PADRE TOTI - LE QUALITÀ NASCOSTE DELL'UOMO CHE PIACE A TUTTI (TRANNE AI FALCHI TENDENZA AVVOLTOIO) E CHE SMUSSA ATTENUA E COMPATTA

Mattia Feltri per "La Stampa"

Giovanni Toti - soprannominato amorevolmente "il Pupino" in mancanza di una "t" - per bocca di un dirigente di Mediaset ha "un ruolo di servizio e di affetto". Lo ha nei confronti di Silvio Berlusconi e dell'intera azienda. Non gli vuole male nessuno, lì dentro. Nessuno a Cologno ha da ridire su di lui. «Smussa, attenua, compatta», dicono. E questa è musica di violino per il Capo, che fuori dalla porta ha file di aspiranti beati, tutti che si accreditano come ultimo baluardo del berlusconismo contro subdoli nemici intestini: il che ha fatto di Forza Italia un partito di falchi tendenza avvoltoio.

Una famelica propensione concentrata ora proprio su Toti, del quale i pretoriani forzisti dicono che è leggerino e senza esperienza e alla sua nomina a coordinatore organizzativo frappongono questioni burocratiche, e cioè convocazioni di assemblee, necessità di firme, cambi di statuto: robe però buone giusto a prendere tempo e a scocciare il Sire, che la sua decisione l'ha presa.

Giovanni Toti gli piace. Piace tanto anche ai figli, Marina e Pier Silvio, che dal bidirettore (Tg4 e Studio Aperto) non ricavano grane perché lui le grane preferisce risolverle. E' accomodante, è un uomo garbato, non alza la voce, non sparla degli altri, evita i litigi. «E' un salesiano», dicono a Mediaset con morbido trasporto.

Frequenta Arcore da qualche anno - come è diventato costume per i direttori d'area - e ci va soffice soffice, una piuma, non porta con sé lamentele, non ha rivendicazioni, mangia con gusto e garbo, si guarda le partite con partecipazione mai eccessiva. Parla di politica perché lui, a differenza di altri direttori cari a Berlusconi in altri tempi, ha una testa politica, di quelle che sminuzzano e ricompongono, e non se la rivendono come una faccenda di stomaco.

Da ragazzo, a Massa Carrara, da dove viene (è nato a Viareggio) era un giovane socialista non anti-craxiano. Ma questo c'entra poco. C'entra che Toti la politica ce l'ha dentro, la capisce e la maneggia: altro che front-man, come dicono in San Lorenzo in Lucina quelli terrorizzati da Annibale alle porte. E così, quando si chiamano gli amici di Cologno, e gli si chiede ragione del mistero Toti, rispondono: «Mistero? E che mistero? Era ovvio che finisse così».

Le qualità del bidirettore paiono infinite. E' giovane (sempre secondo i canoni moderni: ha 45 anni, due meno di Enrico Letta, due più di Angelino Alfano, sette più di Matteo Renzi). Per quelli alla Daniela Santanchè è una specie di anticristo, perché non ama la zuffa e non considera nemici gli avversari.

Conosce la politica ma non è casta. E' brillante ma non ganassa, competente ma non borioso. A Mediaset non hanno nemmeno dovuto testarlo, perché in tv c'è da sempre, e quando ha messo piede a Ballarò e Piazzapulita se l'è cavata bene, e a giudizio del Cav pareva «uno di noi», e non intendeva uno del partito ma «uno del popolo».

E' servizievole come la casa ormai chiede, e lo si è visto nello speciale «La guerra dei vent'anni» sui processi a Berlusconi, o in alcune interviste a Berlusconi medesimo, puntellate di domande non proprio aggressive. Al contrario della giullaresca compagnia romana, evita di privatizzare il rapporto col principale. Non gli succhia il sangue. Non lo vuole fregare, si dice, perché la carriera l'aveva già fatta e fuori dagli organismi romani. Non ha avversari temibilissimi, almeno non della sua generazione e della sua indole.

E poi, e non è paglia, contribuisce a lenire il dolore del padre per il tradimento di Angelino Alfano, che si è dimostrato un vicerè derobertiano, sebbene di calibro adeguato ai tempi. E forse, un giorno, sarà Giovanni a riportare a casa il fratello smarrito, con il quale conserva (e ti pareva) un rapporto affettuoso.

Magari i sondaggi non sono trionfali, magari Toti non sarà mai il candidato premier da contrapporre a quel cannibale di Renzi, ma sarà senz'altro - invidie o no, burocrazia o no - il gestore del partito e soprattutto il depositario del simbolo. Basta lunghi coltelli, trabocchetti, miserabili delazioni. Basta con quell'aria mefitica perfettamente sintetizzata da Emilio Fede pochi giorni fa alla Zanzara: «Mi rode il c... per il successo di Toti».

A Toti, piuttosto, roderà che gli tocca la dieta, lui che ama la buona tavola e lo dimostra sui fianchi, e poi gli toccherà sistemare le prime imbiancature di chioma: sulle questioni di fondo non si discute.

 

 

Giovanni Toti Giovanni TotiGIOVANNI MALAGO E PIERLUIGI E CLAUDIO TOTI DANIELA SANTANCHE DENIS VERDINI CAPEZZONE Minzolini intervistato confalonieri con marina e piersilvio berlusconi

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…