salvini di maio conte by spinoza

NON DISTURBATE IL MANOVR-ATTORE – COME DAGO-ANTICIPATO, SALVINI HA DECISO DI TRASFORMARSI IN UN MODERATO RESPONSABILE SULLA MANOVRA FINANZIARIA: LE EUROPEE SONO DIETRO L’ANGOLO, LA LEGA VOLA NEI SONDAGGI E IN CASO DI CRISI AVREBBE TUTTO DA PERDERE. DI MAIO HA IL PROBLEMA OPPOSTO: NON DARE L’IMPRESSIONE DI AVER RINUNCIATO AL REDDITO DI CITTADINANZA ALTRIMENTI IL M5S SCOMPARIRÀ

Alessandro Barbera per “la Stampa”

 

SALVINI DI MAIO

Salvini moderato, Di Maio all' attacco. Nel giro di pochi mesi le posizioni all' interno della maggioranza giallo-verde verso l' Europa si sono invertite. Sembra di ieri la polemica sulla nomina dei leader anti-euro Claudio Borghi e Alberto Bagnai alla presidenza di due importanti commissioni parlamentari. Ora Salvini, colui il quale volle quelle nomine, si incarica di rassicurare i mercati e di far scendere in un solo giorno lo spread Btp-Bund da 281 a 265 punti base.

 

Nell' era del consenso liquido accade anche questo. E il consenso sembra la vera ragione della svolta. Il Movimento Cinque Stelle è inchiodato al trenta per cento del 4 marzo, la Lega - partita dal diciassette per cento - grazie alla campagna martellante sul problema migranti è stimata al trentadue, in sorpasso sugli alleati.

 

conte di maio salvini

Salvini deve gestire quel bottino di voti: le elezioni europee sono dietro l' angolo e in caso di crisi finanziaria avrebbe tutto da perdere. Di Maio ha il problema opposto: il decreto dignità non ha portato i risultati sperati e ora ha bisogno di una levata d' ingegno per risalire nei sondaggi. Per l' M5S la legge finanziaria è l' ultima occasione prima di giugno per tornare ad essere competitivi nei confronti dell' alleato di governo.

MATTEO SALVINI TONY BLAIR 1

 

Se dunque Salvini può accontentarsi di una manovra che riduca le tasse ai lavoratori autonomi e permetta agli operai del Nord di andare in pensione un po' prima, Di Maio ha un problema più serio: non dare l' impressione di aver rinunciato alla bandiera del reddito di cittadinanza. Il vertice di oggi fra i due leader, il premier Conte e il ministro del Tesoro Tria dovrà scogliere un nodo squisitamente politico.

 

SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA

L' accordo raggiunto al vertice di agosto prevede di partire da un deficit all' 1,5 per cento, poco più di quanto l' Europa è disposta a concedere in termini di nuova flessibilità.

 

Ciò che interessa di più la Commissione europea è il deficit strutturale, ovvero quello che non tiene conto dell' andamento del ciclo economico e delle misure una tantum. Attorno a questo dettaglio tecnico la maggioranza cercherà di costruire una narrazione di successo nel braccio di ferro, ma quel che conta è altro, ovvero i margini di spesa per la Finanziaria.

LUIGI DI MAIO

 

La politica è anche l' arte del dissimulare: il Movimento Cinque Stelle chiama reddito di cittadinanza ciò che in realtà è l' estensione del reddito di inclusione voluto dal governo Gentiloni.

Stessa cosa vale per la propagandata flat tax: una cosa è introdurre l' aliquota unica su tutti i redditi, altro è farlo per il reddito d' impresa dei lavoratori autonomi. Lo scoglio più difficile sarà il dossier pensioni: in questo caso i giochi di parole sono più difficili.

 

LUIGI DI MAIO A VILLA TAVERNA

Con gli attuali vincoli la famosa «quota cento» (la somma minima di requisiti anagrafici e previdenziali per andare a riposo) è impossibile da ottenere per tutti i lavoratori.

 

Ma anche in questo caso c' è già in campo un' abile compromesso: l' introduzione di nuove regole per le imprese che varano piani di uscita agevolata, da far finanziare almeno in parte dalle stesse imprese.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?