1. LA7, GRILLO & CASALEGGIO, RENZI: CON TRE MOSSE DA GIOCATORE DI POKER FRANCHINO BERNABÈ STA GETTANDO LA SUA RETE PER NON COMPROMETTERE IL SUO DESTINO 2. LA STRIZZATA D’OCCHIO DI BERNABÈ AL PARA-GURU CASALEGGIO: “È STATA UN’ESPERIENZA MOLTO BREVE, LUI LAVORAVA IN TELECOM E LO RICORDO COME UNO DEI POCHI CON I QUALI SI POTEVANO FARE RAGIONAMENTI SUL WEB, È STATO UN PRECURSORE IN QUESTO” 3. IL DIRETTORE DEL TG2 MASI INTERVISTA RODOLFO DE BENEDETTI E DIMENTICA SORGENIA 4. MAURIZIO ROMITI E’ L’ENNESIMA CONFERMA CHE IL GENIO NON È UN FATTO EREDITARIO 5. IN UNICREDIT SCOPPIA UN FATTACCIO DI CONFLITTO DI INTERESSE: IL “CASO SCOGNAMIGLIO”
1. LA7, GRILLO & CASALEGGIO, RENZI: CON TRE MOSSE DA GIOCATORE DI POKER BERNABÃ STA GETTANDO LA SUA RETE PER NON COMPROMETTERE IL SUO DESTINO
Tra i grandi manager l'unico che con discrezione lancia segnali politici in questo momento di nebbia fitta è Franchino Bernabè.
Il manager di Vipiteno scalpita dalla voglia di entrare sulla scena con un ruolo meno faticoso di quello attuale e c'è chi pensa che sia pronto a lasciare la barca di Telecom appesantita dal fardello dei debiti per diventare addirittura ministro.
Questo potrebbe spiegare l'accelerazione impressa alla vendita de "La7" che non è stata dettata soltanto dalla volontà di alleggerire la pressione dei soci spagnoli di Telefonica, ma anche di liberarsi di uno strumento che era sfuggito di mano di mano e poteva creargli grossi fastidi politici.
Da qui la mossa politica con la scelta di Urbano Cairo, l'imprenditore torinese che con un pugno di noccioline si è messo in tasca l'emittente e potrà giocare la parte di editore puro anche se tutti sanno che la sua natura anfibia lo porterà a navigare tra la sinistra alla Santoro e la destra del Cavaliere "impedito" dove ha imparato il mestiere.
Questa per Bernabè è comunque una partita chiusa dalla quale è uscito senza danni personali anche perché nessuno (nemmeno quel rompicoglioni di Zingales che siede come indipendente tra i consiglieri di Telecom) si è preso la briga di valutare fino in fondo il contratto tra Telecom e Cairo.
A questa mossa Franchino ne ha aggiunte negli ultimi giorni un altro paio che dimostrano la sua abilità a navigare nella terra incognita della politica. Ieri da esempio si è fatto intervistare nel programma di "Sky Tg 24" di Maria Latella e ha strizzato l'occhio in maniera vistosa nei confronti del Masaniello di Genova e dei grillini. Dopo aver sottolineato che Grillo non ha vinto grazie al web ma alle piazze, Franchino ha avuto modo di ricordare il suo rapporto con il guru Casaleggio e ha detto: "è stata un'esperienza molto breve, lui lavorava in Telecom e lo ricordo come uno dei pochi con i quali si potevano fare ragionamenti sul web, è stato un precursore in questo".
Probabilmente il capo di Telecom si riferiva al 2007 quando dopo la nascita della Casaleggio Associati, nacque la Webegg spa, un gruppo multidisciplinare per la consulenza delle aziende in rete che era controllato per il 50,8% da I.T. Telecom. L'apprezzamento di Bernabè ha messo in soffitta le invettive che nello stesso anno Grillo lanciava dal suo sito contro Telecom per licenziare il consiglio di amministrazione ("fatemi godere, ragazze e ragazzi dateci dentro").
La polemica del "comico" è continuata per anni anche se nell'assemblea degli azionisti Telecom del 29 aprile 2010 lo stesso Grillo dichiarò: "io stimo Bernabé ma non ha fatto quello che avrebbe dovuto fare, denunciare Colaninno, Buora, Ruggiero, ecc...celebro il funerale della società ...Telecom è morta".
In quell'occasione Franchino reagì all'attacco del futuro leader del Movimento 5 Stelle e intraprese dentro l'azienda azioni di rivalsa nei confronti della vecchia gestione. Qualcosa deve essergli rimasto comunque nelle orecchie e ieri, rifiutando l'ipotesi di un ritorno alle urne, ha detto testualmente che siamo in una situazione complessa ma "carica di innovazione straordinaria perché sono emersi segnali forti interpretati da Grillo che la politica dovrà capire e fare suoi".
Gli occhi del 65enne manager di Telecom, noto per la sua astuzia e per il cinismo collaudati all'Eni e nelle altre esperienze professionali, strizzano anche nei confronti di Matteo Renzi. In questo senso va interpretato l'ingresso del figlio Marco Norberto, classe 1978, dentro due società che fanno riferimento a Marco Carrai, l'imprenditore del Chianti grande amico di Renzi che lo ha spedito dentro la Fondazione CaRiFirenze.
A scoprire la marcia di avvicinamento di Bernabè verso il piccolo Obama fiorentino e al suo Gianni Letta locale, è stato il giornalista Andrea Giacobino di "ItaliaOggi" che ha spiegato come attraverso la holding Fb Group, costituita da Bernabè e presieduta da Chicco Testa (per gli amici Testa di Chicco), sia stato messo un piedino nella società Cambridge Management Consulting che l'amico di Renzi ha costituito da poco tempo davanti al notaio.
Con tre mosse da giocatore di poker Bernabè sta gettando la sua rete per non compromettere il suo destino.
2. IL DIRETTORE DEL TG2, MARCELLO MASI INTERVISTA RODOLFO DE BENEDETTI E DIMENTICA SORGENIA
L'informazione economica è diventata il pasto obbligato nelle case degli italiani e ha un sapore sempre più amaro.
Le ultime vicende di MontePaschi dimostrano che la crisi scatena effetti drammatici e pone sulle spalle dei professionisti della comunicazione responsabilità che vanno oltre i termini contrattuali. Di questa evoluzione sembra essere consapevole Anna Maria Tarantola, la donna che dopo aver guidato per tanti anni la Vigilanza alla Banca d'Italia è salita alla presidenza della Rai dove deve aver scoperto che l'emittente pubblica stenta a garantire "il soddisfacimento dei bisogni informativi e formativi".
Durante la consegna di un premio dedicato al defunto Governatore Donato Menichella,la signora dalla capigliatura barocca ha tenuto una lectio magistralis sul tema "Comunicare l'economia" e ha volato alto parlando della necessità di introdurre un sistema di controllo delle notizie.
Qualcosa la Tarantola avrebbe potuto aggiungere a proposito del modo incerto con cui alcuni telegiornali della Rai affrontano le problematiche economiche,e magari avrebbe potuto dare una bacchettata a chi, invece di fare approfondimenti e analisi puntuali, si lascia prendere la mano dal compiacimento e dallo zelo.
Il caso più recente è di giovedì scorso quando il direttore del Tg2, Marcello Masi, si è personalmente esposto in un'intervista a Rodolfo De Benedetti che è andata in onda nell'ora di maggior ascolto. Nessuno francamente ha capito il bisogno di questa esternazione da parte del figlio dell'Ingegnere che pur avendo soltanto 52 anni si porta addosso una barba incolta e un'aria terribilmente stanca. Ma nessuno ha capito sopratutto perché il direttore del Tg2 abbia rivolto all'intervistato domande banali sulla crisi e sul futuro dell'economia.
Il povero Rodolfo è stato naturalmente al gioco e facendo appello alla sua fantasia di gran lunga inferiore a quella del padre, ha dato risposte altrettanto banali dicendo che non ci sono segnali di ripresa e che occorre procedere a riforme strutturali come in Germania. Nessun accenno è stato fatto dal direttore del Tg2 ai conti di Sorgenia, la società guidata dal figlio di De Benedetti e controllata al 52% dalla famiglia che proprio oggi dovrà registrare una perdita di 190 milioni sui conti 2012 rispetto ai 77 di settembre.
Comunque a sua discolpa il direttore Masi potrà esibire l'articolo pubblicato ieri sul "Sole 24 Ore" dove il buco di Sorgenia che ha debiti per 1,9 miliardi e porta in rosso le holding Cir e Cofide, viene definito un effetto delle svalutazioni e delle pulizie dentro la società .
3. MAURIZIO ROMITI, ENNESIMA CONFERMA CHE IL GENIO NON Ã UN FATTO EREDITARIO
Che il genio non sia un fatto ereditario lo sanno anche i protagonisti dell'economia che oggi seguono le mosse dei figli con l'apprensione aggravata dalla crisi.
Probabilmente questo è lo stato d'animo di Cesarone Romiti, il 90enne patriarca che per 20 anni ha governato la Fiat attraversando momenti terribili a fianco dell'Avvocato e con l'aiuto di Mediobanca.
Oggi per il figlio Maurizio ,che ha già la bella età di 64 anni, le cose non vanno bene. Il ragazzo dopo la laurea alla Bocconi ha fatto un sacco di esperienze e pur avendo lavorato per 20 anni in Mediobanca come direttore centrale si trova di fronte a scelte particolarmente delicate.. In un'intervista del 2008 a "Vanity Fair" Maurizio Romiti, romanista e appassionato di barche, dichiarò con una certa supponenza di intendersi "di capitali, famiglie e buoni affari".
I fatti hanno smentito in gran parte questo assunto e adesso l'ultima sua iniziativa che fa capo alla società Pentar Partners creata a luglio 2005 per attività di consulenza finanziaria e strategica, sembra arrivata al capolinea. Pare infatti che nei giorni scorsi davanti al notaio Carlo Marchetti che ha i suoi uffici in via Agnello a Milano, i soci di Pentar siano stati chiamati a ripianare le perdite che a novembre dell'anno scorso sono lievitate a 9,7 milioni di euro. Nemmeno l'aumento di capitale di 2,5 milioni dello scorso luglio è stato eseguito, e lo stesso Romiti junior ha dichiarato che se la ricapitalizzazione non andrà a buon fine "la società si troverà in stato di liquidazione".
L'aspetto curioso di questa vicenda non è soltanto nella conferma che il genio non è un fatto ereditario, ma che a dare queste notizie sia il settimanale economico "Il Mondo" di quel Gruppo Rcs in cui Romiti padre e figlio hanno avuto un ruolo di comando.
Al rampollo bocconiano resta comunque la consolazione di fare l'assessore al bilancio al comune di Orvieto dove il sindaco della giunta di centrodestra è il suo vecchio amico pianista e un tempo dipendente Toni Concina.
4. IN UNICREDIT SI APRE IL "CASO SCOGNAMIGLIO"
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che venerdì prossimo si riunirà il consiglio di amministrazione di Unicredit per approvare il bilancio 2012 e giudicare gli effetti della "cura" Ghizzoni.
A quanto si dice alcuni consiglieri avrebbero intenzione di saperne di più sul "caso Scognamiglio", l'alto dirigente di piazza Cordusio che si fa chiamare "ministro" per i suoi precedenti diplomatici. In ballo c'è la vicenda, sollevata 20 giorni fa da Dagospia e ripresa venerdì scorso dal giornalista Stefano Sansonetti, che si riferisce alla costituzione della società editrice "Europeye srl" dove oltre alla partecipazione per il 90% della banca, è saltata fuori una società di produzione cinematografica che qualche anno fa ha prodotto un film insieme a un'altra azienda dove la moglie del "ministro" Scognamiglio risulta azionista.
Sembra che sull'intera vicenda stiano per entrare in azione i mastini dell'internal audit intenzionati a tagliare qualsiasi conflitto di interesse".











