giuseppe conte giovanni tria esm mes meccanismo europeo di stabilita'

MES NERA – TRIA SUO MALGRADO CONFESSA: “IN CONSIGLIO DEI MINISTRI NON SI È PARLATO DEL MES, PERCHÉ NON È QUELLO IL LUOGO”, POI SCARICA LA COLPA DELLA RIFORMA DEL FONDO SALVA STATI SU CONTE: “TOCCAVA A LUI PARLARE CON I SUOI VICE” - BANKITALIA PROVA A METTERE UNA PEZZA ALLE DICHIARAZIONI DI VISCO MENTRE PATUELLI CONTINUA A SPARARE CONTRO LA NUOVA VERSIONE DEL FONDO CHE PER L’ITALIA SAREBBE UN GRAN CASINO

Daniele Capezzone per ''la Verità''

 

giuseppe conte giovanni tria

Se Giuseppe Conte è «l' avvocato che patteggia l' ergastolo per il suo cliente» (copyright Giulio Tremonti), Giovanni Tria è il testimone che fa condannare pure l' avvocato. Ieri i due ex ministri erano ospiti di Lucia Annunziata, a Mezz' ora in più su Rai3. Ma mentre Tremonti ha giocato all' attacco, sparando a palle incatenate contro il Mes («Una galleria di orrori fabbricata da élite di tecnici e da gente interessata. Abbiamo pagato più di altri, devono smetterla») e ha invitato a fermarsi («Non firmare il Mes, ultimo di una catena di errori e orrori. Sospendere il tutto, discutere sul futuro dell' Europa. L' Europa è una casa comune, non una banca comune»), chiarendo opportunamente che «fermare la revisione del Mes non comporta niente», Tria è stato sulla difensiva per tutto il tempo, essenzialmente preoccupato di proteggere sé stesso («Non mi sento un traditore»), anche se l' ex ministro è incappato in un lapsus notevole: «Altrimenti non avrei tradito».

meccanismo europeo di stabilita' 2

 

Lapsus freudiano a parte, Tria ha cercato di rivendicare a proprio merito dei presunti miglioramenti nel negoziato («Le critiche erano condivise da tutti, ma il negoziato sul Mes ha eliminato i punti di pericolo che c' erano») al punto che, nel racconto dell' ex titolare del Mef, Conte si congratulò con Tria.

 

I MEME SULLE REGIONALI IN UMBRIA - DI MAIO - CONTE - SALVINI

Va notato che un impreciso live tweeting della trasmissione sull' account @mezzorainpiu ha sovrapposto e unito due distinte risposte di Tria, combinandole in un' unica frase mai pronunciata in questi termini dall' ex ministro, ma che a quel punto è stata ripresa da molte agenzie di stampa («Matteo Salvini all' inizio aveva ragione, ma il negoziato ha eliminato i punti su cui non era d' accordo»), quasi accreditando un coinvolgimento del leader leghista. Che invece non c' è stato, come vedremo subito.

 

giovanni tria e claudio borghi

E infatti nella «testimonianza» televisiva di Tria ci sono state almeno due clamorose scivolate, che rendono ancora più difficile l' intervento di oggi di Giuseppe Conte in Parlamento. La prima, quando Tria ha testualmente detto, riferendosi a Salvini e a Luigi Di Maio: «I viceministri non erano miei viceministri ma di Conte, quindi non dovevo avvertirli io della trattativa», di fatto ammettendo di non aver informato i due leader politici sull' andamento e sull' esito del negoziato, e scaricando ogni responsabilità su Conte. La seconda scivolata si è verificata quando, imbarazzatissimo, Tria ha balbettato un «in Consiglio dei ministri non se n' è parlato perché non è quello il luogo».

salvini conte

 

Anche qui, un assist involontario a Salvini e Di Maio, ma un autogol rispetto a sé stesso (e a Conte), considerando invece l' esplicita risoluzione parlamentare che vincolava il governo al momento della trattativa. Nel corso della domenica, intanto, è proseguito il tentativo - non propriamente glorioso, come vedremo - di alcune figure che si erano esposte con critiche forti verso il Mes di ricalibrare la propria posizione, per riallinearsi ai desiderata di Berlino, Parigi e Bruxelles.

 

VISCO E PATUELLI

meccanismo europeo di stabilita'

La correzione di tiro meno riuscita pare quella di Bankitalia, che difficilmente potrà far dimenticare l' espressione «enorme rischio» testualmente usata alcuni giorni fa dal governatore Ignazio Visco. In compenso, da Palazzo Koch si alimentano retroscena (ieri il più vistoso sulla Stampa) per mettere toppe, con virgolettati anonimi provenienti da Via Nazionale per dire che Visco «non ha mai espresso un giudizio negativo sulla riforma». Su tutto questo ha agevolmente maramaldeggiato su Twitter il corrispondente della Reuters Gavin Jones: «Che disastro! Vedo solo imbarazzanti contorsioni lessicali e di logica da parte di Visco e/o Bankitalia».

 

pier carlo padoan antonio patuelli ignazio visco

E ancora, confrontando il recente discorso di Visco con le successive correzioni: «Nel discorso Visco parla in modo chiaro di una cosa chiara. Poi lui e/o Bankitalia sostiene che parlava di qualcos' altro. Imbarazzante, appunto».

 

IGNAZIO VISCO FABIO PANETTA

Ha in qualche modo tenuto il punto invece, intervistato dal Corriere della Sera, il presidente dell' Abi Antonio Patuelli, che nei giorni scorsi si era spinto a ventilare uno stop all' acquisto dei titoli di Stato italiani da parte delle banche. Pressato sui presunti benefici del fondo, Patuelli non è andato oltre un poco rassicurante: «Speriamo». E invece ha sottolineato tutti i rischi connessi alla cosiddetta «ponderazione», cioè all' introduzione di una valutazione dei rischi dei titoli di Stato («Si ritroverebbero etichettati con un livello di rischiosità»).

 

paolo gentiloni bacia ursula von der leyen

Chi infine non ha cambiato versione, ma solo perché è da sempre allineato ai diktat Ue, è Paolo Gentiloni, che alla sua prima intervista da commissario in carica, sentito sempre dal Corriere, ha parlato come un commissario tedesco, presentando la discussione come già conclusa, e addirittura escludendo che la Commissione possa proporre un compromesso rispetto al testo attuale: «Il compromesso è stato raggiunto nel giugno scorso. E non c' è alcun motivo tecnico o politico per definire quell' intesa un rischio per l' Italia». E, per chi non avesse ancora capito, l' avvertimento finale: «Non vedo ragioni che possano spingere un singolo Paese a bloccare l' intesa».

meccanismo europeo di stabilita' 1meccanismo europeo di stabilita' 3

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…