L’IMPOSSIBILE EQUILIBRISMO DI GIORGIA TRA TRUMP, GLI ALLEATI EUROPEI E IL PACIFINTO “SALVINI” – LE TENSIONI E LUNGHE TRATTATIVE PER TROVARE UN COMPROMESSO SUL DECRETO SUGLI AIUTI ALL’UCRAINA, APPROVATO DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI, DIMOSTRANO LE DIFFICOLTÀ DELLA MELONI PER GESTIRE LE PULSIONI FILORUSSE DELLA LEGA, MENTRE LA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON LA CASA BIANCA HA ALLONTANATO LA DUCETTA DAGLI ALTRI LEADER DELL’UE – MOSCA SI STA INSINUANDO FRA LE INCERTEZZE DI WASHINGTON E QUELLE DELLA DIPLOMAZIA EUROPEA. E TROVA IN ITALIA TERRENO FERTILE…
APPROVATO IN CONSIGLIO DEI MINISTRI IL DECRETO PER GLI AIUTI ALL'UCRAINA
(ANSA) - ROMA, 29 DIC - Il consiglio dei ministri ha approvato il decreto che contiene la proroga degli aiuti all'Ucraina. E' quanto si apprende al termine della riunione.
MELONI E I LEADER UE: ORA TOCCA AL CREMLINO
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera e Francesco Malfetano per “La Stampa”
GIORGIA MELONI E DONALD TRUMP AL VERTICE DI SHARM EL-SHEIKH
Mentre a Mar-a-Lago Volodymyr Zelensky varca la soglia della residenza di Donald Trump incassando all'ingresso la promessa di «grandi benefici economici» per l'Ucraina in caso di pace, a Roma prende forma la versione finale del decreto con cui l'Italia proseguirà con il suo sostegno a Kiev. Il testo sarà sul tavolo del Cdm di oggi e [...] lo farà come compromesso siglato da Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
Una soluzione politica – e in larga parte semantica – costruita attorno al concetto di «priorità». Dal titolo del provvedimento che in ogni caso proroga fino al 31 dicembre 2026 l'autorizzazione alla cessione di «mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all'Ucraina» sparisce il riferimento alla parola «militari». Un contentino a cui si affianca, appunto, una precisazione: la «priorità» dovrà andare «agli strumenti logistici, sanitari, ad uso civile e di protezione dagli attacchi aerei, missilistici, con droni e cibernetici».
emmanuel macron donald trump giorgia meloni friedrich merz - vertice alla casa bianca
Più che un cambio di linea, una rimodulazione del linguaggio: non si esclude l'invio di armi, ma si orienta la narrazione. Una distinzione utile a ricompattare la maggioranza già alle prese con l'insoddisfazione della Lega sulla legge di Bilancio. […]
Per Meloni questo decreto è la dimostrazione plastica del difficile equilibrio che deve tenere insieme la coalizione, la special relationship con la Casa Bianca e gli alleati europei. Per l'ennesima volta Mosca si sta insinuando fra le incertezze di Washington e quelle della diplomazia Ue.
GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI - CAMERA DEI DEPUTATI - FOTO LAPRESSE
La telefonata fra il presidente Usa e il leader russo ha concesso al Cremlino lo spazio diplomatico per il più classico esercizio di dividi et impera. Per i russi la tregua chiesta da Unione Europea ed Ucraina è solo un modo per «allungare i tempi del conflitto», mentre è necessario istituire due gruppi di lavoro, uno dedicato alla «sicurezza», l'altro «alle questioni economiche».
Un tentativo esplicito di smontare ogni ipotesi di accordo e far passare l'Unione come il vero ostacolo alla pace. La cortina fumogena come sempre è affidata al ministro degli Esteri Serghei Lavrov: «Il partito della guerra europea non solo non ha pietà degli ucraini, ma nemmeno della sua popolazione. Come spiegare diversamente i discorsi sull'invio di contingenti militari in Ucraina?» Ma «se qualcuno decidesse di attaccare la Russia la risposta sarebbe devastante».
emmanuel macron donald trump giorgia meloni foto lapresse
Per gli europei - aggiornati sui colloqui al termine dell'incontro di Mar-a-Lago, e sempre determinati a mostrare «la massima convergenza» - nulla di nuovo sotto il cielo.
La premier e gli altri leader connessi (tra loro Friedrich Merz, Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen), pur apprezzando i «passi avanti» si aspettano che la Russia dia «prova di responsabilità» con iniziative concrete che possano portare alla «pace giusta e duratura» rimarcata nella nota inviata da Palazzo Chigi a tarda sera.
Per la premier si guarda, in particolare, «agli interessi vitali» dell'Ucraina e dell'Ue: dalla definizione di confini non penalizzanti per Kiev alle garanzie di sicurezza credibili ed efficaci, fino alla tutela della futura autonomia politica ucraina. Tutti punti che - al pari del destino della centrale nucleare di Zaporizhzhia - restano ancora da limare.
L'idea, d'altro canto, è che il tempo possa trasformarsi in un alleato. A Bruxelles e non solo c'è la convinzione che l'economia russa sia vicina al punto di non ritorno, soprattutto dopo la decisione Usa di imporre sanzioni alla vendita di greggio russo da parte dei due grandi produttori Lukoil e Rosneft.
Il prezzo del petrolio prodotto nei territori dello Zar è sceso sotto la soglia psicologica dei quaranta dollari il barile, sufficientemente bassa per mettere in difficoltà il bilancio di Mosca. Una convinzione, e forse anche una speranza.
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matteo salvini giorgia meloni foto lapresse
