renzi statua

IL POLTRONIFICIO DI PALAZZO CHIGI: ALLA CORTE DI RENZI UN ESERCITO DI 300 COLLABORATORI E CONSULENTI DI LUSSO CHE CI COSTANO QUASI 10 MILIONI - RISPETTO ALL’ERA DEL GOVERNO LETTA, IL BUDGET È SALITO DI OLTRE 100 MILIONI - E PER FORTUNA CHE RENZI DICE CHE PER RISPARMIARE VUOLE TAGLIARE LE POLTRONE DEI POLITICI

Luca Telese per “La Verità - www.laverita.info”

MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE

Matteo Renzi dice e ripete che per risparmiare vuole «tagliare le poltrone dei politici». Ma purtroppo, con la riforma Boschi, sta provando a tagliare gli stipendi degli eletti (che almeno sono scelti da noi) e intanto aumenta le spese del governo, anche attraverso un esercito di poltroncine per i consulenti (che guarda caso sono scelti da lui e dai suoi uomini).

 

È una pioggia di denaro, con remunerazioni che talvolta arrivano a 150.000 euro annui: è questo il fiume di risorse che scorre da palazzo Chigi alle tasche dei suoi collaboratori. Si tratta di incarichi ben retribuiti alla corte del premier.

 

300 nomi nel bilancio, quasi 10 milioni di spesa, almeno a sommare gli importi rivelati nelle tabelle che la struttura del governo deve obbligatoriamente rendere disponibili (in ottemperanza alle direttive e alle prescrizioni sulla trasparenza nella pubblica amministrazione).

 

Alcuni di questi incarichi - come potete controllare guardando le tabelle che pubblichiamo sono stati incardinati negli anni e preesistono al governo Renzi, ma quasi tutti sono stati inseriti o rinnovati in decreti di nomina approvati e pubblicati da quando è in carica l' attuale esecutivo (che ha giurato il 22 febbraio 2014).

 

renzi affacciato da palazzo chigi con maglietta biancarenzi affacciato da palazzo chigi con maglietta bianca

Se serve una radiografia per capire come si sta evolvendo il potere di Matteo Renzi, non potrebbe esserci documento migliore di quello che La Verità pubblica - oggi e domani - con l' elenco completo dei «collaboratori» assunti da Palazzo Chigi. Li potete scorrere uno a uno per farvi l' idea di chi sono e di quanto prendono. Prima avvertenza: qui non stiamo parlando dei dipendenti di una delle istituzioni più dispendiose di questo Paese (che ovviamente figurano nei costi del personale fisso). Ma di persone che a diverso titolo (e spesso svolgendo funzioni utili) gravano sul bilancio del Palazzo come collaboratori.

 

Quello che è certo quando si parla di Palazzo Chigi - però - è che si tratta di un monte di spesa che mentre nel resto delle istituzioni si taglia, in assoluta controtendenza, continua a crescere. Sono più di 15, infatti, i miliardi spesi - dal 2011 a oggi - per far funzionare il cuore del governo e i suoi dipartimenti. Nel 2013 (ovvero nell' ultimo anno di mandato di Letta) il bilancio consuntivo del governo era stato ridotto a 3,5 miliardi annui, ed è invece risalito con il primo anno di governo Renzi.

 

Un meticoloso studio condotto dal sito Open Polis (a cui faccio riferimento per i dati aggregati) addentrandosi nella giungla delle diverse voci di spesa ha permesso di ricostruire che il bilancio ridotto durante l' era del governo di Enrico Letta (3 miliardi 543 milioni 654.000 euro) è tornato a crescere durante il governo Renzi (3 miliardi 650 milioni 168.000 euro) di oltre 100 milioni di euro (il doppio di quanto si risparmierebbe con il taglio delle retribuzioni dei senatori di Palazzo Madama se vincesse il Sì).

 

In questa torta, nel corso di due anni importanti, il peso degli ingredienti è cambiato in modo sensibile: per esempio, se si studia la principale voce di spesa, la Protezione Civile, secondo la sintesi fornita da Open Polis, è scesa la quota di fondi destinati alla struttura (dal 69,3% dei tempi del governo Letta al 62,18 di quelli di Renzi). Sotto il flusso impetuoso di questa ondata di nuove risorse sono aumentate altre voci di spesa dentro cui - spesso si annida una capacità discrezionale.

MATTEO RENZI NELL UFFICIO DI LETTA A PALAZZO CHIGI MATTEO RENZI NELL UFFICIO DI LETTA A PALAZZO CHIGI

 

Se si scorre il dossier di Open Polis, infatti, si scopre che una delle voci di spesa che è cresciuta di più è il bilancio del segretariato generale, quasi raddoppiato in meno di 24 mesi: è passato da 460 milioni 274.000 euro (nell' era Letta) a 754 milioni 833.000 euro (nell' era Renzi).

 

Cosa c' è dentro questo pozzo di San Patrizio? Di tutto e di più, comprese tante cose belle e utili, che riguardano il cuore della macchina dello Stato, il potere esecutivo. Ma dentro i fondi di Palazzo Chigi ci sono anche leve strategiche per orientare il consenso, come ad esempio i fondi per l' editoria (la terza voce di spesa del bilancio con 221 milioni, il 6% del totale) con cui il dipartimento guidato da Luca Lotti riesce a determinare chi finanziare (e con quanto), lesinando ogni anno le risorse disponibili, aprendo e stringendo i cordoni della borsa e determinando i criteri di ripartizione.

 

La Verità non percepisce un euro di questi fondi, ma molte sono le testate che hanno un «diritto acquisito» ad accedere a questa torta (qui non c' è spazio per scrivere come e perché): anche il solo ritardo strutturale e la lentezza con cui vengono elargiti i rimborsi - in molti casi possono significare vita o morte per un giornale. Ma torniamo ai consulenti.

 

MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE

Le sparate di Renzi sui 300 milioni di euro risparmiati dalle indennità dei senatori si sono infrante sui numeri prodotti dalla Ragioneria dello Stato: «appena» 50 milioni di euro sul bilancio di una struttura che costa l' incredibile cifra di 2,5 miliardi l' anno. Le tabelle che La Verità offre ai suoi lettori dimostrano che dietro la propaganda di facciata il rubinetto della spesa corre impetuoso. Alcuni (pochissimi e virtuosi) consulenti che per scelte personali o incompatibilità varie svolgono il loro mandato «a titolo gratuito». C' è qualcuno che guadagna 4 o 5.000 euro l' anno.

 

Ma subito dopo, addentrandosi in questo labirinto lungo 300 nomi, si scoprono incarichi che sono pesanti come buoni stipendi (da 25 a 60.000 euro) e alcuni mandati che raggiungono remunerazioni che solo alti dirigenti dello Stato riescono a toccare.

 

Sono molti gli incarichi compresi fra gli 85 e i 120.000 euro, qualcuno arriva addirittura a toccare il muro dei 150.000. Si tratta, come la dottoressa Carlotta De Franceschi (che ha intasca questa cifra per lavorare dal 1 settembre 2014 al 31 agosto 2015), di tecnici inseriti nel Nucleo tecnico per il coordinamento della politica economica. Ma anche far parte Del Nucleo tecnico di valutazione e verifica degli investimenti paga molto bene.

Palazzo ChigiPalazzo Chigi

 

E così questi numeri raccontano molto anche sulle geometrie celesti del Palazzo, i pesi e i contrappesi dei poteri della Repubblica, seguono e anticipano il disegno che la riforma Renzi sta cercando di imporre: parlamenti più deboli, senatori non retribuiti, enti locali svuotati di poteri e competenze. Ministeri dai bilanci sforbiciati. Tutto a vantaggio dell' uomo solo al comando: il capo del governo e la sua struttura.

(1. Continua)

Ultimi Dagoreport

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)

benjamin netanyahu giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – CORRI A CASA IN TUTTA FRETTA, C’È UN CAMALEONTE CHE TI ASPETTA: QUELLA SIGNORINA ALLA FIAMMA CHE VUOLE MANTENERE UN RAPPORTO CON L’EUROPA MA NELLO STESSO TEMPO, TEMENDO DI ESSERE SCAVALCATA A DESTRA DA SALVINI, SBATTE GLI OCCHIONI A TRUMP. LA STESSA CHE IMPLORA LA FINE DELLA TRAGEDIA DI GAZA MA L’ITALIA CONTINUA A FORNIRE ARMI A ISRAELE (SECONDO PAESE DOPO GLI USA DOPO LA DECISIONE DI MERZ DI FERMARE L’INVIO DI ARMI A NETANYAHU) - A UNA DOMANDA SULL'EXPORT MILITARE ITALIANO VERSO ISRAELE, CROSETTO IN PARLAMENTO HA DETTO: "ABBIAMO ADOTTATO UN APPROCCIO CAUTO, EQUILIBRATO E PARTICOLARMENTE RESTRITTIVO". RISULTATO? NESSUNO È PIÙ IN GRADO DI SAPERE CON ESATTEZZA COSA L’ITALIA VENDE O ACQUISTA DA ISRAELE – TRA LA DISCORDANZA DELLE DICHIARAZIONI UFFICIALI E LA TRACCIABILITÀ REALE DELLE FORNITURE BELLICHE A NETANYAHU, C’È DI MEZZO LO SPORT PREFERITO DEL GOVERNO MELONI: IL SALTO TRIPLO DELLA VERITÀ… - VIDEO

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)

beppe grillo marco travaglio giuseppe conte elly schlein eugenio giani

DAGOREPORT: IL CONTE TRAVAGLIATO - DI BOTTO, SIAMO RITORNATI AI TEMPI DI BEPPE GRILLO: SULL’OK ALLA CANDIDATURA IN TOSCANA DEL DEM EUGENIO GIANI, CONTE NON TROVA IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA E RICICCIA IL ''REFERENDUM'' ONLINE TRA GLI ISCRITTI, L’UNO VALE UNO, LA “BASE” DA ASCOLTARE - MA L'EX "AVVOCATO DEL POPOLO" NON DOVEVA ESSERE IL LEADER CHE I 5STELLE NON HANNO MAI AVUTO, QUELLO CHE SI IMPONE E TRACCIA LA VIA AL SUO PARTITO? - DATO CHE GIANI, PER VINCERE, PUO' FARE A MENO DEI VOTI 5STELLE, NEL PD S'INCAZZANO CON LA SUBALTERNITÀ A CONTE DI ELLY SCHLEIN CHE HA ACCETTATO E PROMOSSO LA CANDIDATURA DEL 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA: "QUESTI INGRATI È MEGLIO LASCIARLI CHE PRENDERLI" - MA TRA ELLY E PEPPINIELLO, C’È DI MEZZO LA COLONNA DI PIOMBO DI MARCO TRAVAGLIO, CHE DETTA OGNI MATTINA I DIECI COMANDAMENTI DELL'IDEOLOGIA M5S, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" PD-M5S SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL''ARMATA BRANCA-MELONI...