mario draghi il traghettatore by demarco

PAX “DRAGHIANA” – IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO È RIUSCITO A PLACARE I PARTITI E ABBASSARE IL TASSO DI LITIGIOSITÀ DELLA MAGGIORANZA. COME? SEMPLICE: HA DECISO PER CONTO SUO E HA TIRATO DRITTO, “SCONTENTANDO TUTTI PER NON DOVER ACCONTENTARE NESSUNO” – E LE FORZE POLITICHE SI ATTACCANO: AGLI ITALIANI IL METODO DRAGHI PIACE E CHI SI MOSTRA RISENTITO RISCHIA DI PERDERE CONSENSI (AVVERTITE LE VEDOVE DI CONTE)

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

MARIO DRAGHI 1

 

Il clima in Consiglio dei ministri non è più quello delle riunioni iniziali, quando il livello di scontro era assai elevato e rifletteva l' umore dei partiti fuori da Palazzo Chigi.

 

Il tasso di conflittualità nell' esecutivo era tale da aver convinto all' epoca Giorgetti che sarebbe stato «impossibile trovare una sintesi»: «Tutti i leader sono in difficoltà e in cerca di visibilità. Perciò - confidò il ministro della Lega - l' unico modo per andare avanti è che vada avanti Draghi, scontentando tutti per non dover accontentare nessuno». Proprio quello che poi è accaduto.

 

MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI

Oggi il premier - per dirla con un rappresentante del suo governo - viaggia «col pilota automatico». E se è vero che il lavoro preliminare in cabina di regia è funzionale a smussare le divergenze, è Draghi che in Consiglio dei ministri provvede a spegnere i focolai d' incendio: quando Orlando o Giorgetti sollevano questioni politiche, li lascia terminare e immediatamente torna all' ordine dei lavori.

mario draghi e joe biden 3

 

Le uniche schermaglie riguardano i provvedimenti in esame, per il resto i tecnici parlano esclusivamente delle materie di loro competenza, tranne Giovannini che ogni tanto si concede qualche licenza.

 

È la «pax draghiana», con cui il capo del governo impedisce che il salone dei ministri si trasformi in un campo di battaglia, rimandando la soluzione delle vertenze più spinose a riservati faccia a faccia. Nel tempo ha preso anche le contromisure per evitare «spiacevoli fughe di notizie»: dopo che una bozza del Pnrr finì in mano ai media, stabilì che solo gli esponenti del governo avrebbero potuto visionare il nuovo testo, senza prendere appunti, in attesa di discuterne poi in Consiglio.

ursula von der leyen, emmanuel macron, charles michel, angela merkel e mario draghi al g7 1

 

«Bisognerà vedere - dice un autorevole ministro - se questo clima reggerà anche a ridosso delle Amministrative, quando nelle forze politiche salirà la pressione». Per ora, a sentire un dirigente dem, «in tutti i partiti c' è sgomento. Perché Draghi non segue le abituali liturgie. Parla poco. Anzi non parla».

 

MARIO DRAGHI.

Lo si è visto (anche) con la scelta del presidente esecutivo di Alitalia-Ita, di cui gli alleati di maggioranza e persino i ministri interessati hanno saputo all' ultimo momento. È che il premier - siccome vuole sbrogliare al più presto i tre nodi complicati di Ilva, Mps e Alitalia - ha preferito affidare subito la compagnia aerea ad Altavilla, che sembrava destinato ad altro incarico. Il catalogo è questo.

 

alfredo altavilla 2

E a quanto pare il metodo Draghi fa presa sull' opinione pubblica, visto che un sondaggio dell' istituto americano Morning Consult pone il premier italiano al secondo posto della graduatoria mondiale dei capi di Stato e di governo più «apprezzati» dai loro cittadini: sta dietro al primo ministro indiano e davanti a Merkel e Biden. Sarebbe interessante capire se anche tra i leader di partito nazionali raggiunge lo stesso, reale gradimento. Perché la tesi prevalente nel Palazzo è che - con il suo avvento - Draghi abbia espropriato la politica, dimenticando che il suo avvento è conseguenza del default della politica.

 

GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI LEGGONO DAGOSPIA

Ed è proprio a prendere coscienza di come stanno le cose che si è appellato giorni fa Guerini, parlando con alcuni compagni del Pd: «È un errore pensare che Draghi sia entrato nel nostro campo. Piuttosto noi siamo chiamati a entrare nel suo campo, per rilanciare il sistema politico».

 

Così il ministro della Difesa lascia intuire che - a suo modo di vedere - i partiti debbano cambiare approccio nelle loro analisi e accettare la nuova fase, dove le scelte di governo non sono condizionate da questioni ideologiche o di posizionamento, dove il premier non è solo il punto di sintesi ma un fattore del processo di riforme e della loro velocità.

MARIO DRAGHI LORENZO GUERINI

 

Certo, non è facile elaborare il lutto: sia per chi, prima della crisi, guidava il governo; sia per chi, dopo la crisi, avrebbe voluto le elezioni. Ma questo schema innovativo è la sfida del sistema politico: oggi mostrarsi spiazzati o risentiti nuoce ai partiti.

MARIO DRAGHI ANDREA ORLANDOJOSE MARIA BERGOGLIO MARIO DRAGHI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”