silvio berlusconi matteo renzi giorgia meloni

“RENZI PUÒ INSINUARSI ALL'INTERNO DELLE FRATTURE DELLA MAGGIORANZA PER FARLA ESPLODERE” - IL POLITOLOGO GIOVANNI ORSINA: “CON QUESTA OPPOSIZIONE, IL GOVERNO PUÒ DORMIRE SONNI TRANQUILLI. L'OPPOSIZIONE È A PEZZI, RISSOSA E DIVISA. NON SONO IN GRADO DI PROPORRE UNA ALTERNATIVA - LA DEBOLEZZA IN SENATO DELLA MAGGIORANZA POTREBBE ESSERE UNA FONTE DI PROBLEMI. AVRANNO FATTO I CONTI PRIMA DI SCEGLIERE I MINISTRI E AVRANNO VALUTATO CHE I VOTI A DISPOSIZIONE SONO SUFFICIENTI. TUTTAVIA, SUL FRONTE DEL SENATO SI SONO SGUARNITI - LA VERA INCOGNITA? COSA NE SARA' DI FORZA ITALIA..."

Antonio Di Francesco per “La Verità”

 

GIOVANNI ORSINA

È il giorno del sottogoverno, salvo sorprese. Il giorno in cui si dovrebbero sciogliere gli ultimi rebus sulle caselle che restano ancora da riempire, quelle dei viceministri e dei sottosegretari. E pazienza per il leggero ritardo con cui si arriverà alla sintesi: «Sulla nomina dei sottosegretari non c'è la stessa urgenza con cui si è arrivati alla formazione del governo», ragiona Giovanni Orsina, politologo, professore di Storia Contemporanea e Direttore della School of Government dell'Università Luiss Guido Carli. «Certo, c'è da completare la macchina governativa: ci sono le deleghe da assegnare, e prima si fa e meglio è. Tuttavia, quasi tutti i passaggi sono stati espletati in maniera molto rapida».

 

Professor Orsina, quella del governo Meloni è una delle formazioni più rapide della storia repubblica.

GIORGIA MELONI CONSIGLIO DEI MINISTRI

«C'è una discontinuità rispetto al passato, merito di una coalizione politicamente uniforme, che si è presentata insieme al voto e che insieme è stata eletta. Al netto delle fratture interne, il governo Meloni potrà contare su una omogeneità politica incomparabile rispetto a quella dei governi passati, da Monti a Draghi».

 

Ecco, le fratture interne. Nella prima settimana di governo, in un paio di occasioni gli alleati - forzisti, soprattutto - hanno evidenziato una differenza di vedute piuttosto evidente: tetto massimo al contante e gestione del Covid. Passata l'euforia iniziale, le frizioni si faranno sempre più frequenti?

SILVIO BERLUSCONI E GIORGIA MELONI NEL 2011

«Sono posizioni che ci possiamo aspettare. I partiti che compongono la maggioranza di governo hanno molto in comune, ma su alcuni temi hanno un legittimo interesse politico a differenziarsi, a farsi vedere e sentire. Non mi preoccuperei se le faglie si aprono su cose negoziabili, come il tetto al contante: con i soldi il compromesso si trova sempre».

 

Le grane vere, insomma, saranno altre?

«C'è un'emergenza energetica da gestire e c'è da fare la legge di bilancio, a me sembra che queste siano le vere rogne. Poi ci sono i nodi politici, che saranno a loro modo un banco di prova: per esempio, gli sbarchi».

MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI NEL 2014

 

Per quale motivo?

«L'immigrazione richiede un tipo di azione fortemente politica, sulla quale anche l'opposizione può farsi sentire, e già lo sta facendo».

 

La linea del nuovo ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, è chiara. La direttiva anti Ong è un tentativo di «coprire» l'attivismo di Matteo Salvini sul tema degli sbarchi?

«Questo governo non può che avere una linea severa sull'immigrazione: è nel suo Dna. Più in generale, non mi pare sia troppo saggio, per il governo, andare più di tanto all'inseguimento di certe accelerazioni di Salvini. In questa fase, è più intelligente scegliere delle priorità: cinque o sei provvedimenti da prendere. Sarebbe il segnale che hai in mano il pallino del gioco e riesci a tenere sotto controllo l'agenda».

 

ORSINA

Quali sarebbero questi provvedimenti, secondo lei?

«Per esempio, quelli finalizzati a semplificare la vita a chi fa impresa».

 

Cuneo fiscale?

«Potrebbe essere la riduzione del cuneo fiscale, certo. Il problema del cuneo fiscale è che costa, il tetto al contante no».

 

E la coperta è corta. Circa tre quarti della prossima manovra saranno impegnati per l'emergenza bollette.

 «Quasi la totalità dell'agenda del governo sarà dettata dall'emergenza, ancora per un po'».

GIORGIA MELONI CON UNA COPIA DELLA COSTITUZIONE NEL 2011

 

Si spiega anche così la continuità con la quale Giorgia Meloni e il suo ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, sembrano volersi porre sui temi economici rispetto al governo Draghi?

«Giorgetti è stato un ministro del governo Draghi, e con l'ex premier ha un ottimo rapporto, come è noto. Al di là di questi aspetti, le bollette, l'inflazione, l'approvvigionamento energetico sono temi su cui è difficile inventarsi chissà cosa o trovare soluzioni "di destra". C'è poco da fare: la linea è quella, e qualunque governo di buon senso non può che seguirla».

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI NEL 2015 - MANIFESTAZIONE CONTRO RENZI

 

Nelle previsioni aggiornate della Nadef, l'asticella del deficit nel 2023 dovrebbe posizionarsi tra il 3,9% e il 4,5% del Pil. Si aspetta un braccio di ferro con l'Europa sui vincoli di bilancio?

«Data l'emergenza energetica, il 4,5% del Pil dovrebbe essere accettabile a Bruxelles, almeno secondo quanto è filtrato finora. Più in generale, la sovranità italiana è limitata. È un dato di fatto, non una denuncia di Giorgia Meloni.

 

Se ciò sia un bene o un male, non lo so, ma è così: un Paese che ha un alto indebitamento come il nostro, che deve piazzare i suoi titoli sul mercato internazionale e che si è impegnato a rispettare le condizioni del piano europeo post-pandemico ha dei margini di manovra stretti.

IGNAZIO LA RUSSA - GIORGIA MELONI - MAURIZIO GASPARRI - 2003

 

È legittimo che una forza politica sovranista desideri allargarli, ma devono sapere che, per farlo, bisogna comunque lavorare all'interno dei limiti attuali».

 

Nel discorso programmatico alle Camere, Giorgia Meloni non ci ha girato troppo intorno: «Rispetteremo le regole europee e lavoreremo per cambiare quelle che non hanno funzionato, come il Patto di stabilità e crescita», ha detto.

«Con la pandemia c'è stato un cambio di paradigma e ci si è resi conto che certe regole sono troppo rigide per far fronte a eventuali emergenze o imprevisti. L'Europa di oggi non è l'Europa del 2011, quella della crisi del debito sovrano. Gli spazi di movimento per cambiare certe regole ci sono e sono abbastanza ampi.

 

MATTEO RENZI GIORGIA MELONI

Per farlo, è necessario capire due cose: innanzitutto, serve fare asse con una serie di alleati, il primo dei quali si chiama Francia».

 

Il primo leader internazionale che il neo premier ha incontrato è proprio il Presidente Macron: una coincidenza?

«La Francia è stato uno dei Paesi più criticati dalla Meloni, anche per il suo nazionalismo economico. Tuttavia, coi francesi si dovrà parlare, c'è poco da fare. Troppi gli interessi comuni».

 

E la seconda delle questioni da capire?

giovanni orsina foto di bacco (2)

«Il nostro problema è solo in parte europeo. L'incapacità italiana di fare ulteriore debito non è dovuta al Patto di stabilità, ma alla precarietà dei conti pubblici: i mercati finanziari non comprano un debito insostenibile; se vanno deserte le aste dei Btp, facciamo default».

 

Qual è il suo giudizio sul discorso pronunciato da Giorgia Meloni alle Camere?

«Meloni ha recuperato un concetto libertario di destra, che espliciterà sulle questioni economiche, così come abbiamo già intravisto con la gestione del Covid: lo Stato non deve rompere le scatole, basta l'eccesso di regole, lacci e lacciuoli. È un discorso in grande continuità con il berlusconismo e con la sua tradizione, non me l'aspettavo in una forma così marcata».

 

SILVIO BERLUSCONI GIORGIA MELONI - 2008

Alcuni colonnelli di Fratelli d'Italia, soprattutto sui territori, vedono il partito come il nuovo collettore del centrodestra. Ritiene plausibile una nuova edizione del Partito delle Libertà?

«Bisogna capire quanto converrà loro questa trasformazione. La vera incognita è cosa ne sarà di Forza Italia. Se Silvio Berlusconi decide che ne ha avuto abbastanza e si ritira, ci sarà da capire cosa succederà: perso il suo leader, Forza Italia resta insieme o si scinde? E in caso di scissione, Meloni potrebbe avere un interesse ad agevolare la costruzione di un polo centrista?».

 

giorgia meloni ride alle battute di renzi in senato

In Senato, il soccorso dei meloniani è stato fondamentale per creare il gruppo dei «Civici e Moderati» e anche alla Camera ci sarebbero interlocuzioni in corso: il contenitore per accogliere forzisti fuoriusciti è qualcosa più di un retroscena o è troppo presto per avanzare certe ipotesi?

«È già pronta la pista di atterraggio per chi intenderà dire addio. Ma non escludo che il berlusconismo possa restare insieme e gestire i propri problemi».

 

Nella costruzione del governo, diversi senatori sono stati scelti per ricoprire i ruoli ministeriali. Ritiene sia stato un errore strategico sguarnire la pattuglia dei parlamentari a Palazzo Madama? Si girerà sempre con il pallottoliere in mano, soprattutto nelle Commissioni.

«La debolezza in Senato potrebbe essere una fonte di problemi. Avranno sicuramente fatto i conti prima di scegliere i ministri e avranno valutato che i voti a disposizione sono sufficienti. Tuttavia, sul fronte del Senato si sono sguarniti».

matteo renzi senato

 

Matteo Renzi indosserà i panni del sabotatore o sarà la stampella della maggioranza nei momenti più difficili?

«Dipende da come si mettono le cose. Matteo Renzi è un grandissimo tattico: può insinuarsi all'interno delle fratture della maggioranza per farla esplodere oppure dare un appoggio esterno. Dipenderà dai provvedimenti e dalle opportunità che si presenteranno».

 

Con questa opposizione, il governo può dormire sonni tranquilli?

«Nel breve periodo, sì. L'opposizione è a pezzi, rissosa e divisa. Non sono in grado di proporre una alternativa e non riesco a immaginare quale altra maggioranza potrebbe uscire dal Parlamento. In questo momento, la debolezza dell'opposizione è uno dei punti di forza del governo. Nel lungo periodo, invece, un'opposizione debole non giova mai a un governo».

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?