVIETO DI SFILARE" - VIDEO
Tonia Mastrobuoni per repubblica.it - Estratti
La giornata si annuncia pesante. E Hvim, il primo dei tre gruppi neonazisti che è stato autorizzato a protestare contro un Pride che formalmente non esiste avverte sin dalla mattina che non tollererà la presenza di persone «non cristiane, eterosessuali o bianche». A tutti e tre i cortei bruni è stato concesso di sfilare esattamente lungo il percorso della parata lgbtqi+. E tutti e tre, in particolare Mi Hazank, dichiarano ufficialmente che presidieranno tutti i ponti e bloccheranno mezza città. Una promessa di botte e di caos.
A un’ora dall’inizio ufficiale, comincia a essere già chiaro che la manifestazione sta battendo ogni rosea aspettativa. Alle due la piazza è strapiena, qualche arcobaleno viene srotolato anche dalle finestre, accolto da applausi e boati. La voce della presenza di Greta Thunberg si diffonde come un fuoco: «L’amore non si può vietare», concede ai microfoni e per i posteri.
E il portavoce del Pride, Mate Hegedus, si spinge a fare una stima che sarà stracciata nelle ore successive: «Penso che saremo molti più dei 35mila previsti, penso che saremo 50mila», ci dice sorridendo. Alla fine della giornata, sarà il Comune di Budapest a scolpire un numero nella pietra, anzi, nella storia: 200mila. Una cifra che non si registrava dalla fine del comunismo. E il sindaco di Budapest, Gergely Karacsony, commenterà dal palco, ironico: «Grazie, Viktor Orban, per aver fatto pubblicità a una società più tollerante».
Ma alle due di pomeriggio è tutto ancora per aria, e Mate azzarda un’altra previsione: «Penso non ci saranno incidenti: la polizia sta subendo enormi pressioni per proteggere i manifestanti». Neanche finisce di parlare che sentiamo delle urla belluine alle nostre spalle, «pentitevi, peccatori!».
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L’unico, breve momento di tensione prima dell’approdo all’Università della Tecnologia dove sono previsti i comizi finali si registra quando un neonazista riesce a dribblare il servizio d’ordine e a mettersi con le braccia allargate davanti al primo carro. La sua performance dura dieci secondi, poi viene portato via tra le risate. Qualcuno applaude, un ragazzo urla: «Viktor Orban, tutto questo è molto più del Pride!». Ha tutta l’aria di un avviso di sfratto.
DALL’ITALIA SFILA IN CORTEO, UN CAMPO LARGO ARCOBALENO. SCHLEIN: “QUI PER LA LIBERTÀ”
Gabriella Cerami per repubblica.it - Estratti
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Sulla scaletta dell’aereo Elly Schlein risponde al telefono dopo una giornata di festa per le strade di Budapest: «Il Pride è stato una straordinaria risposta popolare, la migliore che ci potesse essere all’autoritarismo di Orbán». Oltre 200 mila persone sono scese in piazza, il popolo ungherese si è fatto sentire e «adesso il premier ungherese e i governi europei di destra, compreso quello italiano, non possono non tenerne conto».
La delegazione S&D ha sfilato compatta. La segretaria dem in mattinata ha anche incontrato la stampa al fianco della presidente del gruppo al Parlamento europeo, Iratxe Garcia Perez, quando ancora non si sapeva che non ci sarebbero stati disordini, nonostante il divieto di manifestare e l’estrema destra che ha bloccato una strada. Poi ha camminato per le vie di Budapest, per raggiungere il corteo, insieme anche alla vicepresidente del Pse Kati Piri.
«Siamo qui per la libertà e la democrazia. Tu non puoi vietare l’amore per legge. Non puoi cancellare l’identità delle persone, il nostro corpo, siamo persone abbiamo diretti. Vietare il Pride è una violazione dei diritti costituzionali europei», ha detto Schlein quasi rivolgendosi direttamente a Orbán. E poi, prima di rientrare in Italia, la leader del primo partito di opposizione manda anche un messaggio alla premier: «Giorgia Meloni anche in questa occasione è riuscita a non dire una parola in difesa della democrazia e delle persone».
(…) La segretaria e Carlo Calenda di Renew Europe si stringono in abbraccio tra canti e balli.
Il leader di Azione spiega di essere in piazza «per dire sì all’Europa dei diritti e no all’Europa di Orbán». Anche Calenda invita Meloni a «dire parole chiare» sull’assurdità di vietare una manifestazione in un Paese dell’Unione.
A Budapest «sventolano bandiere arcobaleno e dell’Ucraina, i nemici di Orbán», dice il responsabile esteri di Italia Viva Ivan Scalfarotto, sottolineando che la manifestazione è stata sempre «gioiosa» e senza «disordini».
Presente anche il Movimento 5 Stelle con Alessandra Maiorino, Marco Croatti, Gabriella Di Girolamo, Elisa Pirro e l’eurodeputata Carolina Morace. A fine giornata notano come «la risposta dell’Europa sana, quella che non arretra davanti all’intolleranza, sia arrivata forte e chiara: nessun passo indietro sui diritti, nessun silenzio complice di fronte alla repressione».
La sintesi viene dall’europarlamentare Alessandro Zan: «A Budapest un fiume di persone ha sfilato contro il divieto di Orbán al Pride. Ma Meloni, ancora una volta, è rimasta in silenzio. Non riesce proprio ad affrancarsi dai suoi amici sovranisti. Si è schierata dalla parte sbagliata della storia». Per Riccardo Magi e Matteo Hallissey di +Europa: «Il divieto non è solo un attacco a una comunità, ma un attacco alle libertà personali». E Avs aggiunge che a Budapest è andata in scena «una resistenza democratica».
pride budapest cartello contro orban
Nel centrodestra si distingue, seppur in modo molto cauto Forza Italia: «Siamo assolutamente convinti che i diritti civili siano un valore da difendere», spiega Alessandro Cattaneo, ma nessuno da queste parti ha scelto di essere a Budapest, dove invece è stata intonata Bella ciao, anche da Schlein in mezzo alla folla, ormai canzone di riferimento per diverse forme di resistenza.
L'ULTRA DESTRA BLOCCA IL PONTE DELLA LIBERTÀ A BUDAPEST PER INTERROMPERE IL CORTEO DEL PRIDE
pride budapest, ungheria 3
schlein pride budapest
pride budapest, ungheria 2
L'ULTRA DESTRA BLOCCA IL PONTE DELLA LIBERTÀ A BUDAPEST PER INTERROMPERE IL CORTEO DEL PRIDE