INDIETRO, MIO PRODI - IL PROFESSORE, DOPO IL BECERO IMPALLINAMENTO AL COLLE E LO SCANDALO DELLE TESSERE TAROCCATE, NON RINNOVA L’ISCRIZIONE AL PD

Silvia Bignami per "la Repubblica"

Al suo circolo di via Orfeo non lo vedono da mesi e la sua tessera resta chiusa in un cassetto. Romano Prodi non ha alcuna intenzione di tornare a iscriversi al Pd, un partito colpito al cuore in queste ore da un tesseramento gonfiato che è solo «il nostro ennesimo suicidio di massa», dice la prodiana Sandra Zampa.

Disilluso sui destini del Pd, il Professore tradito sulla via del Quirinale da 101 franchi tiratori osserva da lontano, anche se non esclude ancora del tutto di andare a votare alle primarie dell'8 dicembre, aperte ai non iscritti. Ne ha parlato coi suoi collaboratori, e la scelta se recarsi o meno ai seggi la prenderà probabilmente all'ultimo, guardando unicamente ai due candidati "giovani" alla segreteria: Matteo Renzi e Pippo Civati.

A loro va l'ultimo residuo di simpatia il partito che ha contribuito a fondare. Di certo, assicura chi gli è vicino, la preferenza di Prodi non andrebbe mai a Gianni Cuperlo. Troppo opprimente dietro l'ex leader Fgci l'ombra di Franco Marini, di Beppe Fioroni e soprattutto di Massimo D'Alema, dal quale lo dividono vecchi e nuovi rancori. I più recenti risalgono ad aprile, alla sua elezione mancata a presidente della Repubblica.

Un travaglio narrato dalla Zampa nel suo libro appena uscito "Quei tre giorni che sconvolsero il Pd". Per non parlare della lite mezzo stampa tra Prodi e D'Alema per quella telefonata, prima del voto in Parlamento, dalla quale l'ex premier assicura d'aver capito che non sarebbe mai stato eletto. Tutto smentito a più riprese da D'Alema - «un'idiozia pensare che ci fossi io dietro i 101» disse proprio a Bologna - ma non basta a sciogliere la diffidenza.

Se Prodi si recherà ai gazebo quindi, sarà per Renzi o per Civati. Tutta la famiglia Prodi è a questo bivio, chi pende da una parte chi dall'altra. Il figlio Giorgio Prodi, del resto, all'indomani del dramma del Quirinale partecipò alle riunioni dei giovani di ResetPd (che volevano "resettare" il partito dai vecchi dirigenti e che oggi si dividono proprio tra i due "giovani" candidati alla segreteria) e disse: «Qui c'è il vero Pd». Il deputato Sandro Gozi ha già scelto Renzi.

La Zampa una parola definitiva ancora non l'ha pronunciata. Nel frattempo il Professore si tiene ben lontano dal Pd. Non si iscrive. Non ne parla. Non commenta nemmeno il boom delle tessere, in vista della prima fase locale dei congressi, quella che precede le primarie aperte dell'8 dicembre. Ne parla eccome, invece, la segretaria del sezione Pd di Prodi, a pochi passi da via Gerusalemme: Cecilia Alessandrini, che scrisse invano una lettera a Prodi per convincerlo a iscriversi di nuovo, e che ha già scelto Civati.

«Ero contraria fin dall'inizio a tenere aperto il tesseramento a votazioni in corso. Era chiaro che così sarebbe finita nel caos, e se lo capisco io che sono una semplice segretaria di circolo, vuol dire che a Roma sapevano benissimo come sarebbe andata». Parole che la Alessandrini ha ripetuto anche ai militanti, in assemblea. «Il fatto è che qui a Bologna non succede nulla di grave - spiega - qui se arriva un pullman con 50 cinesi pronti a prendere la tessera, i miei iscritti li vedono subito, e li menano. Ma altrove sono accaduti fatti gravissimi, che gettano altro discredito sul partito».

Tranchant la Zampa, che vede nel tesseramento selvaggio un altro passo verso il baratro: «Un ulteriore tradimento del nostro popolo. Chi lo ha compiuto vuole male al Pd e lavora per la sua fine». E una vicenda «penosa» quella del boom di iscrizioni sospette, anche secondo Mario Oliva, il nuovo segretario del circolo Bolognina, la storica sezione della "Svolta" di Achille Occhetto, che archiviò il Pci.

Storia strana la sua: unico renziano in un circolo dominato da Cuperlo e Civati, eppure eletto segretario all'unanimità dai «compagni». Forse per questo è l'unico a metterci un po' di speranza: «Spero che l'elezione di un renziano alla Bolognina sia di buon auspicio, perché il Pd finalmente cambi».

 

VLADIMIR PUTIN E ROMANO PRODIROMANO PRODI jpegBEPPE GRILLO E ROMANO PRODI ROMANO PRODI ROMANO PRODI

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO