ITALIA IN SVENDITA - CON LA SCUSA CHE NON CREDONO ALLE RIFORME DI RIGOR MONTIS I SIMPATICI ‘’MERCATI’’ SI PRENDONO QUELLO CHE RESTA DI BUONO DEL BELPAESE – ‘ON SALE’ I GIOIELLI DI STATO PER UN VALORE DI 15-20 MLD € L’ANNO - ESCLUSA, PER ORA, LA CESSIONE A PREZZI REGALO DI ENEL, ENI E FINMECCANICA, LE UNICHE TRE GRANDE AZIENDE RIMASTE INSIEME A GENERALI ASSICURAZIONI, MA SONO PROPRIO I BOCCONI GROSSI CHE FANNO GOLA ALLE MULTINAZIONALI...

Alberto D'argenio per "la Repubblica"

Si deve far cassa, abbattere il debito pubblico per resistere ai mercati. Il governo guidato da Mario Monti si prepara alla ripresa di settembre. Entro venerdì fisserà l'agenda degli "ultimi quattro mesi di governo". Perché per Palazzo Chigi il tempo utile per fare le riforme scadrà a dicembre. Dopo per la "strana maggioranza" sarà solo campagna elettorale. Monti ha incaricato il ministro dell'Economia di studiare nuove formule per tagliare il debito. Vittorio Grilli ci lavora da tempo.

Ha già varato un piano per abbassare la montagna del debito - 1960 miliardi, il 123,4% del Pil - con un programma di dismissioni dei beni pubblici da 15-20 miliardi l'anno anche grazie all'intervento dei fondi costituiti dalla Cassa depositi e prestiti e dal Demanio. Piano già entrato in fase di realizzazione con la Spending review firmata ieri da Giorgio Napolitano. Ma per la sopravvivenza dell'euro bisogna fare di più.

Monti e Grilli ieri se ne sono occupati tutto il giorno. A Palazzo Chigi prima è arrivato il leader centrista Pier Ferdinando Casini. Poi il segretario del Pdl Angelino Alfano. Che ha presentato il suo piano per tagliare il debito. Un documento che prevede una sforbiciata da 400 miliardi con il debito rapidamente sotto al 100% del Pil. Un'operazione, però, che a Palazzo Chigi considerano sostanzialmente irrealizzabile: sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.

Se, quindi, per Casini la proposta del Pdl è "irrealistica", si racconta di commenti ancora più divertiti circolati nelle stanze del governo una volta incassata l'archiviazione del "caso spread". Quanto meno si parla di proposta "irricevibile e inattuabile per via dei tempi calcolati e delle cifre sovrastimate".

Semmai una buona base di partenza può essere la proposta formulata - anticipata dal Corriere - da Giuliano Amato e da Franco Bassanini. "Noi siamo già attivi sul dossier - confermano a Palazzo Chigi - ma ben vengano nuove idee, siamo pronti ad approfondirle". L'obiettivo del documento firmato dall'ex premier e dal presidente di Cdp è una sforbiciata al debito da 178 miliardi entro il 2017, pari al 2,5% all'anno.

Tra le proposte che verranno prese in considerazione, oltre alla vendita degli immobili già impostata, la valorizzazione delle concessioni, l'imposizione agli enti previdenziali dei professionisti di aumentare gli investimenti in titoli di Stato, incentivi e disincentivi fiscali per l'allungamento delle scadenze del debito. Dovrebbero invece escluse la cessione dei gioielli di Stato come Enel, Eni e Finmeccanica.

"In questa fase - è il ragionamento di Monti e Grilli - vorrebbe dire svenderle". Così come qualche dubbio sulla tassazione dei capitali illegalmente detenuti in Svizzera: il governo sta già lavorando a un accordo bilaterale con Berna, ma i tempi per chiuderlo non saranno brevissimi. Bocciata, invece, tanto dal governo quanto dal duo Amato-Bassanini l'idea di una patrimoniale.

Intanto Monti lavora per non far perdere slancio al governo nei prossimi cruciali mesi. Sarà allora - in autunno - che si capirà se l'Italia sarà in grado di farcela da sola o se sarà costretta a chiedere l'intervento dello scudo europeo contro gli spread. Per questo per Monti è fondamentale che il governo sia ancora attivo sulle riforme.

Un segnale che potrebbe aiutare sui mercati oppure, se non bastasse, renderebbe più facile spuntare un memorandum "leggero" in caso di richiesta di attivazione dello scudo europeo.

Ovvero ottenere l'intervento Ue in cambio della semplice certificazione delle riforme fatte e dell'impegno a proseguirle senza nuove promesse e senza mettersi in casa i severi controllori della Troika, come invece avvenuto in Grecia. Palazzo Chigi ha chiesto ai ministeri di preparare per il Consiglio dei ministri di domani un documento con le misure ancora da realizzare.

Alla riunione di domani si farà una scrematura, individuando su cosa concentrarsi a settembre. Certo è che in autunno il governo, oltre alle dismissioni, si concentrerà sulla seconda parte della Spending review (tagli agli enti locali da 10 miliardi), sul rapporto Giavazzi chiamato a riformare gli incentivi alle imprese (6-8 miliardi), e sul riordino delle agevolazioni fiscali (3-6 miliardi).

 

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