
PRESTO, TOGLIETE LO SPRITZ A NORDIO! - IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA SOSTIENE CHE NON CI SIA "NESSUN ALLARME SUICIDI" NELLE CARCERI ITALIANE NONOSTANTE SIANO 46 I DETENUTI CHE, DALL'INIZIO DELL'ANNO, SI SONO TOLTI LA VITA SOFFOCANDOSI CON LE LENZUOLA, LACCI DELLE SCARPE O INALANDO GAS DAI FORNELLETTI DA CUCINA - IL MOTIVO? PERCHE' C'E' UNA DIMINUZIONE DEI SUICIDI RISPETTO ALL'ANNO PRECEDENTE: ALLA FINE DI LUGLIO 2014 SI ERANO TOLTI LA VITA 12 DETENUTI IN PIÙ. MA È UN "RISULTATO" POSITIVO?
Estratto dell'articolo di Irene Famà per “la Stampa”
La morte di un uomo dietro le sbarre, affidato alle cure dello Stato, è una sconfitta per tutti. Sono oltre 140 gli uomini e le donne che hanno perso la vita in carcere dall'inizio dell'anno. Quarantasei detenuti hanno deciso di suicidarsi, chi togliendosi il respiro con lenzuola e lacci delle scarpe utilizzate come cappi chi inalando gas dai fornelletti da cucina.
In quella possibilità di riscatto, in quel futuro, in quel reinserimento nella società non ci hanno creduto. E fuori dai cancelli dei penitenziari li attendeva solo la disperazione. Tre detenuti sono morti per cause da accertare, sessantanove per cause naturali e uno per un incidente. Lo raccontano i dati del Dap, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, contenuti nell'ultimo report del Garante nazionale per i diritti delle persone private della libertà.
Questi i numeri. Il ministero della Giustizia diffonde una nota: «Nessun allarme suicidi». Il dato, «certamente sconfortante, registrato nei primi otto mesi di questo anno è sotto la media nazionale dell'ultimo triennio». Ed è la stessa Garante nazionale dei detenuti, l'avvocata Irma Conti, a precisare, in linea con quanto dichiarato dal ministero della Giustizia, che «al 31 luglio 2025 si registra una diminuzione significativa del numero di suicidi nelle carceri italiane rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
I dati, come riportati dallo stesso report pubblicato, evidenziano: al 31 luglio del 2024 un totale di 58 suicidi, che scendono a 46 allo stesso periodo di quest'anno, con una riduzione quindi di 12 unità». E aggiunge: «Ogni altra interpretazione è, pertanto, fuorviante della realtà dei fatti».
sovraffollamento delle carceri
Nessun «allarme», dunque, ma «questa riduzione può rappresentare un possibile miglioramento delle condizioni detentive o dell'efficacia delle misure di prevenzione adottate». Il ministero della Giustizia, nella nota, sottolinea che «nei primi otto mesi del 2025 si sono registrati 46 suicidi in carcere con una media mensile di sei». E
aggiunge: «Certamente un numero che impone misure strategiche di ampio respiro, sulle quali il Ministero è fortemente e quotidianamente impegnato». Poi la «doverosa premessa per consentire una lettura corretta dei dati, che per quanto sconfortante, è al di sotto della media mensile ereditata dal governo nel 2022, che aveva visto 84 suicidi in un anno».
Un susseguirsi di sottolineature. E si scatena la polemica politica. Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Partito Democratico, attacca: «Il cinismo, la spudoratezza e la spregiudicatezza del ministro Nordio e del suo ministero non conoscono limiti. Le carceri italiane sono ormai una vera e propria emergenza nazionale per combattere la quale questo governo non sta facendo nulla». E aggiunge: «Tutte le proposte fatte fin qui, dalla liberazione anticipata, alle case territoriali, alle comunità e strutture per detenuti tossicodipendenti e con disagio psichiatrico, sono finite in un cassetto o sono state sonoramente bocciate dalla maggioranza.
Del resto, un ministro che pensa che il sovraffollamento serva per impedire i suicidi, non conosce neppure la vergogna». Anche la senatrice di Avs Ilaria Cucchi non nasconde lo sdegno: «In Italia oggi non c'è proprio nulla di normale sul tema carceri. Parlare di "normalizzazione" di fronte a decine e decine di morti che continuano a verificarsi in un Paese che vuol definirsi civile e democratico è un insulto all'intelligenza e alla sensibilità dei cittadini. [...]
Si discute, si fa di conto e sullo sfondo restano le storie di quei 44 uomini e 4 donne, di quei 24 italiani e 22 stranieri, per cui la cella è diventata oblio e ha stritolato l'anima. E c'è un numero ulteriore che dovrebbe scuotere le coscienze: se 24 detenuti suicidi erano stati condannati in via definitiva, diciassette erano in attesa di un primo giudizio. Non erano ancora finiti davanti a un giudice. Fragilità rimaste invisibili. [...]
Nel report si riflette sull'importanza degli strumenti di supporto psicologico e sociale. Su come «il suicidio costituisce un evento sentinella in quanto si tratta di una morte potenzialmente evitabile. E comporta la necessità di analizzare le condizioni organizzative, strutturali, procedurali, di risorse e formazione di ogni servizio».
E l'associazione Antigone commenta: «Il numero dei suicidi avvenuti in carcere fino ad oggi è ancora una volta drammatico. È una conta tragica che non ammette sottovalutazioni». La morte di un uomo dietro le sbarre, affidato alle cure dello Stato, è una sconfitta per tutti. E lo è anche discutere sui numeri dei decessi.