emmanuel macron vladimir putin

MACRON NON HA PAURA DI AMOREGGIARE CON PUTIN - IL PRESIDENTE FRANCESE, OSPITE D’ONORE A MOSCA ALLE CELEBRAZIONI DELLA VITTORIA CONTRO IL NAZISMO, ABBRACCIA LA RUSSIA CON CUI LA FRANCIA HA MOLTI INTERESSI IN COMUNE - DALLA SITUAZIONE IN LIBIA ALL’OSTILITÀ ALLA NATO FINO AL PARTENARIATO SUL GAS E LE TRIVELLAZIONI NELL’ARTICO - L'ANALISI DI IGOR PELLICCIARI

Igor Pellicciari per www.formiche.net

 

vladimir putin emmanuel macron giuseppe conte

Chi conosce la società e la politica russa sa il peso e l’importanza assoluta che ricopre nel suo immaginario collettivo il 9 maggio e la celebrazione del Giorno della Vittoria nella grande Guerra Patriottica contro il nazismo. È appuntamento annuale che si ripete con uguale vigore e fascino, immune all’usuale logoramento e ripetersi stanco cui sono esposte retoriche e liturgie sulle vittorie con il passare del tempo.

 

A prescindere dal giudizio sullo scenario russo, la Parata della Vittoria resta momento spettacolare e coinvolgente per chiunque vi partecipi, nonché cartolina degli umori e termometro politico del Paese (alcune dinamiche nel Cremlino possono essere capite a seconda della disposizione dei dirigenti nel palco d’onore allestito per l’occasione sulla Piazza Rossa).

 

Tra gli strani primati del Covid-19 vi è anche quello di essere riuscito, prima volta nella storia recente, a rinviare la parata che quest’anno segnava l’evocativa ricorrenza numerica del 75esimo anniversario della Vittoria e si annunciava importante, sul piano interno, per la congiuntura politica con le riforme costituzionali (il principale argomento dell’anno, se non ci fosse stata la pandemia); sul piano internazionale, per l’annunciata partecipazione alle celebrazioni del presidente francese Emmanuel Macron.

vladimir putin emmanuel macron

 

La nuova data per la parata è stata spostata al 24 giugno ed il Cremlino ha rinnovato l’invito a Macron a presenziare come ospite d’onore all’evento, pare a sugellare una visita di Stato a cui le diplomazie dei due Paesi stanno lavorando da tempo. Da un lato sul versante russo le basi erano state gettate dall’ambasciatore a Parigi Alexey Meshkov, già vice-ministro con delega sull’Europa e prima ancora influente ambasciatore a Roma per quasi un decennio, uno dei diplomatici di punta del Cremlino.

 

Da parte francese si era arrivati addirittura a mandare a fine 2019 in missione semestrale a Mosca l’ex-ambasciatore in Georgia ed esperto di spazio post-sovietico Pascal Meunier, col solo compito di preparare la missione di Macron nei minimi dettagli; a conferma che la visita sarebbe di sostanza più che di cortesia. E infatti le dimensioni di comune interesse Franco-Russe sono storiche e molteplici ma mai forse come nel recente passato esse sono giunte all’unisono su punti di convergenza favorevoli ad entrambi i paesi.

 

zelensky merkel macron putin

Ci limiteremo qui a indicarne quattro che più contribuiscono a caricare di significato la visita di Macron (e – incidentalmente – ad aprire in prospettiva delle possibili questioni per Roma). In primo luogo vi è il ravvivarsi recente e non casuale di un legame tradizionale storico-politico-culturale che affonda radici profonde a tal punto da essere parte della tradizione letteraria di entrambi i Paesi.

 

Generazioni di russi aristocratici del periodo zarista hanno usato Parigi come unico ed incontrastato punto di riferimento estetico, di qualità della vita, di alta educazione, di governo, mutuandone il modello burocratico ministeriale, militare, diplomatico e finanche il proverbiale centralismo amministrativo. Se è vero che nella recente Russia post-sovietica il sentimento delle classi popolari ha abbracciato quasi integralmente come nuovo modello di riferimento quello italiano, il francese è rimasto in grande considerazione presso l’intelligencija e l’élite del Paese.

 

vladimir putin emmanuel macron 1

Più lenta e ingombrante perché accompagnata da grandi reti industriali, bancarie e politiche, la Francia ha impiegato più tempo a tornare in auge rispetto al soft power culturale e commerciale italiano, avvantaggiato dall’agire in ordine sparso e apolitico dei suoi attori (se si esclude Eni ed Enel). Fatto sta che grazie a questo comeback (complice anche le sanzioni nel campo agro-alimentare) il sorpasso sull’Italia è stato completato e Parigi ha scalzato Roma tra i partner commerciali europei di Mosca, seconda ora per volumi di scambio solo a Berlino.

 

Il secondo motivo rimanda a un atteggiamento politico francese in atto da alcuni anni (con un’importante parentesi del filoamericano Nicolas Sarkozy) di presa di distanza sempre maggiore dalla Nato, culminata nelle recenti dichiarazioni critiche di Macron sull’inutilità e l’anacronismo dell’organizzazione, in risposta a Donald Trump che auspicava una maggiore spesa contributiva degli europei al funzionamento dell’Alleanza Atlantica.

 

vladimir putin emmanuel macron 3

Nel collocarsi in questa tradizione di pensiero critico che ha i suoi prodromi nello stesso Charles De Gaulle, la Francia scopre una forte omogeneità di intenti con la Russia, che da sempre considera il suo vero oppositore la Nato e non l’Ue (organizzazione senza un proprio esercito né intelligence). A tal punto da auspicarsi – a differenza di quello che molti osservatori occidentali pensano – un mantenimento della Unione in chiave di contenimento della politica estera dell’Alleanza.

 

Tanto più adesso che Londra, storica rivale sia di Mosca che di Parigi, si è volutamente tirata fuori dai giochi europei con la Brexit. Con l’arrivo in Francia di Meshkov, tra i diplomatici russi più esperti di Unione Europea, è probabile che questo messaggio abbia preso sostanza e si sia istituzionalizzato. Il terzo motivo passa per il gioco attivo che la diplomazia francese sta attualmente giocando in Libia e che ha una ricaduta diretta nelle delicate relazioni tra Russia e Turchia, improntate sì alla collaborazione ma non a tal punto da essere considerate un’alleanza a tutto tondo.

 

vladimir putin emmanuel macron 2

Tra le prime sostenitrici del generale Khalifa Haftar, Parigi ha collegato questa azione alla sua tradizionale politica di opposizione ad Ankara (i cui motivi vanno al di là della numerosa e potente comunità armena francese) culminata con il noto veto di Parigi all’ingresso turco in Ue (e replicato di recente anche nel caso dell’Albania).

 

Mosca dal canto suo è entrata tardi nello scenario libico, interessata più ai risvolti petroliferi della vicenda, necessari per evitare che la Turchia riduca eccessivamente la sua dipendenza energetica dalla Russia. Il sostegno russo all’uomo forte della Cirenaica avvicina di fatto Mosca a Parigi e aumenta il potere negoziale nei confronti di Ankara, utile almeno fino a quando la vera partita vitale per Mosca, in Siria, è ancora aperta e non dall’esito scontato (come dimostra il summit Erdogan-Putin dell’8 Marzo 2020).

 

vladimir putin emmanuel macron 5

Least but not last, vi è il forte partenariato franco-russo nel cruciale campo energetico, mai venuto meno in tutti questi anni e arricchitosi di recente del capitolo della collaborazione geo-politica (insieme a Cina e India) per la conquista dell’Artico, alla ricerca – inter alia – di gas naturale da trasformare in gas liquido da trasferire su nuove rotte più brevi ed efficaci.

 

È anche questo un progetto che parte da lontano e che coinvolge sul versante russo Gazprom e soprattutto Novatek, mentre sul quello francese il colosso Total, il cui management ha tradizionali legami di buona collaborazione e amicizia anche personale con i vertici del Cremlino.

 

vladimir putin emmanuel macron 4

È prevedibile che per tutti questi motivi la prossima visita di Macron in Russia servirà più a chiudere che ad aprire importanti cicli negoziali con il Cremlino che, portati a termine, segnerebbero un deciso miglioramento non solo nei rapporti tra i due Paesi ma in assoluto un rafforzamento delle due diplomazie su scala mondiale. Per Mosca, ora più che mai Parigi val bene una messa (o una Parata della Vittoria).

Ultimi Dagoreport

biennale di venezia antonio monda pietrangelo buttafuoco alessandro giuli alfredo mantovano

DAGOREPORT - ANTONIO MONDA, IL ''BEL AMI'' PIÙ RAMPINO DEL BEL PAESE, È AGITATISSIMO: SI È APERTA LA PARTITA PER LA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA DEL 2026 - UNA POLTRONISSIMA, CHE DOVREBBE FAR TREMARE I POLSI (È IN CONCORRENZA CON IL FESTIVAL DI CANNES), CHE DA ANNI TRAVAGLIA LA VITA E GLI INCIUCI DEL GIORNALISTA MONDA, MAGNIFICAMENTE DOTATO DI UNA CHIAPPA A SINISTRA (“REPUBBLICA” IN QUOTA ELKANN); MENTRE LA NATICA DI DESTRA, BEN SUPPORTATA DAL FRATELLO ANDREA, DIRETTORE DELL’”OSSERVATORE ROMANO”, GODE DEI BUONI RAPPORTI CON IL PIO ALFREDO MANTOVANO - ALL’ANNUNCIO FATALE DI GIULI, SU INPUT DI MANTOVANO, DI CONSEGNARE LA MOSTRA DEL 2026 NELLE MANINE FATATE DI MONDA, IL PRESIDENTE DELLA BIENNALE BUTTAFUOCO, CHE NON HA MAI STIMATO (EUFEMISMO) L’AEDO DELLA FUFFA ESOTERICA DI DESTRA, AVREBBE ASSUNTO UN’ESPRESSIONE ATTONITA, SAPENDO BENE COSA COMPORTEREBBE PER LUI UN FALLIMENTO NELLA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA, MEDIATICAMENTE PIÙ POPOLARE E INTERNAZIONALE (DELLE BIENNALI VENEZIANE SU ARCHITETTURA, TEATRO, BALLETTO, MUSICA, NON FREGA NIENTE A NESSUNO)

marina berlusconi silvio vanadia greta jasmin el moktadi in arte grelmoss - 3

DAGOREPORT - BUNGA BUNGA FOREVER! IL VERO ''EREDE ORMONALE" DI SILVIO BERLUSCONI È IL NIPOTE SILVIO, RAMPOLLO PRODOTTO DEL MATRIMONIO DI MARINA CON MAURIZIO VANADIA - SE IL CAVALIER POMPETTA PROVOCAVA INQUINAMENTO ACUSTICO E DANNI ALL'UDITO GORGHEGGIANDO CANZONI FRANCESI E NAPOLETANE, IL VENTENNE EREDE BERLUSCHINO NON E' DA MENO: E' BEN NOTO ALLE SPERICOLATE NOTTI MILANESI LA SUA AMBIZIONE DI DIVENTARE UN MITO DEL RAP, TENDENZA SFERA EBBASTA E TONY EFFE - SUBITO SPEDITO DA MAMMA MARINA A LONDRA, IL DISCOLO NON HA PERSO IL VIZIO DI FOLLEGGIARE: DA MESI FA COPPIA FISSA CON LA CURVACEA GRETA JASMIN EL MOKTADI, IN "ARTE" GRELMOS. PROFESSIONE? CANTANTE, MODELLA E INFLUENCER, NATA A NOVARA MA DI ORIGINI MAROCCHINE (COME LA RUBY DEL NONNO) - IL RAMPOLLO SU INSTAGRAM POSTA FOTO CON LE MANINE SULLE CHIAPPE DELLA RAGAZZA E VIDEO CON SOTTOFONDO DI CANZONI CON RIME TIPO: "GIRO A SANTA COME FA PIER SILVIO, MANCA UN MILIARDINO. ENTRO IN BANCA, MI FANNO L'INCHINO". MA PIER SILVIO È LO ZIO E MARINA E' FURIBONDA... - VIDEO

francesca fialdini mario orfeo

DAGOREPORT: MAI DIRE RAI! – COME MAI “REPUBBLICA” HA INGAGGIATO UNA BATTAGLIA CONTRO L’ARRIVO DI NUNZIA DE GIROLAMO AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI NELLA DOMENICA POMERIGGIO DI RAI1? NON È UN MISTERO CHE IL DIRETTORE, MARIO ORFEO, ANCORA MOLTO INFLUENTE A VIALE MAZZINI, STIMA MOLTO LA FIALDINI (FU LUI A FAVORIRNE L’ASCESA DA DIRETTORE GENERALE) - PER EVITARE IL SILURAMENTO DEL PROGRAMMA DELLA CONDUTTRICE, A LARGO FOCHETTI HANNO MESSO NEL MIRINO PRIMA IL TRASH-SEX SCODELLATO DA NUNZIA COL SUO "CIAO MASCHIO", E POI IL PRESIDENTE RAI AD INTERIM, IL LEGHISTA ANTONIO MARANO, PER UN PRESUNTO CONFLITTO DI INTERESSI - MA L'ORGANIGRAMMA RAI VUOLE CHE IL DIRIGENTE RESPONSABILE DEL DAY-TIME, DA CUI DIPENDE IL PROGRAMMA DELLA FIALDINI, SIA ANGELO MELLONE...

elly schlein friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT - ELLY HA FINALMENTE CAPITO DA CHE PARTE STARE? – IN POCHI HANNO NOTATO UNA IMPORTANTE DICHIARAZIONE DI SCHLEIN SULL’UCRAINA: “SUL TRENO PER KIEV, CON I LEADER DI FRANCIA E GERMANIA, CI SAREI ASSOLUTAMENTE STATA” – LA SEGRETARIA CON UNA FIDANZATA E TRE PASSAPORTI E' PRONTA AD  ABBANDONARE IL PACIFISMO PIÙ OTTUSO PER ADERIRE A UNA LINEA PIÙ REALISTA E PRAGMATICA? – IN CAMPANIA ELLY È VICINA A UN ACCORDO CON DE LUCA SULLE REGIONALI (MEDIATORE IL SINDACO MANFREDI) – OTTIME NOTIZIE DAI SONDAGGI DELLE MARCHE: IL PIDDINO MATTEO RICCI È DATO AL 51%, CONTRO IL 48 DEL MELONIANO ACQUAROLI…

chiocci vespa rossi

FLASH! – IN RAI STA NASCENDO UNA COALIZIONE CONTRARIA AL DINAMISMO POLITICO DI GIANMARCO CHIOCCI, CHE PARLA SPESSO CON ARIANNA E GIORGIA MELONI, DISPENSANDO MOLTI CONSIGLI DELLA GOVERNANCE RAI – IL MOVIMENTISMO DEL DIRETTORE DEL TG1 E DI BRUNO VESPA HANNO GRANDE INFLUENZA SU PALAZZO CHIGI, E I LORO ''SUSSURRI'' FINISCONO PER RIMBALZARE SULL’AD GIAMPAOLO ROSSI, CHE SI TROVA ISOLATO DAI DUE DIOSCURI – E FAZZOLARI? PREFERISCE RESTARE IN DISPARTE E ESERCITARE LA SUA INFLUENZA SUI GIORNALISTI NON ALLINEATI AL GOVERNO MELONI...

giorgia meloni matteo piantedosi ciriani cirielli mantovano santanche lollobrigida

DAGOREPORT - PROMOSSI, BOCCIATI O RIMANDATI: GIORGIA MELONI FA IL PAGELLONE DEI MINISTRI DI FDI – BOCCIATISSIMO MANTOVANO, INADEGUATO PER GESTIRE I RAPPORTI CON IL DEEP STATE (QUIRINALE, SERVIZI, MAGISTRATURA) E DOSSIER IMMIGRAZIONE – RESPINTO URSO, TROPPO COINVOLTO DAL SUO SISTEMA DI POTERE – CADUTO IN DISGRAZIA LOLLOBRIGIDA, CHE HA PERSO NON SOLO ARIANNA MA ANCHE COLDIRETTI, CHE ORA GUARDA A FORZA ITALIA – BOLLINO NERO PER IL DUO CIRIANI-CIRIELLI - DIETRO LA LAVAGNA, LA CALDERONE COL MARITO - NON ARRIVA ALLA SUFFICIENZA IL GAGA' GIULI-VO, MINISTRO (PER MANCANZA DI PROVE) DELLA CULTURA - LA PLURINDAGATA SANTANCHÉ APPESA A LA RUSSA, L'UNICO A CUI PIEGA IL CAPINO LA STATISTA DELLA GARBATELLA – SU 11 MINISTRI, PROMOSSI SOLO IN 5: FITTO, FOTI, CROSETTO, ABODI E…