padoan renzi

1. PERIPEZIE E DISAVVENTURE DEL SUPERMINISTRO DELL’ECONOMIA PIER CARLO PADOAN FINITO ALLA DERIVA E CONFINATO NELL’ISOLA DEL “GIGLIO TRAGICO” RENZIANO 2. GRANDE IMBARAZZO IN VIA XX SETTEMBRE PER LE INOPPORTUNE E IMBARAZZANTI CAZZATE A RAFFICA DEL PICCOLO CEASESCU DI RIGNANO SULL’ARNO SULLA TRAGEDIA GRECA. MALUMORI CHE SONO ARRIVATI ALLE ORECCHIE DEL CAPO DELLO STATO MATTARELLA

pier carlo padoan, pierre moscovici e michel sapin 4193e149pier carlo padoan, pierre moscovici e michel sapin 4193e149

DAGOREPORT

 

Al ministero del Tesoro romano di via XX Settembre, a due passi della “Taverna Flavia” dove si riunivano i carbonari del gen. Adinolfi per far fuori il premier “incapace” Enrico Letta, del pensiero illuminato e indipendente di Quintino Sella resta ormai soltanto la vecchia scrivania oggi occupata dall’imbelle Pier Carlo Padoan.

 

L’ex funzionario del Fondo monetario che ogni giorno, raccontano gli addetti ai livori, aspetta da palazzo Chigi il menu delle lottizzazioni cucinate a sua insaputa - di fatto è lui il responsabile -azionista in primis delle nomine negli enti pubblici tramutato in passacarte -, dal trio Luca Lotti, Marco Carrai e Andrea Guerra.

padoan dijsselbloem noonan sapinpadoan dijsselbloem noonan sapin

 

Quest’ultimo è un ex manager di Luxottica cacciato dal saggio e illuminato paron Leonardo Del Vecchio e riciclatosi in fretta e furia nelle vesti di gran consigliore (disinteressato?) del piccolo Ceasescu di Rignano sull’Arno.

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

 

Un superministro dell’economia rimasto prudentemente accorto e defilato durante la crisi Greca per non apparire, è fatto osservare, “da spalla” sciocca e impreparata del presidente del Consiglio.

Quel Renzi ridicolo che un giorno sì e l’altro pure sparava cazzate a raffica, ha indotto Padoan a scegliere un profilo basso per non perdere a Bruxelles sia la faccia sia la sua personale reputazione.


“Ogni volta che Renzi straparlava sulle tragiche vicende greco-europee, a Pier Carlo venivano certi dolorosi stranguglioni allo stomaco che neppure le sconfitte della Roma di Totti all’Olimpico gli procurano”, racconta chi è in confidenza con il responsabile della politica economica e finanziaria dell’Italia.

MASSIMO D ALEMA PIERCARLO PADOAN LUCA DI MONTEZEMOLOMASSIMO D ALEMA PIERCARLO PADOAN LUCA DI MONTEZEMOLO

 

Una situazione di “frustrazione” che lo stesso Padoan, a quanto risulta a Dagospia, avrebbe fatto presente ad alcuni colleghi e pure al capo dello Stato, Sergio Mattarella.

Nulla di nuovo, comunque, per gli uscieri dell’austera sede del Tesoro che ormai ne hanno viste di tutti i colori da quando nel palazzo fatto erigere dal Sella nel 1876, i “politici” sono stati messi al bando.

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

 

Alla vigilia dello scorso Natale qualcuno avrebbe visto varcare il portone dello storico edificio, il neo avvocato del Cavaliere, il professorone Franco Coppi, autore e latore - secondo una nostra fonte certa e autorevole -, di un emendamento “salva Berlusconi” da infilare nel nuovo testo della legge sul falso in bilancio in discussione nell’esecutivo.

Padoan-Varoufakis Padoan-Varoufakis

 

Erano i tempi che al Nazareno Silvio e Matteo filavano d’amore e d’accordo come Berta. E i due non siglavano solo un’intesa sulle Grandi Riforme come andavano spiegando giulivi i giornaloni dei Poteri marciti, confondendoli per due statisti alla De Gasperi nonostante avessero siglato, appunto, un “patto” istituzionale occulto.

 

La notiziola del presunto scambio di piaceri tra il premier e il leader dell’opposizione pluricondannato - rivelata da Dagospia e ripresa con la solita riluttanza dai media -, fu subito smentita dagli interessati. E, sia pure con qualche affanno, anche dall’inquilino di palazzo Chigi che si assunse la responsabilità “politica” di quell’ennesima cazzata politico-istituzionale. Ma togliendo dall’imbarazzo il suo ministro Padoan che prima di quell’incredibile inciucio aveva qualche chanche per andare al Quirinale.

boschi lotti italicumboschi lotti italicum

 

L’onesto e probo Padoan era uno dei “papabili” di Renzi, almeno secondo le voci. Chissà, forse il prode Matteo voleva “sfilarlo” dal Tesoro come aveva già tentato con Letta a palzzo Chigi,  ritenendo Enrico più  adatto all Quirinale che alla guida del governo, come si ascolta nella telefonata intercettata con il gen. Adinolfi.

 

Ecco spiegata allora allo stesso sommo Eugenio Scalfari qual è, al di là dello squallore della vicenda, la brutale dottrina politica renziana. Un premier che “la Repubblica” di Mauro e Sorgenio De Benedetti continuano a omaggiare a spese dei suoi lettori (in fuga).

 

Già, per Matteo se uno è “incapace” di governare il Paese può diventare “ottimo” guida per andare al Quirinale, considerato dal piccolo Ceasescu di Rignano sull’Arno una sorta di bocciofila.

SILVIO BERLUSCONI FRANCO COPPI SILVIO BERLUSCONI FRANCO COPPI

Tant’è, sommo Eugenio.  

 

Negli ultimi vent’anni e dopo la cacciata dell’andreottiano Paolo Cirino Pomicino (Bilancio), è doveroso ricordare pure che al superdicastero economico, ribattezzato Mef per effetto dell’assurdo accorpamento di Finanze-Bilancio-Tesoro, si sono susseguiti soltanto “tecnici” di chiara fama: da Fantozzi a Ciampi; da Padoa-Schioppa a Siniscalco; da Grilli a Saccomanni. E che i professori, con l’eccezione di Giulietto Tremonti che però ancora se ne pente (caso Milanese), hanno lasciato mano libera ai partiti e al premier di turno il disbrigo delle pratiche lottizzatrici. E ai generali delle Fiamme gialle, imperdonabile davvero, la piena gestione della Finanza (e soprattutto delle loro carriere).  

TREMONTI E MILANESE TREMONTI E MILANESE

 

I Signorotti del rigore “Tagli&Tasse” alla Ciampi, insomma, non avevano tempo per distribuire poltrone (o facevano finta di infischiarsene) dovendosi occupare del nostro buco di cassa che impensieriva tanto l’Europa. Una voragine che il diktat imperioso della Merkel, avrebbe provocato la caduta dell’ultimo presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, scelto dopo una tornata elettorale.

 

Poi, il solito Bellanapoli ha agito da monarca assoluto. E, facendo strame della Carta costituzionale e delle prassi parlamentari, ha nominato d’imperio capo del governo Monti, Letta e, prima di congedarsi malamente, il ducetto Matteo di cui, sbagliando clamorosamente, si era invaghito.   

 

Michele AdinolfiMichele Adinolfi

Un’impresa “eroica”, dunque, quella dei supertecnici; dei vari (e avariati) ciampisti e montisti del rigore. Una battaglia fallita, però, clamorosamente. Così, se il debito pubblico oggi ha superato in abbondanza il massimo storico dei duemila miliardi, molto probabilmente il reo dev’essere ancora quello sciupone di politico napoletano Paolo Pomicino. O no? A leggere i giornaloni, che affondano anch’essi nei debiti, sembrerebbe proprio di sì. Tant’è che il nostro deficit resta una calamità nazionale. E nell’Europa dei contabili cinici e bari rischiamo di fare la fine ingrata e umiliante della Grecia.

 

E anche l’ultimo inquilino di via XX settembre, il mite burocrate Pier Carlo Padoan, che un po’ a sorpresa - e se ne conosceranno forse anche le ragioni, fin qui rimaste nascoste – siede sulla poltrona occupata da Fabrizio Saccomanni nel gabinetto dell’”incapace” Letta, non sembra aver messo una pezza sui nostri conti in profondo rosso.

 

Veltroni Giannini Saccomanni Veltroni Giannini Saccomanni

Eppure si tratta di un economista di razza che a Washington, e in nome dell’Italia, ha bazzicato i cervelloni del Fondo monetario internazionale (Fmi). Tant’è che per la sua “promozione” a ministro nel governo Renzi, partorito a quanto pare pure ai tavoli della “Taverna Flavia”, si sono battuti sia l’allora capo dello Stato, Giorgio Napolitano, sia l’ex leader del Pd, Massimo D’Alema.

 

Le cronache di quei giorni raccontano che il ducetto Matteo reclamava un “politico” di sua fiducia in via XX Settembre. E, comunque, lui era fermamente contrario alla riconferma di Fabrizio Saccomanni appoggiato, fino allo scambio dell’ultima ora con il nome del tecnico Padoan, dallo stesso Quirinale. Perché Saccomanni andava immolato?

michele adinolfimichele adinolfi

 

Forse a causa della sua ferma FERMA OPPOSIZIONE alla promozione del gen. Michele Adinolfi (leggi intercettazioni), a gran capo delle Fiamme gialle? Candidatura sponsorizzata altresì dai Fratelloni&Tavernieri del “giglio tragico”.

Ah saperlo!

 

 

 

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)