IL MIRACOLO DI PRODI: UNIRE IN PIAZZA DESTRA E SINISTRA, DA CASAPOUND AL POPOLO VIOLA

Alessandra Longo per La Repubblica

L'ultimo spoglio è ancora in corso ma è fatta, sì è fatta! Prodi non ce la fa, Prodi abbattuto dai suoi, Prodi resta in Africa e non va al Colle. Parte nell'aula di Montecitorio un lunghissimo applauso. Il centrodestra si scambia pacche sulle spalle, dà di gomito, qualcuno alza la «v» in segno di vittoria. Laura Boldrini fa fatica a frenare l'entusiasmo: «Signori, vi prego, non abbiamo ancora finito».

E allora i festeggiamenti si trasferiscono in Transatlantico. Vedi Renato Brunetta lievitare, Formigoni rinascere, e le fedelissime di Berlusconi fare vasche frenetiche con il tacco 12. È fatta, Prodi colpito e affondato. E senza nemmeno sporcarsi le mani di sangue, senza la fatica di un combattimento. Ci pensa da solo il Pd ad archiviare il fondatore dell'Ulivo.

Fuori, sulla piazza di Montecitorio, si ode il boato dei militanti di Casa Pound: «Barbera, champagne, stasera beviam!». In un mix surreale, quanto questo Paese impazzito,
i «fascisti» esultano a pochi metri dagli anti-Prodi di sinistra, pezzi di Popolo Viola rimasti fedeli alla candidatura di Rodotà «senza se e senza ma». Succede anche questo nel giorno in cui tramonta il Pd.

Succede che la destra, non ancora certa dell'esito della votazione, invochi il presidio di piazza. Così, alla spicciolata, nel primo pomeriggio, quando lo scenario della disfatta non è ancora delineato, ecco materializzarsi le truppe Pdl, quelle dei Fratelli d'Italia di Ignazio La Russa, Crosetto e Meloni, i ruspanti camerati di Storace con le loro bandiere e una mortadella di otto chili da distribuire ai passanti. I quattro viola pro-Rodotà, che sono già in postazione, vengono circondati. La polizia vigila. Qualche spintone, un «Bella Ciao» contro un inno di Mameli e poi larghe e pacifiche intese sul nemico comune che è Prodi.

Aspettando che Prodi cada davvero, si vuol far sapere agli italiani che il centrodestra non lo vuole e non lo accetterà mai. Volentieri si uniscono all'iniziativa quelli di «Casa Pound» che si sono autoinvitati.

Gli slogan sono più truci ma vale la pena di riportare fedelmente lo stile: «Prodi maiale, non sali al Quirinale». È in questa cornice di dileggio che si attende lo spoglio finale. Il Pdl Domenico Gramazio, detto Er Pinguino, offre fette di mortadella, ripetendo il rito, da lui stesso consumato qualche anno fa, nell'aula del Senato. Passa da quelle parti anche Alessandra Mussolini che sa come conquistare la scena.

Si è messa, lei e la collega Simona Vicari, una maglietta bianca con doppia scritta. Davanti: «No questo voto no». Dietro: «Il diavolo veste Prodi». Con quella maglietta la nipote del Duce entra anche in aula e sale i gradini della presidenza in direzione di Grasso e Boldrini. Lei stessa lo racconta fiera ai microfoni di «Pomeriggio Cinque »: «Sono andata a salutarli. La Boldrini ha detto che era una vergogna. Io le ho risposto: "La vergogna è quello che state facendo voi, che vi state acchiappando tutto: Camera, Senato e Quirinale".

Lei mi ha richiamata all'ordine. E mi richiami pure all'ordine, ho detto. Che mi richiama a fare, tanto sono senatrice e siamo alla Camera dei deputati, saluti... ». Giusto per farci riconoscere all'estero, segue intervista di Mussolini anche all'inglese Telegraph: «For me Prodi is the worst, il peggiore »... Si indignano i grillini che pure non sono maestri di bon ton: «Voi del Popolo della Libertà, Mussolini and Co., siete solo dei pagliacci, l'Italia non vi sopporta più».

Tanti saluti alla politica, alla solennità di un'elezione come quella del presidente della Repubblica, tanti saluti anche al Pd che perde tutto in un colpo solo. «Bersani torni a Bettola», suggerisce sprezzante il Grande Elettore Renzo Tondo, governatore uscente del Friuli Venezia Giulia. E Maurizio Gasparri, non si può capire quanto è di buon umore, Gasparri: «Bisognerà applicare al Pd la legge Prodi sulla gestione dei fallimenti ». E sbeffeggia i perdenti Simona Vicari, sodale della Mussolini: «Il diavolo avrà anche vestito Prodi ma di sicuro adesso è Bersani ad essere nudo».

Tanta energia, tanta ostilità per nulla visti gli esiti della sera.
Alle sette della sera, fumata nera, boato di gioia. «Barbera, champagne, stasera beviam... ». Si festeggia la caduta di Prodi, l'implosione drammatica e imprevista del Pd. Per il Pdl è sufficiente, basta e avanza così. Per i camerati di Casa Pound no: «A noi fanno schifo tutti, anche Marini e Rodotà e Grillo che è un bla bla». Passa Silvio Berlusconi. Sono i viola a reagire: «Buffone! ». Qualche turista si ferma, come spiegare.

 

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