MENZOGNA E MASTURBAZIONE - L’AMORE DI ELSA MORANTE PER VISCONTI – IL REGISTA LA CHIAMAVA NEL CUORE DELLA NOTTE E PRETENDEVA CHE ELSA SI MASTURBASSE INSIEME A LUI: ‘’FA COLARE LA TUA FICA, DAI, ACCAREZZATI’’. QUANDO SENTIVA I MIEI GEMITI SOFFOCATI URLAVA ‘’OH! TROIA, LA PICCOLA TROIA!’’…

Brunella Schisa per ‘Il Venerdi - La Repubblica'

 

Il primo incontro tra Elsa Morante e Jean-Noël Schifano fu brusco e terribile. La scrittrice era ricoverata alla clinica Villa Margherita di Roma dove cercava invano di riprendersi dalle complicanze dopo un tentativo di suicidio. Il giovane entrò nella stanza con in mano la traduzione francese di Aracoeli sulla quale aveva sgobbato per un anno intero.

 

elsa morante con moravia a capri

Elsa Morante era in compagnia di Carlo Cecchi e lo aspettava. Era stato l'attore a combinare l'appuntamento. La scrittrice aveva un foulard azzurro che le copriva i riccioli bianchi e dei grandi occhiali da miope sul naso. Prese il libro, lo sfogliò appena e poi piantando i suoi occhi violetti sul giovane emozionato sentenziò: «Manca una pagina!».

 

Nel ricordare quel momento Schifano sorride. «Ero giovane, terrorizzato da quel mostro sacro. Avevo letto tutti i suoi libri, provavo per lei un'ammirazione sperticata, una devozione totale. Ma il suo commento mi parve ingiusto e reagii. "Non manca proprio niente, ne sono sicuro!".

 

Evidentemente voleva provocarmi perché accettò di rivedermi il giorno dopo con un ammonimento: "Non pensi di ottenere alcuna intervista, perché non ne do!"». In effetti Elsa Morante fu di parola. Non diede nessuna intervista il giorno dopo, e nemmeno il seguente. Ma concesse molto di più a quel giovane francese: la sua amicizia, la sua confidenza. Le sue confessioni. Per un anno intero, fino alla morte della scrittrice, avvenuta il 25 novembre 1985, ci fu tra loro una lunga condivisione di pensieri, parole, racconti.

 

alberto moravia elsa morante

«Nell'ultimo periodo Elsa aveva litigato con tutti, non voleva vedere più nessuno. E forse perché anche io avevo un padre siciliano ed ero un bastardo come lei, o forse perché ha visto in me un figlio, un'amante dell'ultima ora, ha sentito che poteva andare oltre il dicibile. Io avrei capito».

 

Dalle confessioni nella stanza 127 della clinica è nato il romanzo-memoir E.M. O la Divina Barbara, quarant'anni dopo la pubblicazione de La Storia e trenta da quegli eventi. Un tempo lunghissimo. «Ho aspettato tre decenni perché mi sentivo depositario di una specie di tesoro. Elsa mi aveva confessato i suoi segreti, per esempio la sua data di nascita.

 

Aveva sempre imbrogliato tutti. Sull'edizione francese di Aracoeli era scritto 1916, invece era nata nel ‘12. Della morte non aveva paura, temeva la vecchiaia. Mi aveva raccontato dei suoi due padri. Augusto Morante, il marito di sua madre. Che, essendo impotente, per non perdere la faccia aveva preteso che la moglie si facesse fecondare da un altro. E la madre aveva scelto un siciliano biondo con gli occhi azzurri, Ciccio Lo Monaco, che le aveva dato quattro figli Morante. Lei disprezzava il padre legittimo e considerava quello naturale un estraneo e non ha mai potuto pronunciare la parola papà».

 

Elsa Morante

Siamo in una brasserie dietro al Panthéon, dove Jean-Noël Schifano ha il suo tavolo fisso, in un angolo riservato, davanti a un'ampia finestra. Nel 1984 era un giovane di trentasette anni innamorato di Napoli e alla città partenopea aveva dedicato due libri. «Insieme alla copia francese di Aracoeli portai le mie Chroniques napolitaines e credo che lei le lesse in una notte perché il mattino dopo mi accolse con un sorriso. Che non fossi un semplice traduttore, ma anche uno scrittore, ci aiutò a trovare un'armonia. Eravamo due sopravvissuti. Lei all'operazione al cervello, io a lei e ad Aracoeli». E.M. O la Divina Barbara è un libro che prende allo stomaco per la ferocia con cui la protagonista si svela.

 

CARMEN LLERA CON MORAVIA

La prima cosa che racconta al confidente è l'amore disperato per Luchino Visconti. «Scendevo dal treno, alla stazione Termini» ricordava lei, «e lo incrocio nella hall, l'avevo certamente già visto con Alberto, due o tre volte, un saluto, niente di più, fatta eccezione per quella sua particolare maniera di ridere da gatto siamese che, quella sera, alla stazione di Roma, mi ha fatto sciogliere d'amore... È stato, in un fulmine, il mio idolo e lo desiderai con tutto il mio essere... Abitava in via Salaria, ha fatto una deviazione per il Pincio e, pur continuando a guidare la sua grossa auto, mi ha presa, senza una parola, per il collo e ha forzato la mia testa contro la sua patta... Questo fu il nostro primo incontro d'amore...»

Jean-Noël Schifano

Ma è tutto vero? «Sì. Tutto. I primi due aggettivi che usò parlandomi di Visconti sono stati cattivo e volgare. La loro storia durò tre anni e finì nel 1953, eppure a trent'anni di distanza ancora soffriva al ricordo». Schifano scrive che Visconti la chiamava nel cuore della notte e pretendeva che Elsa si masturbasse insieme con lui nonostante le dormisse accanto il marito, Alberto Moravia.

 

«Malgrado le mie proteste, i miei rifiuti, l'offerta del mio sesso per l'indomani mattina, se avesse voluto... Non ho tempo domani, non posso, subito, adesso, fatti, dai, il mignolo, il dito piccolo... Fa colare la tua fica, dai, accarezzati... Quando sentiva i miei gemiti soffocati urlava dentro il telefono e un Oh! troia, la piccola troia!... Quando arrivava, sibilava al mio orecchio... E riattaccava senza una parola, senza un soffio di più... Alberto dormiva o fingeva, non l'ho mai saputo...».

 

Confidenze sempre più intime. Elsa Morante è ormai una fortezza e non fa entrare più nessuno nella stanza 127. Aspetta le visite di Jean-Noël e quando lui va a Parigi aspetta le sue telefonate. «Quando torni?» gli chiede. Ha bisogno del suo confidente, parla soltanto con lui, scatenando la gelosia di Alberto Moravia.

LUCHINO VISCONTI

«I due erano separati da oltre vent'anni. Elsa sapeva di Carmen Llera e gli rifiutava il divorzio. Moravia, dopo il suicidio e la prima operazione andata male, aveva acconsentito a una seconda operazione anche se le probabilità di guarigione erano scarsissime. Arrivò una mattina del tutto inaspettatamente. Entrò come un proiettile, zoppicante. Si muoveva a scatti. Io tenevo stretta la mano di Elsa, lui si è chinato sulla moglie che non muoveva un muscolo.

 

Mi riconosci Elsa? Sono Alberto... Ma lei non faceva un gesto. Ricordo come se fosse ieri quella scena. Sentivo la stretta di lei, non voleva lasciare la mia mano. Se ne accorse anche Alberto, perché cominciò a raspare sulle nostre mani per separarci. Vedi che non risponde, non capisce, è entrata in una fase di assenza. Forse voleva provocarla. In effetti era stato Moravia a decidere di continuare a tenerla in vita nonostante non sopportasse vederla ancora viva. O forse aspettava una reazione della moglie che però non apriva bocca, non muoveva un muscolo della faccia».

 

LUCHINO VISCONTI

Voleva punirlo? «Aveva deciso di incastrarlo per tutta la vita. Sapeva che alla sua morte avrebbe sposato Carmen e glielo ha impedito fino alla fine. Alla sofferenza Elsa era abituata, come era abituata alle ingiurie con cui sono stati accolti i suoi libri. Ma di quello non abbiamo parlato. Mi ha raccontato invece dell'ultimo incontro con Visconti in piazza San Marco a Venezia.

 

Lui era attorniato dalla sua solita corte e lei lo chiamò a gran voce e lesse il labiale dell'ex amante: Ci mancava solo la pazza! Allora si alzò la gonna e con le cinque dita scosse il suo sesso urlando Anche io ne ho! Elsa poteva comportarsi come una zandraglia, alla napoletana, nel senso etimologico della parola perché i suoi furori venivano dalle entrailles, dalle sue viscere. Era la più selvaggia delle donne.

 

nanni balestrini

Quando uscì La Storia, parte della sinistra le si scagliò contro. Andavano sotto casa in via dell'Oca a sbeffeggiarla. Nani che sputano su una gigante! Il Manifesto nell'estate del ‘74 raccolse le lettere indignate di alcuni intellettuali di sinistra. Nanni Balestrini, Elisabetta Rasy, Letizia Paolozzi che l'accusavano di essere una scrittrice mediocre, reazionaria e una bamboleggiante nipotina di De Amicis. A Elisabetta Rasy, nel 2010 alcuni smemorati hanno dato il premio Elsa Morante».

WALTER VELTRONI ELISABETTA RASY

Continua Schifano: «Non c'è più memoria. Sia che si racconti la grande Storia che la piccola, è sempre un'impostura. Io ho cercato di svelare le imposture, arrivare alle cose vere, non dico al vero. Ho scritto questo romanzo chiamando Elsa Elisa, come lei ha fatto in Menzogna e Sortilegio, e me stesso Giannatale. Ma tutto ciò che ho raccontato è vero. L'ho sentito dalla sua viva voce e da altri testimoni. Sono stato l'ultima persona che ha riconosciuto prima di morire e per lei ho scritto questo romanzo non finito in cui ho esplorato solo le parti della sua vita e della sua opera che volevo illuminare. Opere non finite in letteratura non esistono, nell'arte sì. Questa è la mia Pietà Rondanini, dove il marmo è l'opera di Elsa Morante».

ELSA MORANTE MORANTE PASOLINI MORAVIA rtnn30 margherita boniver letizia paolozzi ritanna armeni

 

Ultimi Dagoreport

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…