DA MAI DIRE GAY A MAI DIRE HOLLANDE - LA FRANCIA SCENDE IN PIAZZA CONTRO LA LEGGE SULLE NOZZE OMOSEX MA NEL MIRINO C’È IL PRESIDENTE

Giampiero Martinotti per "La Repubblica"


Una marea umana, l'ultima testimonianza di massa di quella parte della Francia che non si è rassegnata all'introduzione delle nozze gay. Dopodomani, a Montpellier, due uomini saranno uniti in matrimonio, ma le centinaia di migliaia di persone che hanno sfilato ieri nella capitale hanno voluto ribadire, per l'ultima volta, la loro opposizione a una legge che riconosce agli omosessuali il diritto di fondare una famiglia come tutti gli altri cittadini.

Erano un milione, secondo gli organizzatori. Soltanto 150mila per la polizia. In ogni caso tanti, spesso in famiglia, tranquilli, malgrado la tensione dei giorni scorsi, l'invito del ministro dell'Interno a non portare i bambini, il timore di azioni violenti da
parte dei gruppuscoli di estrema destra, il dispiegamento di ben 4.500 tra poliziotti e gendarmi.

A parte la simbolica occupazione di una terrazza nella sede del Ps da parte di una ventina di persone, ci sono stati scontri violenti solo dopo lo scioglimento della manifestazione: in serata, un migliaio di giovani di estrema destra hanno cercato lo scontro con le forze dell'ordine. Scatenati contro la «dittatura socialista», i militanti tentato di forzare gli sbarramenti, respinti dalle cariche della polizia e dai gas lacrimogeni. I più esaltati se la sono presa anche con i giornalisti. Poco a che vedere con la calma dei manifestanti poche ore prima.

Gli oppositori al provvedimento escono così di scena a testa alta, dimostrando ancora una volta di rappresentare una forte corrente della società francese. Ma il movimento è lacerato al suo interno: c'è chi, a destra, cerca di recuperarlo, chi vorrebbe radicalizzarlo, chi pensa di trasformarlo in movimento politico.

E la leader incontrastata fino a qualche giorno fa, l'umorista Frigide Barjot, si è chiamata fuori, dopo essere stata minacciata da alcuni militanti di estrema destra: ieri non ha sfilato e ha riconosciuto che la battaglia è stata persa («il ritiro della legge non è più possibile, si tratta di diritti accordati a persone umane»).

Le divergenze si sono manifestate anche all'interno della destra parlamentare: se alcuni hanno lasciato immaginare un cambiamento della legge in caso di alternanza nel 2017, altri hanno ammesso che le nozze gay non potranno più essere soppresse dal codice civile.

Resta il fatto che l'opposizione al matrimonio «per tutti» è stata di gran lunga superiore alle aspettative. Malgrado la moderazione della Chiesa cattolica, che non ha mai gettato benzina sul fuoco, il movimento ha assunto proporzioni inattese.

C'entra naturalmente il conservatorismo di una parte del Paese, colpito dalla simbologia di un matrimonio fra persone dello stesso sesso. E c'entra anche il diritto all'adozione concesso alle coppie gay e lesbiche. Ma il movimento, almeno in parte, ha anche coagulato il malcontento contro l'impopolare François Hollande, atteso più sui temi economico-sociali che su quelli di società.

Infine, intorno all'opposizione alle nozze gay è nata una nebulosa di nuovi militanti di destra. Alcuni pacifici, altri radicali, che si sono ribattezzati "Primavera francese", echeggiando le rivolte arabe. Ed è proprio fra questi ultimi che si ritrovano i giovani estremisti di "Generazione identitaria", che ieri pomeriggio hanno scalato una terrazza della sede socialista per srotolare uno striscione: «Hollande dimissioni».

Un'azione cui ha rapidamente messo fine l'intervento della polizia, più dimostrativa che violenta, anche se il segretario socialista, Harlem Désir, ha parlato enfaticamente di «attacco alla democrazia ». In serata, invece, la violenza si è scatenata, gli scontri sono stati a tratti duri e sono durati a lungo: visibilmente, alcuni gruppuscoli di estrema destra erano scesi in piazza con l'unico scopo di affrontare le forze dell'ordine.

 

matrimonio gay francois hollande enrico letta e francois hollande DOMINIQUE VENNER Manifestazione AntiGayParigi x manifestazione antigayparigi x Manifestazione contro i matrimoni gay a Parigi

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...