1- ALTRO CHE MANIFESTANTI, L’ATTACCO AL CONSOLATO USA PIANIFICATO NEI MINIMI DETTAGLI, A SUON DI PRECISI COLPI DI MORTAIO E SFRUTTANDO GRAVI FALLE NELLA SICUREZZA 2- GLI AMERICANI AVVERTITI CON 48 ORE DI ANTICIPO DI POSSIBILI ATTENTATI. MA A BENGASI L’ALLERTA ERA SOLO QUELLA DI ROUTINE PER L’ANNIVERSARIO DELL’11 SETTEMBRE 3- CIÒ CHE PREOCCUPA DI PIÙ I SERVIZI SEGRETI, È IL FURTO DI DOCUMENTI SENSIBILI CON I RIFUGI AMERICANI A BENGASI E UNA LISTA DI COLLABORATORI LIBICI, ORMAI COMPROMESSI 4- L’AMBASCIATORE È STATO “PERSO” PER ORE DALLE FORZE USA, ED È RIMASTO PER TUTTA LA NOTTE IN MANO AI LIBICI: “IL CORPO CI È STATO RICONSEGNATO QUANDO ERA QUASI L’ALBA” 5- PER ALCUNE FONTI, L’ATTACCO è STATO ORDINATO DA AL ZAWAHIRI, CAPO DI AL QAEDA

1 - NELL'ATTACCO AL CONSOLATO, RUBATE INFORMAZIONI MILITARI IMPORTANTISSIME
Dagoreport da "The Independent" - http://ind.pn/QePzo9

Si scoprono nuovi dettagli, inquietanti, sull'assalto al consolato americano di Bengasi.
Tutto lascia pensare infatti a delle gravi e ripetute falle nella sicurezza. L'attacco sembra essere stato programmato nei minimi dettagli. Lo dimostra il fatto che la visita dell'ambasciatore ucciso, Chris Stevens, doveva essere breve e riservata. Ma non solo. Sono stati sparati dei colpi di mortaio contro il consolato con una precisione quasi millimetrica, come dei normali manifestanti non sarebbero mai riusciti a fare.

È molto probabile che siano stati rubati dei documenti o che siano state raccolte delle testimonianze che hanno aiutato gli attentatori a pianificare l'attacco. Il Dipartimento di Stato aveva ricevuto informazioni 48 ore prima prima dell'assalto che le sedi diplomatiche erano un obiettivo per possibili azioni violente. Nonostante questo, il consolato di Bengasi era stato solo avvertita di mantenere lo stato di allerta legato alla ricorrenza dell'11 settembre. Un avvertimento quasi di "routine", e nient'altro.

Le forze di sicurezza che avrebbero dovuto proteggere il consolato sono scappate subito, lasciando i funzionari al suo interno al loro destino. Il capo della polizia di Bengasi ha dichiarato che probabilmente le guardie si sono ritirate perché offese anche loro dal film "L'innocenza dei musulmani", ma questo sembra essere solo un pretesto. La vera ragione dell'assalto è probabilmente una vendetta per l'uccisione, da parte degli Usa, di Abu Yahya al-Libi, uno dei capi di Al Qaeda.

Dalle ricostruzioni effettuate, l'ambasciatore è stato lasciato nei locali del consolato dagli altri funzionari in fuga, che a causa della fitta coltre di fumo sviluppatasi nell'incendio non sono riusciti a vederlo. Stavens è stato ritrovato a terra, incosciente, e trasportato dalla popolazione locale in un ospedale, il Bengasi Medical Centre, dove poi è morto.

Ma ora ciò che preoccupa di più gli Stati Uniti, oltre al possibile "contagio" delle proteste anti-americane nel già instabile Medio Oriente, è che nel consolato di Bengasi messo a ferro e fuoco sono stati rubati documenti importantissimi, relativi alla posizione dei rifugi dentro la città (che ora quindi non sono più considerati sicuri). Fra le altre cose scomparse dagli uffici diplomatici, c'era una lista dei libici che stanno collaborando col governo americano. Una fuga di notizie che potrebbe creare problemi ancora più gravi, e destabilizzare fortemente il ruolo degli Usa in Libia.


2 - "NON TROVIAMO PIÙ L'AMBASCIATORE"
Paolo Mastrolilli per "la Stampa"

Martedì notte al consolato americano di Bengasi si è combattuta una vera battaglia, durata almeno cinque ore. Un attacco slegato dalle manifestazioni contro il film offensivo su Maometto, coordinato e preparato in anticipo, che ha coinvolto anche armi pesanti. Gli assalitori sembravano perfettamente a conoscenza delle dimensioni, la pianta e l'utilizzo dell'edificio, al punto da far sospettare qualche complicità interna.

Nel caos dell'assalto gli addetti alla sicurezza hanno perso il controllo del corpo dell'ambasciatore Stevens, riconsegnato solo all'alba dai libici che in teoria lo avevano soccorso. Questo drammatico racconto, minuto per minuto, lo abbiamo raccolto da un briefing di tre alti funzionari anonimi dell'amministrazione Usa, a cui abbiamo partecipato, e spiega perché l'intelligence considera l'assalto di Bengasi un'operazione terroristica premeditata.

Come prima cosa, i funzionari hanno chiarito che il consolato si trova in un ufficio provvisorio, composto da un palazzo principale, alcune dependance, e un annesso più lontano. Aveva un recinto, guardie locali all'estero e personale americano per la sicurezza all'interno, ma non era protetto come le sedi diplomatiche permanenti.

«Verso le 10 di sera - ha raccontato uno dei funzionari - il compound ha iniziato a ricevere fuoco da estremisti libici non identificati. Alle 10,15 gli assalitori sono riusciti ad entrare nel perimetro, e hanno sparato contro l'edificio principale, incendiandolo. Le guardie libiche e il nostro personale hanno risposto.

A quell'ora, nell'edificio c'erano tre persone: l'ambasciatore Stevens, un ufficiale della sicurezza, e il manager informatico Sean Smith. Sono stati separati, a causa del pesante fumo scuro incontrato mentre cercavano di evacuare. L'ufficiale della sicurezza è riuscito ad uscire, e a quel punto è tornato dentro con altri colleghi per salvare Chris e Sean. Hanno trovato Sean, già morto. Invece non sono riusciti a localizzare Chris, prima che il fuoco pesante, il fumo e i continui spari di piccole armi li obbligassero a fuggire».

La battaglia si svolgeva ormai nel consolato: «Alle 10,45 il personale di sicurezza dell'annesso ha tentato ancora di riconquistare l'edificio principale, ma anche loro sono stati colpiti dal fuoco pesante e hanno dovuto rinunciare. Alle 11,20 le guardie libiche sono riuscite a riprendere il palazzo. Quindi, a causa degli spari continui di piccole armi, hanno evacuato il resto del personale al sicuro nell'annesso».

Gli aggressori, però, vedevano ogni mossa: «Verso mezzanotte anche l'annesso è stato attaccato, e il fuoco è continuato per circa due ore. In quella fase, altri due americani sono stati uccisi e due feriti. Dopo le 2, i libici ci hanno aiutato a riprendere il controllo della situazione. Ad un certo punto - ma non sappiamo quando - l'ambasciatore è uscito dall'edificio ed è stato portato in ospedale. Non abbiamo notizie di quali fossero le sue condizioni in quel momento. Il corpo ci è stato riconsegnato all'aeroporto, quando era quasi l'alba».

I funzionari hanno detto che dovranno aspettare l'autopsia per chiarire le cause della morte. Non sapevano nemmeno se durante l'aggressione c'erano ancora proteste fuori dall'edificio, a conferma del fatto che le due azioni sembrano slegate. Stevens andava spesso a Bengasi, ma è presto per dire se l'obiettivo era proprio lui: se così fosse, gli aggressori sapevano dov'era e quando. La Cia invece non aveva raccolto informazioni su possibili attentati in vista dell'anniversario dell'11 settembre, e Obama è andato a letto senza conoscere la fine tragica di Stevens.

Altre fonti di intelligence, diverse dai funzionari del briefing, sostengono che l'attacco è stato ordinato in persona dal nuovo capo di al Qaeda, al Zawahiri, con un video che chiedeva di vendicare il militante libico Abu Yahya al-Libi, ucciso a giugno da un drone in Pakistan. Hanno partecipato circa venti libici, addestrati per dividersi un due squadre: una incaricata di attaccare il consolato, e l'altra di colpire l'ambasciatore. Erano detenuti rilasciati l'anno scorso, il regime di Gheddafi li aveva condannati per terrorismo.


3- LIBIA:SOSPESO TRAFFICO AEREO BENGASI,RAGIONI SICUREZZA
(ANSA-AFP) - La notte scorsa, senza preavviso, "per ragioni di sicurezza" è stato sospeso il traffico aereo all'aeroporto di Bengasi. Lo hanno riferito fonti aeroportuarie. "Giovedì sera abbiamo ricevuto l'ordine di sospendere immediatamente tutti i voli per motivi di sicurezza", ha detto la fonte. "Dietro questa decisione ci sarebbero minacce di un'eventuale presenza di missili terra aria portatili, ma non abbiamo ancora avuto conferme sui motivi precisi per cui è stato sospeso il traffico aereo", ha spiegato la fonte aeroportuale che ha voluto mantenere l'anonimato. Alla fine del conflitto libico i paesi occidentali e la Nato hanno segnalato la sparizione di migliaia di missili terra aria. Testimoni a Bengasi hanno riferito che nella notte scorsa alcuni droni hanno sorvolato la città.

 

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