missile missili ipersonici joe biden xi jinping

NON CI FACCIAMO MANCARE NULLA – BIDEN: “SE LA CINA INVADERÀ TAIWAN USEREMO LA FORZA MILITARE, PECHINO SCHERZA CON IL FUOCO” - IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI SMENTISCE UN CAMBIAMENTO DELLA POLITICA DELLA “AMBIGUITÀ STRATEGICA” NEI CONFRONTI DI TAIWAN – ARRIVA LA RISPOSTA DELLA CINA: “WASHINGTON NON SOTTOVALUTI LA NOSTRA DETERMINAZIONE”

Davide Casati e Viviana Mazza per corriere.it

 

 

xi jinping joe biden

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha detto che Washington è pronta a usare la forza per difendere Taiwan e che — insieme con altri Paesi — lavora per far sì che la Cina non invada Taiwan . Pechino ha risposto attraverso il ministero degli Esteri che gli Stati Uniti non dovrebbero difendere l’indipendenza di Taiwan né «sottovalutare la determinazione» della Cina.

 

Le affermazioni di Biden, che hanno sorpreso anche membri dello staff del presidente per la loro chiarezza e per l'assenza di condizioni, sembrano indicare un cambiamento della tradizionale politica degli Stati Uniti nell'area, definita di «ambiguità strategica», anche se la Casa Bianca — poco dopo la fine dell'intervento di Biden — è corsa a chiarire che non ci sono cambiamenti di «dottrina» in corso.

 

«Lei non ha voluto un coinvolgimento militare diretto degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina, per ragioni ovvie», ha chiesto a Biden un cronista. «Sarebbe pronto a un coinvolgimento militare diretto per difendere Taiwan, se la situazione lo richiedesse?»

BIDEN XI JINPING

«Sì», ha risposto Biden.

«Lo è?», ha chiesto di nuovo il giornalista.

«Questo è l'impegno che abbiamo preso», ha confermato Biden.

 

Pechino — ha aggiunto il presidente Usa nella conferenza stampa dopo l’incontro on il premier giapponese Fumio Kishida — «scherza con il fuoco» ogni volta che fa volare i suoi jet nello spazio aereo dell'isola. (Lo sconfinamento di aerei militari cinesi nella Zona di identificazione aerea di Taiwan è avvenuto diverse volte, negli scorsi mesi). Biden ha sottolineato che se la Cina prendesse Taiwan con la forza, «sarebbe un’altra azione simile a ciò che è accaduto in Ucraina e sarebbe un peso ancora maggiore».

 

Gli Usa sono impegnati al rispetto della «politica della "Unica Cina", ma questo non vuol dire che la Cina può prendere Taiwan con la forza», ha detto ancora Biden, spiegando che «la mia aspettativa e che questo non succederà. Siamo contro qualsiasi cambio di situazione con la forza. Pace e stabilità devono essere mantenute».

 

Ambiguità strategica

xi jinping antony blinken

La politica di Washington nei confronti di Taiwan è caratterizzata dalla cosiddetta «Dottrina dell’ambiguità strategica»: armare l’alleato (senza riconoscerlo come governo sovrano), inviare la sua flotta a mostrare la bandiera nello Stretto di Taiwan, ma senza dire esplicitamente se gli Stati Uniti scenderebbero in guerra per resistere all’invasione.

 

La strategia è finalizzata ad evitare che Taiwan si dichiari indipendente — il che provocherebbe quasi sicuramente un attacco cinese — e a disincentivare nel frattempo un intervento di Pechino. Non è la prima volta che il presidente fa dichiarazioni meno caute dei suoi predecessori su Taiwan: lo scorso ottobre, aveva dichiarato che gli Stati Uniti proteggeranno l’alleato contro un attacco cinese, e dopo il suo intervento la Casa Bianca dichiarò subito dopo che la strategia non era cambiata.

 

La Casa Bianca

JOE BIDEN XI JINPING

Anche stavolta la Casa Bianca — al termine della conferenza stampa di Biden — ha detto che la politica degli Usa non è cambiata, ed è sembrata prefigurare uno scenario più simile a quello in atto in Ucraina: nessun coinvolgimento militare diretto, ma fornitura di armi, intelligence e addestramento.

 

«Il Presidente ha reiterato la nostra politica sulla posizione di Pechino dell'"Unica Cina" e il nostro impegno per la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan», ha dichiarato un membro dell'amministrazione. «Biden ha anche ribadito il nostro impegno a garantire a Taiwan i mezzi militari per difendersi, indicato dal Taiwan Relations Act».

 

Biden — che pure ha affermato che sta «considerando» l'abolizione di alcuni dazi sulla Cina — ha anche legato al quadrante del Pacifico le misure prese dall'Occidente contro la Russia per l'invasione dell'Ucraina, spiegando che «uno dei motivi per cui è così importante che Putin paghi un caro prezzo per la sua barbarie» è perché Pechino sta osservando la reazione del mondo e le condizioni economiche imposte a Mosca. «Che segnale invia questo alla Cina?» si è chiesto il presidente Usa.

JOE BIDEN XI JINPING

 

Strategie indo-pacifiche

Alla fine del mese di aprile, secondo quanto raccontato 20 giorni fa dal Financial Times, a Pechino si è tenuta una «riunione d'emergenza nella quale le autorità finanziarie hanno messo a punto una strategia per evitare che eventuali sanzioni volute dagli Stati Uniti possano colpire le banche cinesi. «Se la Cina attaccasse Taiwan, il disaccoppiamento delle economie cinese e occidentali sarebbe molto più duro di quello con l'economia russa, perché l'impronta economica della Cina tocca ogni parte del mondo», aveva detto all'Ft una delle fonti.

 

Alcuni dei banchieri presenti, però, avrebbero messo in dubbio che Washington possa davvero permettersi di tagliare i ponti economici con la Cina, essendo Pechino la seconda economia più importante al mondo. «Si tratterebbe di una mutua distruzione assicurata», ha detto Andrew Collier, managing director dell'Orient Capital Research di Hong Kong, «come nel caso di una guerra nucleare».

XI JINPING JOE BIDEN

 

Poche ore prima delle parole di Biden, il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, aveva duramente condannato la strategia Indo-Pacifica degli Usa, dicendo che «è destinata a fallire».

 

Secondo la Cina, l'Indo-Pacific Economic Framework (Ipef: l'ambizioso piano d'investimenti e rafforzamento dei rapporti commerciali nell'area che il presidente americano Biden ha varato a Tokyo e che coinvolge, oltre agli Stati Uniti, Australia, Brunei, India, Indonesia, Giappone, Corea del Sud, Malesia, Nuova Zelanda, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam) «diventa uno strumento politico per gli Usa per salvaguardare la propria egemonia economica regionale ed escludere deliberatamente Paesi specifici. È una strada sbagliata».

joe biden

 

«Ciò che è particolarmente pericoloso è che gli Usa giochino la "carta Taiwan" e la "carta del mar Cinese meridionale" per portare il caos nella regione. I fatti dimostreranno che si tratta di una strategia per creare divisione, incitare al confronto e minare la pace. Coloro che tentano di isolare la Cina con qualsiasi struttura alla fine si isoleranno». Il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha specificato che Taiwan non fa parte dell’Ipef ma che gli Stati Uniti intendono approfondire i rapporti economici con l’isola.

JOE BIDEN E XI JINPING joe biden xi jinpingXI JINPING JOE BIDENXI JINPING JOE BIDEN

 

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)