ALE-DANNO RELOADED: “I SOLDI IN ARGENTINA? UNA BALLA - CARMINATI? PENSAVO FOSSE MORTO - L’ERRORE PIÙ GRANDE? SCEGLIERE LE PERSONE SBAGLIATE MA È CAPITATO PURE A VELTRONI CON ODEVAINE - BUZZI? HA PAGATO ANCHE RENZI E MARINO – “DESTRA IMPREPARATA A GOVERNARE ROMA”

Giovanna Vitale per “la Repubblica

 

alemanno lupa capitolina by spinozaalemanno lupa capitolina by spinoza

Maglione a girocollo, occhi incavati, mani che vanno su e giù, giù e su, alla ricerca di un appiglio per non affogare. Nell’ordinanza di custodia cautelare sul “mondo di mezzo” Gianni Alemanno viene descritto come un gangster, socio della nuova mafia che ha messo radici a Roma, dedito ad aggiustare — insieme ai “camerati” portati in Campidoglio — appalti e bilanci pubblici in cambio di soldi. Che poi, chiacchierava la banda, lui «trasferiva in Argentina ». Particolare smentito ieri dalla procura.

 

L’unico sollievo di una settimana trascorsa a ripercorrere ogni minuto di quei maledetti 5 anni da sindaco. «Anni in cui nessuno ha mai provato ad avvertirmi: guarda che intorno a te stanno succedendo cose brutte. Neppure quando, in preda ai dubbi, andai da questore, prefetto e persino dal procuratore».

BUZZI CARMINATIBUZZI CARMINATI

 

Forse non potevano, Alemanno, perché Lei era già indagato. Mai avuto conti segreti all’estero?

«Mai in vita mia. E anche la storia dell’Argentina, si capiva subito che era una colossale balla: io che vado fin laggiù con mio figlio e le valigie piene di mazzette... Assurdo ».

 

In questi anni gli scandali l’hanno travolta, l’associazione mafiosa però le mancava.

«Di tutto mi si può accusare tranne che di questo, è troppo. Io non faccio parte del romanzo criminale, ne verrò fuori».

 

Questo lo decideranno i giudici, ma Lei, in cuor suo, si sente colpevole di qualcosa?

«Di aver sottovalutato l’importanza della squadra in un compito di governo così gravoso qual è fare il sindaco a Roma. Appena arrivato, mi sono subito buttato sulle emergenze, trascurando le nomine: ho sempre scelto le persone in corsa. Ho cambiato 4 capi di gabinetto e fatto vari rimpasti di giunta. Non ho capito che era fondamentale».

LUCA ODEVAINE DURANTE LE OPERAZIONI DI SGOMBERO DEL CAMPO ROM DI VIA TROILI A ROMALUCA ODEVAINE DURANTE LE OPERAZIONI DI SGOMBERO DEL CAMPO ROM DI VIA TROILI A ROMA

 

E dunque?

«Ho sbagliato i collaboratori. Ma è capitato pure a Veltroni con Odevaine, che era il suo vice-capo di gabinetto».

 

Chi, fra loro, l’ha più delusa?

«Panzironi, ex ad di Ama. È quello che mi ha più sbalordito: viene dalla Dc, ha un percorso da moderato. E poi eravamo amici. Mi fidavo. Pensarlo implicato con Buzzi e Carminati mi fa impressione ».

 

L’elenco però è lungo. Fra gli accusati pure il suo capo segreteria Lucarelli e Mancini, ex ad di Eur spa, che aveva rapporti strettissimi con il boss neofascista. Non basta dire “mi sono fidato”.

«Un anno e mezzo fa, dopo il primo articolo dell’ Espresso sui “4 re di Roma” tra cui Carminati, che io — ribadisco — non ho mai conosciuto, anzi pensavo fosse morto oppure in pensione, sono cominciate le allusioni. Allora chiesi ai miei collaboratori: ma voi avete contatti, ci parlate? Fu un coro di no».

 

VELTRONI 
SINDACO 
VELTRONI SINDACO

E invece lo incontravano e ci facevano affari. È difficile pensare che Lei non ne sapesse niente, specie di Mancini, Avanguardista come Carminati e suo amico in gioventù.

«Mancini faceva parte di quelle persone che, provenienti da diversi ambiti della destra, alla fine degli anni ’90 avevano poi deciso di entrare in An e seguire quel percorso di legalità. Non potevo immaginare che il suo passato potesse condizionare il suo presente ».

 

Passiamo a Buzzi, ras delle coop: Lei gli ha spalancato le porte del suo studio in Campidoglio, le avrà certo proposto qualche combine, sennò che ci veniva a fare?

«Mai parlato di affari, solo dei problemi che avevano tutte le cooperative sociali di tipo B come la sua. Buzzi, peraltro, come me ha incontrato pure Marino, era una persona recuperata alla legalità, il riferimento della Lega delle cooperative a Roma, molto accreditato nelle istituzioni: la sua storia comincia con Rutelli, prosegue con Veltroni e continua anche dopo».

 

Con Gramazio, per esempio, capogruppo del suo partito, che intascava tangenti per favorire la mafia.

franco panzironifranco panzironi

«Con lui ho sempre avuto un rapporto di grande stima: Luca era ed è molto trasversale, cercava sempre l’accordo con il Pd, che era all’opposizione».

 

E lo trovava?

«Sulle delibere importanti sì».

 

Anche Lei ha incassato, però: 75mila euro da Buzzi per contributi elettorali.

«È tutto tracciato. Ed è un’altra dimostrazione che non ho alcun vincolo associativo: i soldi sono dichiarati e rendicontati. Le pare che mi sarei comportato così se fossi un boss della mafia?

 

E poi la cifra in sé può sembrare grossa, ma è stata diluita in 3-4 cene, che Buzzi ha pagato anche a Marino e a Renzi. Quando noi dovevano raccogliere fondi chiamavano tutti: dagli industriali alla Lega delle Cooperative. Non si può cancellare il finanziamento pubblico ai partiti e poi stupirsi che gli imprenditori danno un contributo».

 

luca gramazioluca gramazio

Buzzi parla pure di non meglio precisati “amici del Sud” che l’avrebbero aiutata nella campagna per le Europee. Affermazione equivoca, visti i legami della banda romana con ’ndrangheta e Cosa nostra.

«Non c’entra nulla. Buzzi un giorno viene da me e mi dice: “Noi non siamo più ideologici, dentro il nostro mondo ci sono anche persone di orientamento opposto, quindi se vuoi ti posso aiutare ”. Ci teneva a dimostrare di non essere fazioso».

 

Forse voleva sdebitarsi per i favori ricevuti.

«Guardi questa storia di Buzzi riguarda appalti per decine di milioni in un bilancio del Campidoglio che è di 3,5 miliardi. Una goccia nel mare. Le opere pubbliche, l’urbanistica, i lavori pubblici non sono stati toccati da questa inchiesta ».

 

La destra ha fallito come esperienza di governo?

«Abbiamo fatto tante cose, ma non eravamo preparati a governare Roma».

 

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…