
“SONO IL CAPO DEL GOVERNO. NON ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE” – PER GIORGIA MELONI È UN GIOCO DA RAGAZZI SFRUTTARE L’ARCHIVIAZIONE DECISA DAL TRIBUNALE DEI MINISTRI A SUO VANTAGGIO: A DIFFERENZA DI CONTE, CHE SCARICÒ SALVINI SUL PROCESSO “OPEN ARMS”, LA DUCETTA RECLAMA LA RESPONSABILITÀ POLITICA DELLA SCARCERAZIONE DI ALMASRI: “NON MI ASPETTAVO CHE SI POTESSE DIRE CHE I MIEI MINISTRI GOVERNANO A MIA INSAPUTA” – NON C’È RISCHIO DI PROCESSO: IL PARLAMENTO VOTERÀ CONTRO L’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE PER NORDIO, MANTOVANO E PIANTEDOSI. MA PIÙ IL CASO SI ALLUNGA, PIÙ LA POLEMICA SI TRASCINERÀ…
GIORGIA MELONI E IL CASO ALMASRI - MEME BY FAWOLLO
1 - ALMASRI, MELONI ARCHIVIATA MA I MINISTRI E MANTOVANO ORA RISCHIANO IL PROCESSO
Estratto dell’articolo di Federico Capurso e Irene Famà per “la Stampa”
Non ci sono prove per sostenere che Giorgia Meloni abbia «condiviso le decisioni adottate» sull'affaire di Osama Almasri, il generale libico arrestato a Torino su mandato di cattura internazionale per crimini di guerra e contro l'umanità e poi rilasciato e rimpatriato in fretta e furia con un volo di Stato.
Ecco perché il tribunale dei ministri ha deciso di archiviare la posizione della premier, indagata per favoreggiamento e peculato. Ed è proprio Meloni a renderlo noto su Instagram: «I giudici hanno archiviato la mia sola posizione, mentre dal decreto desumo che verrà chiesta l'autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio e del sottosegretario Alfredo Mantovano».
IL POST DI GIORGIA MELONI SULL ARCHIVIAZIONE PER IL CASO ALMASRI
E ancora: «Si sostiene che due autorevoli ministri e il sottosegretario da me delegato all'Intelligence abbiano agito su una vicenda così seria senza condividere le decisioni assunte. È una tesi palesemente assurda».
Nelle motivazioni del tribunale è scritto che non esistono prove di una «reale partecipazione» di Meloni «nella fase ideativa o preparatoria del reato con le attività poste in essere dagli altri concorrenti».
Si legge negli atti che, come ha evidenziato il capo dell'Aise Giovanni Caravelli, la premier «era stata sicuramente informata» ma «non compare alcun dettaglio circa la portata, natura, entità e finalità dell'informazione, specie sotto il profilo della sua condivisione delle decisioni adottate».
Meloni, invece, rivendica di aver avuto eccome voce in capitolo nella gestione del caso Almasri o, comunque, non vuole dare l'impressione di mollare i colleghi. E nel precisarlo manda una frecciata a Giuseppe Conte: «A differenza di qualche mio predecessore, che ha preso le distanze da un suo ministro in situazioni similari, rivendico che questo governo agisce in modo coeso sotto la mia guida.
mantovano meloni nordio piantedosi
Ogni scelta, soprattutto così importante, è concordata. È quindi assurdo chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano, e non anche io prima di loro».
Una sottolineatura che rimanda ai porti chiusi durante il governo gialloverde e al processo contro Matteo Salvini sul caso Open Arms.
Puntuale, il vicepremier leghista commenta sui social, apprezzando la linea di Meloni: «Alla faccia dei "non ricordo" degli smemorati Conte e Toninelli sugli sbarchi dei clandestini - scrive - Avanti insieme a testa alta, non ci fermeranno».
IL SUPPLIZIO DI SANTA MELONI - VIGNETTA BY NATANGELO - IL FATTO QUOTIDIANO
La premier conclude il suo messaggio ribadendo «la correttezza dell'operato dell'intero esecutivo, che ha avuto come sola bussola la tutela della sicurezza degli italiani. L'ho detto pubblicamente subito dopo aver avuto notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati, e lo ribadirò in Parlamento - avverte - sedendomi accanto a Piantedosi, Nordio e Mantovano al momento del voto sull'autorizzazione a procedere».
Voto parlamentare che verrà calendarizzato solo dopo che la richiesta del tribunale dei ministri sarà ufficiale, visto che il presidente della Giunta delle autorizzazioni della Camera, Devis Dori, fa sapere che, al momento, non è pervenuta nessuna carta del dossier Almasri.
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IL CASO ALMASRI - ILLUSTRAZIONE DI POLITICO
Almasri, personaggio chiave nei rapporti con la Libia, al vertice delle Forze speciali di deterrenza e direttore della prigione di Mitiga, viene rilasciato per un controverso cavillo giuridico. Ne nasce una querelle di accuse incrociate tra governo e Corte penale internazionale, tra governo e magistratura. E in procura a Roma arriva la denuncia dell'ex politico e avvocato Luigi Li Gotti. Che ora dichiara: «Meloni proclamava di inseguire i trafficanti per tutto il globo terracqueo, ma poi quando gliene è capitato uno tra le mani lo ha rimandato a casa su un volo di Stato, commettendo, dal mio punto di vista, una palese violazione».
E sul caso interviene anche l'avvocato di una parte offesa Francesco Romeo: «Per una volta siamo d'accordo con Giorgia Meloni: è una tesi palesemente assurda che due ministri e un sottosegretario abbiano agito su una vicenda così seria senza aver condiviso con lei le decisioni».
Per la vicenda risultano ancora indagati per peculato e favoreggiamento il sottosegretario Mantovano, il ministro Piantedosi e il Guardasigilli, che è accusato anche di omissione di atti d'ufficio.
2 – LA PREMIER FURENTE CON I GIUDICI: “NON GOVERNO A MIA INSAPUTA”
Estratto dell’articolo di Francesco Malfetano per “la Stampa”
«Sono il capo del governo. Non Alice nel Paese delle meraviglie». Giorgia Meloni è furente. Dopo il lungo post sui social con cui ha annunciato di aver ricevuto la notifica di archiviazione per il caso Almasri - a differenza del sottosegretario Alfredo Mantovano e dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi - la premier spiega a La Stampa la sua rabbia: «Non mi aspettavo che si potesse dire che i miei ministri governano a mia insaputa».
[…] La rabbia della premier è rimasta sottotraccia per alcune ore, forse in attesa che le notifiche raggiungessero anche gli altri membri dell'esecutivo coinvolti. Secondo le prime ricostruzioni, la comunicazione depositata in cancelleria venerdì sera le sarebbe stata recapitata già nella mattinata di ieri dall'avvocata e senatrice Giulia Bongiorno - presso cui ha eletto domicilio - prima di salire in elicottero per Ancona insieme ad Antonio Tajani.
Prima ancora di sedersi in Consiglio dei ministri e disinnescare lo scontro con il Colle sul Dl Sport, e molto prima di declinare l'invito a raggiungere in serata Palazzo Brancaccio per il matrimonio del viceministro Edmondo Cirielli.
Il malumore di Meloni, comunque, non è passato inosservato ai ministri, ma la premier ha preferito mantenere il riserbo fino al completamento delle verifiche tecniche. A Palazzo Chigi assicurano di «non avere un teorema» sull'interpretazione della decisione, ma fino a pochi giorni fa ai vertici del governo si dava quasi per scontato che l'unica autorizzazione a procedere sarebbe stata formalizzata nei confronti di Nordio. Su questo scenario - considerato un po' un "binario morto" e quindi gestibile - erano state impostate le mosse successive.
ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Il coinvolgimento di Mantovano e Piantedosi ha invece incrinato un po' di certezze, alimentando in ambienti governativi l'idea di una «volontà politica» dei giudici di delegittimare la premier.
Da qui la scelta meloniana di contrattaccare con le parole affidate ai social […]. L'obiettivo, tra le righe, è personalizzare uno scontro ribaltando in qualche modo la scelta del Tribunale dei ministri. Tant'è che, dopo aver rivendicato la correttezza del suo governo indicando «come sola bussola la tutela della sicurezza degli italiani», la premier ha fatto sapere che siederà al suo posto in Aula al momento del voto per l'autorizzazione a procedere. Un "evento" che, va precisato, non ha in realtà molto da raccontare.
GIORGIA MELONI AL SALONE DEL MOBILE
Sul piano tecnico, dati i numeri a disposizione della maggioranza, la vicenda si chiuderà facilmente con un voto contrario del Parlamento. Restano però delle incognite. Innanzitutto quelle legate ai tempi.
Prendendo per buona la lettura di Meloni - secondo cui la mancata notifica contestuale a Piantedosi, Nordio e Mantovano indica che le loro posizioni non saranno archiviate - e l'assenza di comunicazioni pervenute per ora alla giunta di Montecitorio, è infatti probabile che i giudici stiano ancora valutando le prossime mosse. Il rischio è che la vicenda si trascini a lungo, incancrenendosi o dando adito a nuovi scenari.
LA DIFESA DI ALMASRI BY CARLO NORDIO - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
L'iter prevede che, una volta formalizzata l'autorizzazione a procedere, la Giunta parlamentare competente esprima un parere entro 30 giorni, producendo una relazione che sarà votata in Aula a Montecitorio. Tanto per Nordio, eletto deputato, quanto per Piantedosi e Mantovano, che sono semplici membri del governo. Il voto sarà a scrutinio segreto e a maggioranza assoluta e, secondo le prime stime, non immediato. L'idea di chiudere rapidamente la partita è dunque accantonata.
protesta dei deputati pd sull assenza di giorgia meloni all informativa sul caso almasri foto lapresse
Njeem Osama Almasri Hoabish torna a tripoli
Njeem Osama Almasri Hoabish torna a tripoli
ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Njeem Osama Almasri Hoabish torna a tripoli
IL VIAGGIO IN EUROPA DI OSAMA AL NAJEEM ALMASRI
Njeem Osama Almasri Hoabish torna a tripoli
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