meloni salvini zaia

L'ORA DEL DESTINO PER SALVINI: SE FA FLOP FINISCE ALLA GRIGLIA – I GOVERNATORI DEL NORD, DA ZAIA A FEDRIGA, SONO PRONTI A DEFENESTRARE IL “CAPITONE” SE LA LEGA DOVESSE CROLLARE SONO IL 10% (E FAREBBERO UN GRAN FAVORE A GIORGIA MELONI CHE NON VEDE L’ORA DI SBARAZZARSI DI SALVINI) – AL SEGRETARIO DEL CARROCCIO VIENE RIMPROVERATA UNA LINEA NON-SENSE, DA ALCUNE PRESE DI POSIZIONI AUTONOME SULLA PANDEMIA (IL PENTIMENTO PER IL SÌ FORNITO DALLA LEGA ALLE RESTRIZIONI ANTI-COVID) ALLE MATTANE IN POLITICA ESTERA, CON IL SUO RAPPORTO CON LA RUSSIA…

matteo salvini federico sboarina giorgia meloni luca zaia

Emanuele Lauria per “la Repubblica”

 

La Lega al bivio più difficile della sua storia recente. Mentre Matteo Salvini si arrovella in attesa di sapere se la sua defatigante campagna elettorale (trentamila chilometri in un mese e mezzo) sarà servita davvero a risalire la china, l'ala istituzionale del partito - rappresentata in particolare dai governatori del Nord-Est - si prepara a una resa dei conti che potrebbe portare a un cambio della guardia. In perfetta sintonia con i vertici di Fratelli d'Italia. È una manovra a tenaglia, quella che rischia di stritolare il segretario del Carroccio nelle prossime ore.

 

MELONI SALVINI

Tutto ruota attorno al risultato leghista: sotto il 12 per cento sarebbe una sconfitta per Salvini, sotto il 10 sarebbe un tracollo. Il leader, che negli ultimi giorni ha battuto in ritirata dal Sud per concentrarsi su temi cari al tradizionale elettorato settentrionale (primo fra tutti l'autonomia), finirebbe sotto processo soprattutto dal "tribunale" del Nord, da iscritti e dirigenti di più o meno antica militanza pronti a rimproverargli un dato addirittura inferiore a quello del miglior Bossi, che nel 1996 - con un bacino di voti concentrato su sole quattro regioni - riuscì a prendere il 10,4 per cento.

 

OSCAR DE PELLEGRIN LUCA ZAIA MATTEO SALVINI

A quel punto ciò che si attenderebbero gli esponenti dell'ala moderata (a partire da Luca Zaia e Massimiliano Fedriga) sarebbero le dimissioni da parte di Salvini o più facilmente l'annuncio della convocazione di un congresso. In caso contrario, si apprende, il congresso sarebbe chiesto dai territori.

 

Al segretario viene rimproverata una linea ondivaga, non concordata con il consiglio federale, e nello specifico alcune prese di posizioni autonome: come il dichiarato pentimento rispetto al sì fornito dalla Lega alle restrizioni anti-Covid. «Ma con chi ne ha parlato?», dice un autorevole esponente leghista. Sono pronti a riaffiorare antichi malesseri, solo in parte sedati al momento della composizione delle liste.

 

salvini meloni piazza del popolo

Le perplessità sull'azione di Salvini dalle misure anti-Covid (con le strizzatine d'occhio ai No Vax) si sono spostate alla "politica estera" del numero uno della Lega: a marzo la figuraccia rimediata con il sindaco di Przemysl che gli ha mostrato a mo' di sfottò la maglia di Putin, poi il fallito blitz a Mosca non concordato con il governo (e neppure con il partito), fino all'ultima retromarcia: «Su Putin ho cambiato idea», ha detto il senatore milanese.

In questo clima, al Capitano con i galloni sbiaditi non basterebbe il riconoscimento dell'enorme mole di lavoro quotidiano su e giù per l'Italia per attenuare gli effetti di una performance negativa della Lega. E si avvierebbe un chiarimento interno che potrebbe portare a un Carroccio "desalvinizzato".

 

luca zaia matteo salvini massimiliano fedriga attilio fontana

E qui l'obiettivo si salda con quello di Fratelli d'Italia, destinato a diventare prima forza della coalizione, che crede sia più presentabile come alleata una Lega guidata da Zaia o Fedriga. Giorgia Meloni ha soprattutto un problema: spiegare a Salvini che dovrà rinunciare ai suoi desiderata e non potrà fare il ministro dell'Interno. Difficilmente il capo dello Stato Sergio Mattarella, è il ragionamento, affiderebbe l'incarico a un esponente politico sotto processo per sequestro di persona nel caso Open Arms.

 

Ma il problema sarebbe di più facile soluzione con un Salvini depotenziato dal risultato elettorale o comunque sub iudice nel suo partito in attesa di un congresso. «Se la Lega va sotto il 10 cambia tutto negli equilibri interni e difficilmente potrà accampare grandi pretese», è la tesi esposta da uno dei collaboratori di Meloni. A patto, è chiaro, che nel frattempo Fdi arrivi quasi a triplicare il risultato salviniano.

 

salvini meloni berlusconi piazza del popolo 2

Non sono mancati i contatti, negli ultimi tempi, fra lo stato maggiore di Fratelli d'Italia e i governatori leghisti Zaia e Fedriga, peraltro sospettati da via Bellerio di avere contribuito poco alla campagna elettorale (dopo non aver partecipato alla formazione delle liste). Due settimane fa, ad esempio, Guido Crosetto - uno dei fondatori del partito di Meloni - è stato in Veneto, ha avuto una cena con alcuni imprenditori, e ha avuto modo di parlare con Zaia.

 

fontana salvini zaia

Viene smentito che si sia affrontato il tema del futuro della Lega. Ma è solo uno dei tanti indizi: circola con forza il sospetto di un'intesa anti- Salvini fra i meloniani e una parte del Carroccio, di trame intessute ancor prima che si aprano le urne. In palio, oggi, c'è il destino del segretario, ma anche la fisionomia di un eventuale governo del centrodestra.

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…