luigi di maio giuseppe conte

CONTE NON CONTA! – PEPPINIELLO APPULO SBRAITA MA NON CONTROLLA I GRUPPI: IL VERO DOMINUS GRILLINO IN PARLAMENTO È ANCORA DI MAIO. LUIGINO CONTROLLA UNA SESSANTINA TRA DEPUTATI E SENATORI, PRONTI A SEGUIRE LE SUE INDICAZIONI PER FAR RESTARE DRAGHI A PALAZZO CHIGI   – IN CASA 5 STELLE SUONANO LE SIRENE DI BERLUSCONI: I PEONES VOTEREBBERO PURE BELZEBÙ PUR DI NON ANDARE A VOTARE E TORNARE DISOCCUPATI…

giuseppe conte luigi di maio 1

1 - FERMI TUTTI! - SUONANO LE SIRENE DI BERLUSCONI IN CASA 5 STELLE, DOVE DIVERSI GRILLINI SAREBBERO PRONTI A VOTARE PER SILVIO - DEL RESTO PROPRIO GIUSEPPI AVEVA DETTO CHE "BERLUSCONI HA FATTO PURE COSE BUONE…"

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/fermi-tutti-suonano-sirene-berlusconi-casa-stelle-dove-293331.htm

 

2 - IL FATTORE DI MAIO SUL COLLE: SESSANTA VOTI IN LIBERA USCITA

Paolo Bracalini per “il Giornale”

 

mario draghi luigi di maio

Grandi manovre in corso sul Quirinale, tatticismi, messaggi subliminali, colloqui segreti, finte, trattative incrociate. La giornata registra tre fatti che riguardano tre attori importanti del thriller in scena fino a febbraio.

 

Il primo tassello porta al M5s, un partito che è ormai una giungla, con un leader Conte - sempre più in difficoltà a tenere a bada le diverse anime e farsi riconoscere come il vero capo (ha provato a rimediare nominando una nuova segreteria politica, con tutti i vice di sua fiducia, ma non è cambiato niente).

 

LUIGI DI MAIO GIANCARLO GIORGETTI

Il problema principale per l'ex premier è che non controlla i gruppi parlamentari, soprattutto alla Camera, dettaglio per nulla indifferente nel risiko numerico sul Quirinale.

 

Il vero dominus grillino in Parlamento è ancora Luigi Di Maio. L'ex capo del M5s, avendo fatto in poco tempo una gavetta di superlusso (tre volte ministro, vicepremier) ha imparato alla perfezione i segreti del linguaggio politico, dire una cosa per farne intendere una diversa. In un'intervista al Corriere mette infatti in guardia sul ruolo dei «franchi tiratori», che possono diventare decisivi nel voto sul capo dello Stato.

 

MEME DI SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE

Il messaggio va però letto in controluce. Di Maio non si riferisce ai parlamentari del Misto, o ai peones in libera uscita.

 

Il pacchetto di voti che possono cambiare gli equilibri della conta sono quelli che controlla lui, nel Movimento Cinque Stelle.

 

I bene informati stimano in almeno cinquanta, ma più realisticamente una sessantina, i parlamentari che al momento opportuno seguiranno le indicazioni del ministro degli Esteri, un governista che punta a far restare Draghi a Palazzo Chigi (e quindi se stesso alla Farnesina) e allontanare lo spettro del voto al 2023.

 

 

meme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi

 

 

 

Per questo Di Maio è aperto al dialogo sull'ipotesi Berlusconi, anzi fa capire - nemmeno troppo tra le righe - che semmai il problema a trovare una quadra sul Cavaliere può arrivare dagli alleati di Forza Italia («Salvini e Meloni si affrettano sia a candidarlo sia a dire che i voti non ci sono. Il punto è che Berlusconi potrebbe essere affossato dallo stesso centrodestra»).

Questo al netto dei grillini che, senza una indicazione dall'alto, sarebbero già comunque orientati ad appoggiare l'ipotesi Cavaliere. «Berlusconi può contare sull'appoggio di almeno 7 grillini alla Camera» confida all'Adnkronos l'ex M5s Gregorio De Falco. Secondo tassello, la Lega. Salvini sembra aver cambiato strategia rispetto a qualche settimana fa quando puntava a Draghi per il Quirinale (in antitesi al Pd che invece lo vuole a Chigi) come condizione per poi andare a votare nel 2022.

CONTE DI MAIO

 

Uno scenario che è sempre stato quello opzionato dal suo vice, Giancarlo Giorgetti. Ma che è cambiato nelle ultime ore. Il segretario si è infatti convinto (forse anche alla luce dei sondaggi non più stratosferici per la Lega) che la cosa migliore sia che Draghi resti dove è, allontanando così l'ipotesi delle urne anticipate.

 

Salvini dà ragione all'Economist; «È giusto che continui, se sposti una pedina è difficile che poi resti tutto com' è. E poi cosa facciamo, abbiamo prolungato lo stato d'emergenza fino al 31 marzo e lui se ne va a gennaio? Draghi teme un anno di campagna elettorale? Anche io faccio lo sforzo di stare con il Pd» dice il segretario della Lega, che continua l'opera diplomatica sentendo i vari leader, con l'idea di arrivare ad un «tavolo sul Quirinale con i segretari tra Natale e Capodanno».

 

SILVIO BERLUSCONI E MATTEO SALVINI

Una fretta che però non condivide Forza Italia. Per il numero due azzurro, Antonio Tajani, «è molto presto per impegnarsi in un confronto sul Quirinale. Dall'inizio dell'anno concretamente se ne parlerà». Anche l'autointestazione della regia sugli accordi quirinalizi fatta da Salvini non ha convinto più di tanto, mentre anche Salvini vuole avere un quadro più chiaro dagli alleati («Bisogna vedere pure quello che Berlusconi vuole fare»).

 

 Intanto un primo punto fermo, trasversale, sembra raggiunto, quello su Draghi. «Che rimanga a Palazzo Chigi è un fatto che riguarda l'interesse nazionale - conferma Tajani -. Ormai tutti dicono la stessa cosa: lo dico io, lo dice Salvini, ma anche Letta, Conte, Washington e Bruxelles. È una voce unanime di buon senso condivisa dalla maggioranza degli italiani».

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…