1. SALVARE LA CAPRA DI ALFANO E I CAVOLI DEL BANANA? STAVOLTA RENZI DOVRÀ PER FORZA FREGARE QUALCUNO. DA SEMPRE, L’APPROVAZIONE DI UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE CONDUCE RAPIDAMENTE I PARTITI A ELEZIONI ANTICIPATE. GLI ALFANOIDI HANNO UN TERRORE FOTTUTO DELLE URNE, MA POSSONO RICATTARE IL GOVERNO AL SENATO 2. IL BANANA SA CHE TRA QUALCHE MESE, CON L’AFFIDAMENTO IN PROVA AI SERVIZI SOCIALI, ENTRERÀ IN UN CONO D’OMBRA DIFFICILE DA GESTIRE ANCHE PSICOLOGICAMENTE 3. IL PREGIUDICATO DI ARCORE HA PAURA CHE PITTIBIMBO SI RIMANGI LA PAROLA DATA E FA CIRCOLARE LA MINACCIA DI RENDERE PUBBLICHE LE INTESE DEL NAZARENO. C’È QUALCOSA CHE NON SAPPIAMO, DEL PATTO RENZI-BERLUSCONI? RASSICURAZIONE SULLE TV DEL CAVALIERE? UNA POSSIBILE “RUOTA DI SCORTA” PARLAMENTARE IN CASO DI RICATTI ALFANOIDI AL SENATO? MAGARI UN ACCORDO SULLE NOMINE IN ENEL, ENI, POSTE E TERNA?

a cura di colinward@autistici.org (Special Guest: Pippo il Patriota)

1 - AVVISI AI NAVIGATI
Salvare la capra di Alfano e i cavoli di Berlusconi. Si ha un bel dire che la politica è l'arte della mediazione. E' anche l'arte del tradimento. Sull'Italicum il barcaiolo Renzie dovrà per forza fregare qualcuno. Da sempre, l'approvazione di una nuova legge elettorale conduce rapidamente i partiti a elezioni anticipate. Gli alfanoidi hanno un terrore fottuto delle urne, ma possono ricattare il governo al Senato.

Il Banana sa che tra qualche mese, con l'affidamento in prova ai servizi sociali, entrerà in un cono d'ombra difficile da gestire anche psicologicamente. Teme tempi lunghi e imboscate. Ha paura che Pittibimbo si rimangi la parola data e fa circolare la minaccia di rendere pubbliche le intese del Nazareno.

C'è qualcosa che non sappiamo, del patto Renzi-Berlusconi? Sì, c'è evidentemente qualcosa che non sappiamo e potrebbe andare da una qualche rassicurazione sulle tv del Cavaliere a una possibile "ruota di scorta" parlamentare in caso di ricatti alfanoidi, passando magari per un accordo sulle nomine nelle varie Enel, Eni, Finmeccanica, Poste e Terna.

In attesa di scoprirlo - al minimo intoppo, come sempre, voleranno le ciabatte - resta l'incredibile spettacolo di una minoranza bersaniana e dalemiana che gioca di sponda con gli Schifani e i Quagliarielli. Poi si stupiscono che Renzie sale nei sondaggi.

2 - LA BELLA POLITICA
Stendiamo un velo pietoso sul caso Gentile, che ovviamente ha voluto l'onore delle armi, e sul fatto che le sue dimissioni siano state ottenute non direttamente da Renzie, ma da Alfanayev. In ossequio alla regola seconda la quale da noi non esistono le istituzioni, ma le bande con relativi capi e rapporti di tipo feudale. Restano comunque cinque indagati al governo: quattro sottosegretari del Pd e il ministro Lupi. Si sapeva anche prima; auguri.

E passiamo alla vera ciccia. Per la Stampa, "Legge elettorale, rischio crac. Colloquio premier-Verdini-Letta". Come tutto passa e tutto ritorna, in Italia. Adesso abbiamo di nuovo il dubbio di quale Letta sia. Comunque ieri era lo zio Gianni. "A un passo dalla rottura il patto tra Renzi e Berlusconi". "La doppia maggioranza adesso vacilla. Il primo ministro in queste ore si riavvicina ad Alfano" (p. 7).

La Repubblica dei renziani (p. 6) prova a infondere coraggio: "Italicum, Renzi stretto tra Fi e Alfano.'Ancora ostacoli, ma l'intesa è vicina'. Emendamento del Pd D'Attorre che esclude il Senato dall'applicazione. Ok di Quagliariello". Ma l'intesa di chi? Degli altri?
Sul Corriere, retroscena assai istruttivo di Francesco Verderami: "Il fastidio di Berlusconi che teme il doppio gioco: impegni non mantenuti. L'ex premier chiede conto anche della Rai. La minaccia di rendere pubblico il patto" (p. 9).

Ah sì? E di che si tratta. Intanto il Corriere racconta che a Gianni Letta è stato affidato il compito "di sondare il capo del governo anche su temi come la Rai e la struttura che alle Comunicazioni fino alla scorsa settimana ha assistito il lavoro di Catricalà". E poi "l'ex premier contesta anche alcune scelte assunte dal premier sul ministero della Giustizia". Quali? Non è dato sapere, ma chi deve capire oggi capirà.

Il Giornale intestato a Paolino Berluschino non ci sta e titola a tutta prima: "Renzi sotto ricatto. Premier assediato per annullare l'accordo con Forza Italia. Si dimette Gentile: scambio di prigionieri?". E dentro aggiunge: "Il finto sacrificio di Alfano, già pronto a incassare. Il leader Ncd chiederà contropartite sulla legge elettorale" (p. 2). E poi parla di "luna di miele finita" e "Cav deluso da Matteo" (p. 5).

3 - PER PITTIBIMBO GLI ESAMI SONO APPENA COMINCIATI
"Alla prima uscita internazionale, il governo di Matteo Renzi accusa qualche impaccio. Nulla di grave o di drammatico. Più frutto di approssimazioni giornalistiche, che di vera sostanza diplomatica. Ma un piccolo affanno è stato intravisto nella precisazione, con cui ieri pomeriggio Palazzo Chigi ha voluto ribadire che l'Italia ‘è e resta totalmente in linea con gli altri Paesi occidentali' sulla posizione da tenere nei confronti della Russia".

Il Corriere della Sera (p. 5) imbastisce tutto un pezzo per far capire quanto è inesperto in politica estera il governo. Scrive nel titolo che "Renzi corregge il tiro" e poi si scopre che il problema sarebbe un'agenzia di stampa sbagliata. L'importante, comunque, è salire in cattedra e dispensare consigli al Principe. Esattamente ciò che ci si aspetta da un giornale, no?

4 - DIO C'E'. I MERCATI ANCHE
"Putin sottovaluta i mercati. La banca centrale alza i tassi. Crolla il rublo e trascina al ribasso anche le Borse europee. L'economia è il vero tallone d'Achille del Paese" (Corriere, p. 6). Allarme rosso anche su Repubblica: "Venti di guerra sui mercati. Giù le Borse, rublo a picco. I timori delle banche. Impennata di gas, petrolio e grano" (p. 15).
Si sa, i mercati oggi sono "interdipendenti e globalizzati". E' la famosa zucchina globale. Quella che domani qualcuno tenterà di vendervi al doppio del prezzo con la scusa che "C'è l'Ucraina".

5 - ULTIME DAL MOVIMENTO CINQUE ESPELLE
E ora tocca al sindaco di Parma. "No Tav, Grillo condannato. E apre un nuovo fronte: la scomunica per Pizzarotti. Al leader 4 mesi per violazione dei sigilli. Lui scrive ai suoi sostenitori: non mi arrendo. Intervento via Twitter contro un evento organizzato dal sindaco di Parma" (Corriere, p. 13). Alla fine, a parte Grillomao e Casaleggio, in quanti rimarranno?

6 - IL CELESTE VA A PROCESSO (MA HA L'IMMUNITA')
L'alfanoide Formigoni finisce sotto processo per corruzione. "Il giudice: l'ex presidente lombardo ha promosso l'associazione a delinquere. Per l'accusa le vacanze e gli altri omaggi nascondevano favori al San Raffaele e alla Maugeri. La difesa dei legali: ‘Una forzatura del buon senso, delle prove e del diritto che non ci sorprende'. L'ex governatore: ‘A Milano quando la Procura chiede il rinvio a giudizio, arriva" (Corriere, p. 23). Ma Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella oggi ricordano a Formigoni che se non avesse buttato tutte le ricevute dei rimborsi delle spese anticipate dal suo amico Pier Angelo Daccò magari avrebbe evitato di finire a giudizio.

Su Repubblica, Liana Milella sfida il Celeste: dice che è innocente? "Lasci Palazzo Madama, corra a Milano, cerchi con affanno le carte per dimostrare che non ha amministrato la sanità in Lombardia badando non alla salute della gente, ma a cosa gliene tornava in tasca" (p. 9).

Favolosa l'inversione di marcia del Giornale, che lascia il garantismo peloso e si siede in poltrona con i pop corn: "I guai del governo. Alfaniani in difficoltà. Tegola dai giudici di Milano: Formigoni sarà processato. Il senatore Ncd a giudizio nell'inchiesta su sanità lombarda e fondi neri della fondazione Maugeri. L'accusa dei pm all'ex governatore: ‘Favori in cambio di doni, yacht e vacanze" (p. 4).

7 - SORGENIA, L'ENERGIA CHE TI SBANCA
Fumata nera, ieri, dall'incontro tra Cir e banche creditrici sul salvataggio di Sorgenia. Corriere delle banche: "Cir e banche distanti, resta il nodo governance. Ieri vertice con i creditori del gruppo elettrico. La holding dei De Benedetti vuole mantenere la gestione. L'aumento di capitale porterebbe gli istituti in maggioranza. Gdf Suez muove su Tirreno Power" (p. 35).

Il Giornale di Berlusconi, che per Mondadori ha dovuto girare alla Cir una somma che farebbe assai comodo a Sorgenia, la mette così: "Sorgenia, De Benedetti all'angolo. Le banche in pressing: il gruppo Cir faccia la sua parte o verrà estromesso dal capitale" (p. 22).

8 - A SIENA E' TUTTO UN'INCHIESTA
Per la serie "meglio tardi che mai", "L'inchiesta Montepaschi si sposta sui controllori. Sentiti l'ex ministro Tremonti e il dg dell'Abi Santini sul dissesto della Fondazione. Un incontro al Tesoro nell'aprile 2011 diede il via libera al maxi-debito dell'ente" (Stampa, p. 21). Ma intanto il Sole 24 Ore scrive che la Fondazione "chiederà danni per 750 milioni" agli ex vertici e agli advisor della banca (p. 23). Insomma, tutti contro tutti, tanto per cambiare.

9 - MA FACCE RIDE!
"Garanzie da Lupi sull'Expo2015: ‘L'esecutivo non farà passi indietro'" (Stampa, p. 19). Il problema, caro Mister Comunione & Fatturazione, è fare passi avanti.

10 - SOTTO-MARINO SI VENDICA DI CALTA-RICCONE SU ACEA?
Stufo di essere menato tutti i santi giorni dal Messaggero, il sindaco marziano di Roma passa al contrattacco, come racconta lo stesso quotidiano di Calta-riccone: "Marino all'attacco del cda di Acea. Lettera del sindaco, chiesto il cambio della governance". In vista dell'assemblea di bilancio, Ignazio Marino vuole anche un'assemblea straordinaria per la riduzione dei membri del cda, per la nomina di nuovi vertici e per la determinazione dei loro compensi (p. 19). Il giornale del maggior azionista privato di Acea passa quindi a elencare tutte le benemerenze del management attuale, citando un congruo numero di studi e di analisi "indipendenti" assai favorevoli.

11 - VIENI AVANTI, CREATIVO
Titolo della Stampa dalle sfilate di Parigi: "Arrivano le giovani signore che non devono chiedere mai" (p. 18). Hanno già tutte le carte di credito delle quali possono aver bisogno nella borsetta.

 

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