elon musk donald trump marco rubio

QUANTE BOTTE IN TESLA PER ELON! MUSK VIVE TEMPI DIFFICILI: LITIGA COL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO (“NON HO VISTO UN SOLO LICENZIAMENTO, SAI SOLO FARE DISCORSI IN TV”) E ACCUSA QUELLO DEI TRASPORTI, SEAN DUFFY, DI ESSERE "UN BUGIARDO", DEVE FARE I CONTI CON IL COMMISSARIAMENTO DI TRUMP CHE LO INVITA A USARE “IL BISTURI E NON LA SCURE” E CON GLI ATTACCHI AI CONCESSIONARI CHE VENDONO MACCHINE TESLA – DAI SONDAGGI EMERGE CHE IL KETAMINICO È PIÙ IMPOPOLARE DI TRUMP (CHE CRITICA PURE IL SUO LOOK DEFINENDOLO SCIATTO) – DAL CROLLO DI TESLA AL RAZZO ESPLOSO IN VOLO FINO ALLO SMACCO SUBITO DA ALTMAN, SULL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE, IL SOSPETTO E' CHE LA VICINANZA A TRUMP NON SIA UTILE PER GLI AFFARI DEL MUSK-ALZONE CHE ORA SI RITROVA SUL BANCO DEGLI IMPUTATI...

Massimo Gaggi per Corriere.it - Estratti

 

elon musk

Elon Musk all’attacco che prende di petto il ministro degli Esteri, Marco Rubio («non ho visto un solo licenziamento, sai solo fare discorsi in tv») e accusa quello dei Trasporti, Sean Duffy, di essere un bugiardo quando lui racconta che i ragazzini alla guida del Doge, il Dipartimento dell’Efficienza, hanno cercato di licenziare non solo funzionari della Federal Aviation Administration (FAA), ma anche controllori del traffico aereo, essenziali per la sicurezza.

 

Il tycoon di Tesla e SpaceX divenuto il braccio destro di Trump col mandato di rivoluzionare la macchina amministrativa vive improvvisamente tempi difficili: errori del Doge costretto a richiamare in servizio personale appena licenziato, sondaggi dai quali emerge che Musk è ora più impopolare di Trump, democratici che, dal Wisconsin alla Virginia, preparano spot in vista di elezioni locali nei quali ignorano Trump e prendono di mira solo il miliardario della tecnologia. E allora, mentre parlamentari repubblicani fin qui costretti a dirsi entusiasti del Doge, spinti dall’ira di molti loro elettori cominciano a chiedere a Musk spiegazioni delle mosse più spregiudicate, anche i ministri di Trump che per settimane hanno morso il freno, escono allo scoperto.

marco rubio con la croce di cenere in diretta a fox news 5

 

 

 

(…) Musk, arrivato con giacca e cravatta dopo che Trump aveva criticato le sue magliette definendole sciatte, sapeva dei malumori, ma pensava di avere ancora il coltello dalla parte del manico.

 

Ha attaccato subito Rubio che, però, gli ha risposto per le rime, stando alla ricostruzione del New York Times: «I 1500 funzionari che se ne sono andati accettando l’offerta di dimissioni agevolate non sono tagli? Dobbiamo assumerli di nuovo, così puoi fare lo show del licenziamento?». Poi è toccato a Duffy.

 

DONALD TRUMP ELON MUSK JD VANCE

Musk ha attaccato i Trasporti per gli equipaggiamenti elettronici scadenti della Faa, ma il ministro ha subito contrattaccato accusando il Doge di aver tentato di cacciare molti controllori del traffico aereo proprio quando diversi incidenti hanno messo in evidenza che nelle torri di controllo manca personale. «Falso, fai i nomi» ha replicato Musk. Duffy gli ha risposto che non ci sono nomi perché lui ha bloccato i licenziamenti.

 

Quando Doug Collins, segretario dei Veteran Affairs, ha preso la parola per denunciare che i tagli del Doge pesano sul suo ministero e rischiano di provocare interruzioni dell’assistenza prestata a migliaia di ex combattenti, Musk si è ritrovato con le spalle al muro: Trump di certo non lo scaricherà, ma è sempre più chiaro che lo usa per tastare il terreno, per vedere fin dove può spingersi nel suo tentativo di ribaltare le strutture amministrative del governo federale.

ELON MUSK AL CONGRESSO DURANTE IL DISCORSO DI TRUMP

 

 

Il presidente può tenere a bada qualche ministro irritato per le incursioni del Doge che interferisce con le sue competenze. Quando, però, si parla di penalizzazioni dei veterani, che votano in grande maggioranza per lui, o del rischio che i tagli al personale della Social Security provochino disfunzioni e blocchi nella macchina che in 90 anni non ha mai mancato di versare puntualmente la pensione a 73 milioni di americani, Trump cambia registro e impone il contrordine: «Usare il bisturi anziché la scure».

scott bessent 1

 

Anche perché a esprimere rabbia per le incursioni del Doge nei campi di sua competenza è stato anche un ministro assente alla riunione di giovedì ma che è, forse, quello più influente: il titolare del Tesoro, Scott Bessent, impegnato in questi giorni a rassicurare i mercati dopo le cadute della Borsa e del dollaro per i passi falsi del governo Trump.

 

 

MUSK

Massimo Gaggi per corriere.it - Estratti

 

 

A Natale Elon Musk sembrava un master of the universe: grande finanziatore e propagandista della campagna vittoriosa di Donald Trump che lo trattava da copresidente. Incaricato di demolire e ricostruire lo Stato con strutture più leggere ed efficienti, sembrava poter trarre dal suo ruolo politico enormi vantaggi per sé e per le sue aziende: i vecchi avversari di big tech — da Jeff Bezos di Amazon a Sam Altman di OpenAI — lo vezzeggiavano mentre il valore dell’azione Tesla era più che raddoppiato in pochi mesi, fino al picco di 440 dollari. Il momento più inebriante per Elon era arrivato prima, nella serata dell’elezione presidenziale, quando Trump dedicò quasi metà del discorso della vittoria ad elogiare lui e il suo genio industriale.

ELON MUSK DOGE

 

Da allora, però, per l’imprenditore arrivato dal Sudafrica sono cominciati i guai, a cominciare dal crollo del valore della Tesla (ora scesa intorno ai 260 dollari): 

 

 

(...)

 

Poi il sospetto che la vicinanza a Trump non sia poi così utile per sfondare, oltre che nello spazio, sul fronte dell’intelligenza artificiale (AI): il presidente battezza l’alleanza tra OpenAI, Oracle e Softbank. Musk, tagliato fuori, attacca a testa bassa («non hanno i soldi da investire»). Poi il tentativo di comprare OpenAI mettendo sul piatto 97 miliardi di dollari. Doppio smacco: l’implicito riconoscimento che le sue aziende di AI non sono al livello della società di Altman e l’umiliazione sul suo rifiuto condito con battute sarcastiche.

 

elon musk e i soldi

Come capo del Doge, il dipartimento dell’Efficienza, Musk pensa di poter fare sfracelli: recluta ragazzini abilissimi in campo digitale e lancia fulminee campagne di licenziamenti: «È un’occasione unica per cambiare tutto, ora o mai più» confida ai suoi fedelissimi. L’America osserva costernata, i ministri subiscono le incursioni di Elon senza poter dire molto perché Trump lo appoggia e, anzi, lo spinge a essere più duro. Ma Musk si muove senza alcuna cautela politica, licenzia personale essenziale in vari settori cruciali — sanità, sicurezza nucleare, trasporto aereo, veterani — salvo essere costretto a precipitose marce indietro.

ELON MUSK COME EDWARD MANI DI FORBICE

 

Alla fine Trump ridà pieni poteri ai ministri con una mossa che sembra marginalizzarlo dopo una riunione di governo a porte chiuse nella quale Musk si ritrova sul banco degli imputati.

 

Poi, nella notte, l’ultima disavventura: come già accaduto un mese fa, un’altra astronave Starship esplode pochi minuti dopo il lancio in cima a un missile Super Heavy. Smacco industriale e anche regolamentare: la Faa, l’agenzia per la sicurezza aerea, odiata da Musk perché impone vincoli alla sua SpaceX, è costretta a bloccare il traffico aereo in una vasta area e a chiudere gli aeroporti della Florida per i rischi connessi alla caduta dei detriti dell’astronave. Seguiranno nuove ispezioni e altri vincoli. 

 

proteste negli stati uniti contro donald trump ed elon musk 13proteste contro donald trump ed elon musk 7sean duffyproteste negli stati uniti contro donald trump ed elon musk 17donald trumpelon musk al congresso durante il discorso di trump

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?