massimo cacciari

“PER BATTERE I POPULISTI BISOGNA ESSERE RIVOLUZIONARI” - LA RICETTA DI MASSIMO CACCIARI: “LA CRISI NON SI RISOLVE "MODERANDO", MA CON DISEGNI DI RIFORMA TANTO RADICALI QUANTO RAZIONALI. DISOCCUPAZIONE ALTA, PRECARIZZAZIONE ECONOMICA DELLE CLASSI LAVORATRICI, PERDITA DI REDDITO, MA SOPRATTUTTO DI STATUS SOCIALE, DI VASTISSIMI SETTORI DI CETO MEDIO: E' LA DESTABILIZZAZIONE IMPRESSIONANTE DELLA BASE MATERIALE SU CUI SI REGGE LA STESSA IDEA DI DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA”

Massimo Cacciari per “la Stampa”

 

cacciari

Quasi per pulsione inarrestabile siamo portati a razionalizzare a posteriori i fatti che commentiamo. Si tratti di una partita di calcio o delle elezioni americane, tendiamo a trasformare il fatto in una verità di fatto (la filosofia è maestra, d' altra parte, nell' operare queste metamorfosi). Ecco, allora, pontificare sulle ragioni per le quali Donald Trump non poteva che perdere e, di conseguenza, sulla "bontà" di quelle grazie alle quali il suo avversario ha vinto. In realtà, il risultato è stato alla fine deciso da casi estremamente semplici.

 

donald trump joe biden

E ricordare questo è utile per ragionare con sobrietà e realismo sui casi che potrebbero attenderci in futuro. Ormai è chiaro che il voto postale ha svolto un ruolo decisivo, voto in gran parte di persone in difficoltà per la pandemia e certo non felici del modo in cui Trump la andava affrontando, facendo fallire i negoziati con i democratici per maggiori sostegni. Se Biden avesse vinto con i margini che gli venivano pronosticati, ciò non avrebbe potuto derivare che da un forte recupero dei democratici nella working class e da un successo pieno nel tentativo, impersonato dalla Harris, di coagulare intorno a loro il voto delle minoranze etniche. Questi successi politici non ci sono stati, se non in minima misura.

dibattito donald trump joe biden

 

Le grandi faglie di rottura nella società americana rimangono, e il colossale problema di superarle sta tutto davanti alla nuova Amministrazione. Trump sconfitto si ritirerà, alla fine, nella propria caverna egoica, o continuerà a lavorare per drammatizzarle? Che punti seriamente a rovesciare il risultato con la Corte Suprema è ridicolo pensarlo, ma non dimentichiamo che i repubblicani hanno guadagnato voti alla Camera e molti fedelissimi di Trump sono stati eletti.

 

biden trump

Certo, la sua sconfitta è anche il frutto(benedetto) del modo in cui ha impersonato, nel suo reality show, la figura del Presidente: provocando sempre lo scontro politico, anche là dove era possibile compromesso e mediazione, cercando costantemente di by-passare con azioni unilaterali le Assemblee rappresentative, ossessionando i suoi stessi colleghi repubblicani con i suoi mantra sul Muro, sulla contro-riforma in materia assistenziale, e puntando ovunque su deregulation e taglio delle tasse.

 

joe biden contro trump che si toglie la mascherina

Questa linea è stata sconfitta, e la sua sconfitta peserà per tutti coloro che, nella sostanza se non nelle forme, l' avevano sostenuta, in Europa e altrove. Certo, però, è lungi dall' essere rovesciata la tendenza di lungo periodo che vede la crisi di rappresentatività delle Assemblee legislative e il sistematico ricorso a linguaggi e procedure di "emergenza" da parte degli Esecutivi. Ma ciò che è davvero lungi dall' essere risolto e che sarà arduo risolvere per i democratici, americani e europei, sono le ragioni per cui Trump venne eletto e ancora in tanti l' hanno votato.

 

Il passo traumatico tra Obama e Trump, con la sconfitta della Clinton, non si spiega, questo no, con semplici casi, con la semplice ideologia anti-casta, con le retoriche populiste del tycoon, con deficit culturali di qualche settore dell' opinione pubblica (come invece è pessima abitudine di tanta sinistra locale)- e neppure con le drammatiche questioni tuttora aperte nella società americana, come quella razzista. Obama era stato portato alla presidenza sull' onda del big crash del 2006-2007, a quella crisi aveva cercato di rispondere, ma alla fine del suo mandato le conseguenze sociali che essa aveva prodotto esplodono in tutta la loro drammaticità e complessità.

 

joe biden contro trump che si toglie la mascherina

Disoccupazione alta, precarizzazione economica delle classi lavoratrici, perdita di reddito, ma soprattutto di status sociale, di vastissimi settori di ceto medio. E' la destabilizzazione impressionante della base materiale su cui si regge la stessa idea di democrazia rappresentativa. Se il pluriverso del lavoro dipendente, delle professioni, del ceto medio vede minacciata la propria stabilità e vanificarsi le prospettive di crescita del proprio benessere (non solo, e forse neppure prioritariamente, sotto il profilo economico), è impossibile funzioni quella "virtù" di moderazione e giusto compromesso che regge la politica democratica.

 

kamala harris

L'opinione pubblica si va radicalizzando agli estremi. I moderati scompaiono, e chi ancora li va cercando cerca un caro estinto. La crisi, allora, non si risolve "moderando", ma con disegni di riforma tanto radicali quanto razionali. La demagogia populista non si sconfigge, a questo punto, mediando con i suoi rappresentanti, ma affrontando quelle questioni, cavalcando le quali avevano potuto vincere, secondo una strategia opposta alla loro.

 

Si potrà rispondere alla crisi economica e sociale che ha colpito il perno delle democrazie occidentali soltanto se i loro governi sapranno ragionare e operare insieme nei confronti delle nuove grandi potenze economico-finanziarie multinazionali e approntare comuni strategie intorno alle grandi agende dell' energia e dell' ambiente. Politiche ridistributive attraverso i diversi sistemi fiscali, su scala nazionale, avranno fiato cortissimo comunque.

 

joe biden kamala harris

E' un new deal dell' intero Occidente democratico che diviene oggi necessario. E se non verrà impostato con rapidità e credibilità torneranno i Trump, come sono venuti dopo gli Obama. Ma questa volta con infinite più possibilità di restarci. Biden, il conservatore Biden, comprenderà che è venuto anche per lui il momento di essere, almeno un po', "rivoluzionario"? La presenza della Harris mostra tale intenzione? Chi ha a cuore l' Europa e lo sviluppo della sua democrazia dovrebbe sperarlo, o la concorrenza di democrazie autoritarie e "popolari" si farà sentire ben oltre la crescita del prodotto lordo e il saldo della bilancia commerciale.

 

 

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO