nicola zingaretti giuseppe conte luigi di maio

TUTTI I DOSSIER CHE DIVIDONO PD E CINQUE STELLE - COME FARANNO ZINGARETTI E DI MAIO A TROVARE UNA VISIONE COMUNE SULL’ILVA, SULLA TAV E SU ALITALIA? – GIÀ IL 6 SETTEMBRE ARCELORMITTAL POTREBBE FERMARE L’ATTIVITA DELL’IMPIANTO DI TARANTO, DOPO CHE LUIGINO HA TOLTO L’IMMUNITÀ PENALE - POI C’È LA QUESTIONE DELLA COMPAGNIA DI BANDIERA E LA POSIZIONE VERSO I BENETTON. PER NON PARLARE DELLE GRANDI OPERE…

 

 

 

Andrea Carli per www.ilsole24ore.com

 

Alla ricerca di una non facile ma necessaria sintesi. Dopo aver ricevuto dal capo dello Stato l’incarico per formare il nuovo governo targato M5S-Pd e aver accettato con riserva, nelle prossime ore Giuseppe Conte sarà impegnato a definire con la prima linea delle due forze politiche squadra di governo e programma.

 

giuseppe conte nicola zingarettiGOVERNO CONTE BIS BY TERRE IMPERVIE

Tra M5S e Dem distanze sostanziali su tre dossier industriali

Questa seconda partita, quella del programma, si annuncia complessa, anche in considerazione delle distanze che, limitandosi ai capitoli della sola politica industriale, si sono manifestate tra i pentastellati e i Dem in questi 14 mesi di esecutivo giallo verde. Distanze talvolta sostanziali. È il caso di Ilva e Alitalia, per ricordare i dossier che richiedono soluzioni più urgenti, ma anche della Tav (o, più in generale, del capitolo Grandi opere). Il premier incaricato dovrà ancora una volta ricorre alla mediazione per accorciare le distanze e trovare una sintesi.

 

Intesa in tempi stretti per scongiurare la chiusura dell’Ilva

ilvaluigi di maio in imbarazzo davanti ad alessandro marescotti a taranto 3

Un dossier di politica industriale su cui M5S e Pd hanno punti di vista diversi e su cui dovranno trovare in tempi strettissimi una sintesi è quello che fa riferimento all’ex Ilva. Un fronte che si preannuncia caldo per i nuovi alleati. Il 6 settembre gli indiani di ArcelorMittal potrebbero mettere in atto quanto preannunciato: fermare l’attività in assenza di tutele legali. Il decreto crescita entrato in vigore il 1° maggio, infatti, prevede che l’immunità penale e amministrativa per la società e i dirigenti dei gestori dell’ex Ilva sia valida solo fino a quella data.

 

ARCELOR MITTALFOTOMONTAGGIO – LUIGI DI MAIO NICOLA ZINGARETTI

Il 6 agosto un decreto per le crisi aziendali che avrebbe previsto la tutela ha ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri con la formula “salvo intese”. Due giorni dopo, l’apertura della crisi di governo da parte di Matteo Salvini. Il decreto non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta ufficiale (non lo consente, appunto, la formula “salvo intese”).

 

Crisi, crescono le quotazioni di Conte ma ora il Pd vuole i ministeri chiave. Ecco i tre scenari

TRENTA COSTA BONISOLI TONINELLI LEZZI GRILLO

Per salvare l’acciaieria di Taranto (10mila dipendenti, senza contare l’indotto) serve pertanto un altro Cdm, che dia il via libera definitivo al provvedimento. Il tutto deve avvenire prima della scadenza del 6. Il problema è che sul futuro dell’Ilva pentastellati e Dem hanno visioni diametralmente opposte. A fine giugno il leader politico M5S Maio si è recato a Taranto con cinque ministri pentastellati (Lezzi, Grillo, Costa, Bonisoli e Trenta) per spiegare che non solo è possibile immaginare la città pugliese senza l’Ilva, ma è necessario farlo.

 

TONINELLI ESULTA CON LA LEZZI BY LUGHINO

La decisione di prevedere nel decreto crescita la cancellazione dell’immunità penale per i vertici di ArcelorMittal per eventuali reati ambientali legati alla riconversione racconta molto la linea pentastellata. Di diverso avviso il Pd. L’immunità è stata introdotta con il governo Renzi e i Dem in Parlamento si sono adoperati per reintrodurla in forma piena, con emendamenti al decreto crescita che alla fine non sono passati. Le accuse di irresponsabilità nei confronti di Di Maio e dei Cinque Stelle non sono mancate. Ora le due parti politiche stanno per diventare azionisti di un nuovo esecutivo. E il tema pioverà immediatamente sul tavolo di Palazzo Chigi. La sintesi andrà raggiunta in tempi stretti.

ALITALIAluigi di maio nicola zingaretti

 

 

Due punti di vista sul salvataggio di Alitalia

Un altro dossier industriale altrettanto complicato e urgente, sul quale le due future forze di maggioranza hanno posizioni divergenti, è Alitalia. Dopo non poche meline e dichiarazioni di tenore opposto da parte dei Cinque Stelle, il 15 luglio il cda di Fs ha scelto Atlantia, la holding della famiglia Benetton che gestisce tra le altre cose le autostrade su concessione dello Stato, come partner per far parte della futura Newco insieme alla compagnia americana Delta e al ministero dell’Economia. M5S e Pd hanno posizioni divergenti, a cominciare dalla posizione nei confronti dei benetton.

SCIOPERO ALITALIANICOLA ZINGARETTI E LUIGI DI MAIO BY CARLI

 

Dopo la tragedia del Ponte di Genova, i pentastellati hanno chiesto la revoca della concessione ad Autostrade (la famiglia di Ponzano Veneto controlla la società tramite Atlantia). Una posizione molto dura, che non registrerebbe il sostegno del Pd. Non solo: per M5S il blocco pubblico, che si sostanzia nella partecipazione di Fs e Mef, dovrebbe avere la maggioranza nel capitale della nuova comagnia. Fino ad oggi questa visione ha destato perplessità nei Dem in quanto dietro a essa si celerebbe una vera e propria nazionalizzazione di Alitalia, scaricando sulle spalle dei contribuenti il peso dell’operazione.

demolizione palazzo via porro 10, sotto ponte morandi 5

 

ponte morandi genova 1Crolla il ponte Morandi a Genova

Mattarella mette alle strette Pd e Movimento 5 Stelle: premier entro lunedì

Tutta la gestione del dossier da parte del governo gialloverde, ed in particolare del ministro dello Sviluppo Di Maio, è stata bollata come disastrosa dal Pd. «Dal Ponte di Genova ad Alitalia l’unica certezza è la confusione mentale, politica e l’opportunismo di chi ci sta governando» twittava il 16 luglio il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Ora il quadro politico è cambiato. E un punto di incontro con i pentastellati va trovato. Entro il 15 settembre il consorzio dovrà definire l’offerta vincolante e il piano industriale per la nuova compagnia. Nelle ultime ore si è diffusa l’ipotesi di una possibile nuova proroga dei termini, anche se al momento si attende una definizione del quadro politico per prendere in considerazione questa possibilità.

PAPEETE COCKTAIL: LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE NICOLA ZINGARETTI BY GIANBOY

 

Il nodo Grandi opere: dal futuro della Tav a quello della Gronda

Su un terzo dossier industriale Movimento e i Dem hanno mostrato di non pensarla allo stesso modo: è la Tav, l’Alta velocità Torino - Lione. La questione è stata in parte risolta dall’esecutivo uscente: la svolta decisiva è opera di Conte, che con il suo sì ha di fatto aperto una frattura “letale” per il governo M5S - Lega. Nei mesi che hanno preceduto questa decisione, tuttavia, i pentastellati hanno espresso una posizione fortemente contraria al prosieguo dei lavori.

gronda genova

 

Dall’altra parte della barricata i Dem: si sono trovati sostanzialmente al fianco della Lega nel sottolineare l’esigenza e l’opportunità di andare avanti. Più in generale, dunque, si tratta di capire se ora una mediazione potrà essere trovata sul tema delle infrastrutture che sono necessarie al Paese. Il recente no del ministero guidato dal pentastellato Danilo Toninelli all’analisi costi-benefici per la Gronda di Genova, un’opera da 4,75 miliardi, ha spinto il Dem Roberto Morassut, responsabile su questi temi nella segreteria del partito di Largo del Nazareno, a sottolineare che «il Pd vuole un Paese che cresca e in cui le opere necessarie alla crescita si facciano. In un rapporto condiviso con i territori - ha aggiunto -, attraverso un dibattito pubblico ma con delle decisioni finali. La Gronda è una di queste opere e secondo noi va fatta». Nuova opera, vecchie distanze.

gronda genova 10gronda genova 6crollo ponte morandi genova 19a sinistra della freccia si nota che lo spessore del cavo aumenta reperto ponte morandi genovagronda genova 7vivere sotto una cupa minaccia il reportage di michele guyot borg sul ponte morandi di genova 2gronda genova 8zingaretti di maioSALVINI DI MAIO ZINGARETTI MATTARELLA

Ultimi Dagoreport

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)

benjamin netanyahu giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – CORRI A CASA IN TUTTA FRETTA, C’È UN CAMALEONTE CHE TI ASPETTA: QUELLA SIGNORINA ALLA FIAMMA CHE VUOLE MANTENERE UN RAPPORTO CON L’EUROPA MA NELLO STESSO TEMPO, TEMENDO DI ESSERE SCAVALCATA A DESTRA DA SALVINI, SBATTE GLI OCCHIONI A TRUMP. LA STESSA CHE IMPLORA LA FINE DELLA TRAGEDIA DI GAZA MA L’ITALIA CONTINUA A FORNIRE ARMI A ISRAELE (SECONDO PAESE DOPO GLI USA DOPO LA DECISIONE DI MERZ DI FERMARE L’INVIO DI ARMI A NETANYAHU) - A UNA DOMANDA SULL'EXPORT MILITARE ITALIANO VERSO ISRAELE, CROSETTO IN PARLAMENTO HA DETTO: "ABBIAMO ADOTTATO UN APPROCCIO CAUTO, EQUILIBRATO E PARTICOLARMENTE RESTRITTIVO". RISULTATO? NESSUNO È PIÙ IN GRADO DI SAPERE CON ESATTEZZA COSA L’ITALIA VENDE O ACQUISTA DA ISRAELE – TRA LA DISCORDANZA DELLE DICHIARAZIONI UFFICIALI E LA TRACCIABILITÀ REALE DELLE FORNITURE BELLICHE A NETANYAHU, C’È DI MEZZO LO SPORT PREFERITO DEL GOVERNO MELONI: IL SALTO TRIPLO DELLA VERITÀ… - VIDEO

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)

beppe grillo marco travaglio giuseppe conte elly schlein eugenio giani

DAGOREPORT: IL CONTE TRAVAGLIATO - DI BOTTO, SIAMO RITORNATI AI TEMPI DI BEPPE GRILLO: SULL’OK ALLA CANDIDATURA IN TOSCANA DEL DEM EUGENIO GIANI, CONTE NON TROVA IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA E RICICCIA IL ''REFERENDUM'' ONLINE TRA GLI ISCRITTI, L’UNO VALE UNO, LA “BASE” DA ASCOLTARE - MA L'EX "AVVOCATO DEL POPOLO" NON DOVEVA ESSERE IL LEADER CHE I 5STELLE NON HANNO MAI AVUTO, QUELLO CHE SI IMPONE E TRACCIA LA VIA AL SUO PARTITO? - DATO CHE GIANI, PER VINCERE, PUO' FARE A MENO DEI VOTI 5STELLE, NEL PD S'INCAZZANO CON LA SUBALTERNITÀ A CONTE DI ELLY SCHLEIN CHE HA ACCETTATO E PROMOSSO LA CANDIDATURA DEL 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA: "QUESTI INGRATI È MEGLIO LASCIARLI CHE PRENDERLI" - MA TRA ELLY E PEPPINIELLO, C’È DI MEZZO LA COLONNA DI PIOMBO DI MARCO TRAVAGLIO, CHE DETTA OGNI MATTINA I DIECI COMANDAMENTI DELL'IDEOLOGIA M5S, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" PD-M5S SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL''ARMATA BRANCA-MELONI...